"Irene
Grandi & Stefano Bollani" di Irene Grandi e Stefano Bollani
Esce
l’atteso album del duo, uno dei progetti più attesi dell’autunno 2012
di Claudia
Cefalo
In un tempo molto difficile per la discografia, ecco
spuntare da un pianoforte e da una voce un barlume di speranza. Si tratta di
Irene Grandi & Stefano Bollani, amici da una vita e ora protagonisti di un
gustosissimo, omonimo, album che esce oggi, il 23 ottobre, per Carosello
Records.
Assomigliano a una serie di piccoli atti unici queste
tredici tracce registrate in appena dieci giorni. Tredici piccoli capolavori,
di cui undici cover e due inediti, da “buona la prima” che ripercorrono la
storia di un’amicizia, che poco ha a che fare con i meccanismi dello show
business. Metti l’estro di un musicista straordinario come Bollani e la voce
calda e graffiante di Irene Grandi, finalmente convertita a un genere che
sicuramente più la valorizza, e otterrai un prodotto di qualità, come ne
mancavano da un po’ nel mercato discografico.
Con un’introduzione quasi “cinematografica”, il disco
si apre con una insolita, quanto inaspettata, Viva la pappa col pomodoro
arrangiata ironicamente a metà strada tra la canzone patriottica e il café
chantant. Impregnano il disco anche
profumi brasiliani, emanati da Olhos nos
olhos di Chico Buarque, per la prima volta tradotta in italiano, solo nella
seconda parte e con ottimi risultati; da Roda viva, omaggio a Elis Regina e Tom
Jobin e alla loro Agua de março; e dalla splendida e sospesa Medo de
amar di Vinicius de Moraes.
Fanno parte del disco alcuni celebri standard come Dream
a little dream of me, che viene sussurrata come un segreto, a fior di labbra,
come in un night di New York. Altra piccola meraviglia è la cover di Costruire,
che viene spogliata, conservandone la bellezza e la profondità del testo di
Niccolò Fabi. Degno di nota l’inedito Come non mi hai visto mai, scritto
da Cristina Donà e Saverio Lanza. L’album fa risplendere tanto il garbo lirico
di Bollani, quanto l’anima “blue” di Irene Grandi, come nella cover di A me
me piace ‘o blues di Pino Daniele, che riporta i due artisti alle origini,
ai tempi de “La Forma”, il gruppo nel quale suonavano soul e pop negli anni
’90, o come in No surprises dei Radiohead, nella quale la voce di Irene
Grandi si dispiega in un canto leggero e, al tempo stesso quasi sofferto,
risultato – si sente – di un gran lavoro sulla vocalità.
Tutti gli arrangiamenti condividono un intuito e una
padronanza delle possibilità espressive del mezzo musicale davvero lodevoli,
che mai trasfigurano gli originali, piuttosto conferendo loro una sorta di
valore aggiunto. Voto 10.
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