da:
Il Fatto Quotidiano
Diffamazione, emendamento Pdl vieta di
parlare male della Casta
Dal senatore Malan una norma per
inasprire le sanzioni per chi offenda "corpo politico, giudiziario o
amministrativo" con attribuzioni di "spese folli, inefficienze non
sussistenti o paragoni falsi"
Non
bastavano le maxi multe, non bastava la norma per imbavagliare gli editori, ora
nel disegno di legge Salva Sallusti che riforma il reato di diffamazione spunta
un emendamento firmato dal Pdl Lucio Malan che punta a tutelare ‘la casta’
politica e istituzionale dalla pubblicazione di articoli che rivelino spese
folli, come quelle, ad esempio, per i festini dei consiglieri regionali del
Lazio o mega stipendi di chi riveste un ruolo pubblico ma che non sono
esattamente conteggiabili perché magari frutto di cumuli.
E’
quanto in sostanza prevede l’emendamento che a breve verrà depositato in aula
al Senato sull’offesa a un corpo politico o amministrativo. In base alla
proposta del senatore Malan – già noto alle cronache della Casta per essere
stato pizzicato a votare per colleghi assenti, per una espulsione dal Senato
dopo il lancio del regolamento contro l’allora presidente Marini, per avere
contrattualizzato moglie e nipote nel suo staff – chi riporterà notizie
ritenute offensive, anche solo perché si parla di inefficienza di una pubblica
amministrazione, ci sarà un aumento delle pene. Nel testo si legge che le pene
per diffamazione a mezzo stampa sono aumentate “se l’offesa è recata a un Corpo
politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una
Autorità costituita in collegio. Costituisce in ogni caso offesa a tali
soggetti, l’attribuzione di specifiche gravi inefficienze non sussistenti, di
gravi eccessi non reali di spese, di emolumenti presentati come eccessivi e non
realmente erogati, di paragoni falsi con altre analoghe istituzioni o
procedure, e ogni altra attribuzione di fatti non reali, i quali suscitino il
discredito nei confronti di detti soggetti”.
Il
testo è lo stesso dell’emendamento che lo stesso Malan aveva già presentato in
commissione Giustizia. Quel che cambia rispetto al testo della commissione è
che il senatore aveva proposto anche di quantificare l’aumento della pena in
“cinque volte” quella prevista. Ora la quantificazione è sparita. Malan spiega:
“E’ giusta la trasparenza. Ma quando la trasparenza si trasforma in menzogna
deve essere chiaro che questa è la diffamazione di un organo politico o
amministrativo”.
Nessun commento:
Posta un commento