San Raffaele, entra in scena Corrado
Passera
Rimanere
o uscire di scena? Anche quest’ultima strada comporta dei rischi. Il Santo
Padre finisce così al centro di pressioni opposte. A padre Georg Gänswein,
Gotti Tedeschi invia alcuni memo di aggiornamento sulla complicata situazione.
Il 15 settembre il presidente dello Ior prospetta al pontefice le perplessità
delle banche a una fuoriuscita del Vaticano. In gioco ci sono centinaia di
milioni di euro.
Si
muove, in particolare, la prima banca italiana, Intesa Sanpaolo, che vanta 120
milioni di crediti. Gotti Tedeschi incontra l’amministratore delegato Corrado
Passera, che due mesi dopo diventerà vice del premier Mario Monti, e subito
riferisce con toni allarmati al pontefice tramite il segretario:
Memo
riservato e confidenziale. Progetto San Raffaele – Aggiornamento 15 novembre
2011. Vorrei evidenziare una nuova, e ancor più complessa preoccupazione,
riferita all’immagine della Santa Sede,
conseguente all’evoluzione del progetto
San Raffaele. Il problema che mi preoccupa è riferito al «sospetto» di
potenziale disimpegno nell’azionariato del San Raffaele da parte della Santa
Sede. Detto sospetto si sta materializzando presso più parti coinvolte indirettamente
nel progetto. L’ipotesi di disimpegno sta suscitando perplessità e
preoccupazione presso dette parti coinvolte nel progetto (medici, docenti,
banche) che stanno iniziando a chiedere spiegazioni (per ora riservatamente e
informalmente). La preoccupazione più evidente sta nel fatto che la Santa Sede
stia (per questioni «morali» o altro)
permettendo, o facilitando, al socio privato di assumere una posizione di
controllo. Detto sospetto potrebbe essere stato alimentato da vari fatti.
Ipotizzo che possano essere fatti conseguenti alle dimissioni dei due
consiglieri della Fondazione (prof. Clementi e Pini) nonché da visite, e
discussioni, fatte da un rappresentante della Santa Sede (Profiti) e dal socio
privato (Malacalza) a più interlocutori, tra cui l’arcivescovo di Milano e
l’amministratore delegato di Banca Intesa, Passera.
La
mia percezione (ex conversazioni con i due primari e con l’amministratore
delegato di Banca Intesa) è che il disimpegno della Santa Sede risulterà sgradito.
Mi preoccupa anche il fatto che non sia stata data attenzione a questa
percezione, che sia stata sottovalutata o non sia stata condivisa. Il nostro
rischio è di apparire come chi ha coperto temporaneamente il progetto privato,
illudendo gli organi della procedura e tutte le parti che a trattare fosse di
fatto la Santa Sede, in primis, e creando in tal modo aspettative strategiche e
operative per il futuro del San Raffaele ben diverse dalla realtà successiva
possibile. Credo sia indispensabile riflettere sulla posizione ufficiale da
mantenere con opportuna trasparenza. Credo non possano essere sottovalutati i
rischi di immagine conseguenti ad un disimpegno lasciato a gestire a terzi […],
e non deciso e controllato direttamente, che potrebbe essere considerato
pericolosamente mancanza di trasparenza.
La
posizione di Scola gioca un effetto domino su tutta la partita. Padre Georg si
ritrova saldo e valido alleato del nuovo arcivescovo di Milano. Bisogna mandare
il progetto San Raffaele su un binario morto. I sostenitori, seppur pressati
dal sistema bancario che vede nel Vaticano un ottimo pagatore, finiscono in
minoranza. A Benedetto XVI arrivano anche i conti veri degli altri ospedali e
capisce bene che la creazione di un polo medico rimane un sogno affascinante ma
del tutto irrealizzabile. Almeno oggi. A gennaio lo Ior e il socio Malacalza
non esercitano l’opzione sul San Raffaele, che finisce per 405 milioni al
gruppo ospedaliero di Giuseppe Rotelli.
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