Hanno già
manifestato nei giorni scorsi per far conoscere la loro situazione. Si tratta
dei dipendenti della Fnac megastore di informatica, cd, dvd, libri e altro.
Fnac fa parte
del Gruppo Ppr del magnate François-Henri Pinault, che detiene anche Gucci,
Bottega Veneta, Girard-Perregaux e Boucheron. In Italia ci
sono sette punti vendita Fnac: a Milano (via Torino), Genova, Torino,
Verona, Firenze, Roma, Napoli per un totale di 600 dipendenti di cui 150
solo a Milano. Sono prevalentemente giovani (età media 30-35 anni) preoccupati
per il loro futuro da quando l’amministratore delegato del gruppo ha dichiarato
l’insostenibilità della gestione
italiana e l'avvio di una riflessione per individuare una soluzione. Dalla
lettera dell’amministratore delegato è passato quasi un anno di silenzio
assoluto. Se entro il 31 dicembre non si troveranno acquirenti disposti
a subentrare nella gestione, tutti i punti vendita rischiano la chiusura.
Per
quanto riguarda il punto vendita di Milano – collocato nella centralissima via
Torino – l’organico è già diminuito di 50 persone tra dimissioni e contratti a
termine non rinnovati. Oltre il 90% dei dipendenti - per la gioia di Monti e
Fornero – non ha un posto fisso ma un rapporto di lavoro a tempo determinato.
Da
cliente Fnac non posso non rilevare una minor organizzazione del punto vendita
di via Torino ciò dovuto, probabilmente, a una situazione di incertezza dei dipendenti ma più ancor più da una gestione che dà segni di smantellamento. Chiudere un punto di vendita nel centro di Milano non ha senso dal punto di vista manageriale. E’ evidentemente una scelta della dirigenza francese che, con l’alibi della crisi europea preferisce eliminare questo settore per investire ulteriormente sul lusso (Gucci, Bottega Veneta). Alla faccia di coloro che ci stanno mettendo le pezze al culo e incrinando diritti per “attirare i capitali esteri”.
di via Torino ciò dovuto, probabilmente, a una situazione di incertezza dei dipendenti ma più ancor più da una gestione che dà segni di smantellamento. Chiudere un punto di vendita nel centro di Milano non ha senso dal punto di vista manageriale. E’ evidentemente una scelta della dirigenza francese che, con l’alibi della crisi europea preferisce eliminare questo settore per investire ulteriormente sul lusso (Gucci, Bottega Veneta). Alla faccia di coloro che ci stanno mettendo le pezze al culo e incrinando diritti per “attirare i capitali esteri”.
Ogni
riferimento a Monti, Fornero e Passera non è casuale.
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