mercoledì 31 ottobre 2012

Gianluigi Nuzzi: Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI / 7


San Raffaele, entra in scena Corrado Passera

Rimanere o uscire di scena? Anche quest’ultima strada comporta dei rischi. Il Santo Padre finisce così al centro di pressioni opposte. A padre Georg Gänswein, Gotti Tedeschi invia alcuni memo di aggiornamento sulla complicata situazione. Il 15 settembre il presidente dello Ior prospetta al pontefice le perplessità delle banche a una fuoriuscita del Vaticano. In gioco ci sono centinaia di milioni di euro.
Si muove, in particolare, la prima banca italiana, Intesa Sanpaolo, che vanta 120 milioni di crediti. Gotti Tedeschi incontra l’amministratore delegato Corrado Passera, che due mesi dopo diventerà vice del premier Mario Monti, e subito riferisce con toni allarmati al pontefice tramite il segretario:

Memo riservato e confidenziale. Progetto San Raffaele – Aggiornamento 15 novembre 2011. Vorrei evidenziare una nuova, e ancor più complessa preoccupazione, riferita all’immagine della Santa Sede,
conseguente all’evoluzione del progetto San Raffaele. Il problema che mi preoccupa è riferito al «sospetto» di potenziale disimpegno nell’azionariato del San Raffaele da parte della Santa Sede. Detto sospetto si sta materializzando presso più parti coinvolte indirettamente nel progetto. L’ipotesi di disimpegno sta suscitando perplessità e preoccupazione presso dette parti coinvolte nel progetto (medici, docenti, banche) che stanno iniziando a chiedere spiegazioni (per ora riservatamente e informalmente). La preoccupazione più evidente sta nel fatto che la Santa Sede stia (per questioni  «morali» o altro) permettendo, o facilitando, al socio privato di assumere una posizione di controllo. Detto sospetto potrebbe essere stato alimentato da vari fatti. Ipotizzo che possano essere fatti conseguenti alle dimissioni dei due consiglieri della Fondazione (prof. Clementi e Pini) nonché da visite, e discussioni, fatte da un rappresentante della Santa Sede (Profiti) e dal socio privato (Malacalza) a più interlocutori, tra cui l’arcivescovo di Milano e l’amministratore delegato di Banca Intesa, Passera.
La mia percezione (ex conversazioni con i due primari e con l’amministratore delegato di Banca Intesa) è che il disimpegno della Santa Sede risulterà sgradito. Mi preoccupa anche il fatto che non sia stata data attenzione a questa percezione, che sia stata sottovalutata o non sia stata condivisa. Il nostro rischio è di apparire come chi ha coperto temporaneamente il progetto privato, illudendo gli organi della procedura e tutte le parti che a trattare fosse di fatto la Santa Sede, in primis, e creando in tal modo aspettative strategiche e operative per il futuro del San Raffaele ben diverse dalla realtà successiva possibile. Credo sia indispensabile riflettere sulla posizione ufficiale da mantenere con opportuna trasparenza. Credo non possano essere sottovalutati i rischi di immagine conseguenti ad un disimpegno lasciato a gestire a terzi […], e non deciso e controllato direttamente, che potrebbe essere considerato pericolosamente mancanza di trasparenza.

La posizione di Scola gioca un effetto domino su tutta la partita. Padre Georg si ritrova saldo e valido alleato del nuovo arcivescovo di Milano. Bisogna mandare il progetto San Raffaele su un binario morto. I sostenitori, seppur pressati dal sistema bancario che vede nel Vaticano un ottimo pagatore, finiscono in minoranza. A Benedetto XVI arrivano anche i conti veri degli altri ospedali e capisce bene che la creazione di un polo medico rimane un sogno affascinante ma del tutto irrealizzabile. Almeno oggi. A gennaio lo Ior e il socio Malacalza non esercitano l’opzione sul San Raffaele, che finisce per 405 milioni al gruppo ospedaliero di Giuseppe Rotelli. 

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