da:
Il Fatto Quotidiano
Milioni di spettatori per
gli ex “piccoli”
di
Carlo Tecce
Ah, che ridere. Ecco, guarda la
professionista che spennella mascara e cipria di marche pregiate oppure, per
risparmiare, prepara un intruglio fatto in casa e forma donne sformate. Ecco,
guarda le vetrine di Kleinfeld Bridal, il negozio di abiti più grande per le
taglie più grandi: esclusivo ritrovo, o rifugio o supplizio, per le spose di
misura XXL per un matrimonio infinito. Molta stoffa, molto tessuto. Ecco,
guarda Alessandro Borghese, Riccardo Vanetti e Chiara Tonelli che preparano la
cena, intrattengono gli ospiti, distribuiscono colori e sapori per quelle
serate che non dimentichi perché non conosci. Peccato, la fortuna o la sfortuna
si nascondono dietro le telecamere. E noi le guardiamo. Ah, che ridere. Real
Time offre schifezze, sconcezze e buffonate che appassionano un pubblico che si
specchia, non riflette l’immagine, però si diverte. E non molla il canale che
svetta tra i nanetti all’ombra di Mediaset, Rai. La7 e Sky.
Cifre
non pazzesche, ma curiose, e tanto curiose: 1,5 punti di
share e 156 mila telespettatori in media, e oltre 6 milioni di contatti.
Avanti, pensate: io seguo Real Time, un mio amico, un mio parente, un mio
simile, umano? Forse sì, forse no. Non avrete un pensiero avvolgente. Non è la
stessa cosa. Non è il telegiornale istituzionale né la serie televisiva
incartapecorita. Rum per lo stomaco vuoto: puntate di “malattie imbarazzanti” o
“non sapevo di essere incinta”. E pluff,
il pargolo sbuca in bagno o in salotto, e la mamma non sospettava di nulla.
Sempre il podio, secondo posto, c’è il fratello Dmax per uomini che sgranocchiano patatine e
ingoiano birra mentre
la natura scatena il male, tornado, alluvioni, tifoni. E motori, marmitte, olio
denso e mani ruvide. Dmax è il piccino di famiglia, possiede metà patrimonio di
Real Time. Ma l’americana Discovery
può esultare per i successi italiani. Medaglia di bronzo per Giallo. Che non richiede spiegazioni: è
giovane, qualche mese di esperienza, due milioni di contatti, e le migliori
teche per gli appassionati di inseguimenti, processi irrisolti, assassini
introvabili.
L’editore di chiama Switchover Media, società tricolore che, tra i primi trenta
nanetti, piazza i cartoni animati di Frisbee
e K2 Kids più di documentari di Focus. Attenzione, però: in quarta
fila, per i bambini, Cartoonito di Boing
è un classico, un’apripista, anzi un totem.
Più
giù, le cifre si fanno minuscole, insensibili per gli
investitori pubblicitari. In coda, scopriamo Sportitalia e le prime emittenti locali come Telelombardia e Telenorba,
abbastanza distanti da Italia 7 Gold che rumina calcio con l’interista Elio
Corno e il milanista Tiziano Crudeli. Parlano tanto. A Tv2000 pregano. E’ il mezzo televisivo dei Vescovi italiani, e l’Auditel
confessa che sì, funziona. Appena fuori i trenta nanetti, in potenziale ascesa,
scalpita Padre Pio Tv con 8 mila utenti in media. La musica, certo: Radio
Italia, Rtl television. E la moda lascia un segnetto: la casa di produzione Magnolia tenta l’impresa con Poker Italia 24. Osservare chi gioca a
carte è un contrappasso storico. La tradizione paesana che viene irradiata in
televisione. In provincia, capannelli di giovani e anziani assistono palpitanti
a interminabili tressette o briscole, qui girano soldi e assi. Ora va a cercare una
definizione per il pubblico che diserta, spesso e sempre, le facili attrazioni
di Mediaset, Rai, La7 e Sky. Facile perché più prevedibile. Se non proprio
italiana, almeno italoamericana. I nanetti,
furbi, servono piatti a volte assurdi a volte geniali. Creano nicchie, e desiderano abitudini. L’Auditel è una variabile violenta
per chi professa un televisione romantica. Non gentile, ma d’impatto. Voi avete
mai immaginato che si può partorire senza saperlo? Ah, che ridere.
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