da:
la Repubblica
Il pressing su Berlusconi: "Lascia
o saltano le aziende"
La giornata più amara del Cavaliere:
annuncia che non si ripresenterà come candidato premier nel 2013. Ma adesso nel
Pdl è caos. Ressa di candidati-successori. L'ex premier convinto anche dai
sondaggi che danno il partito sotto il 15%
di Francesco Bei
"Vedremo
se qualcuno riuscirà a fare meglio di me, io me lo auguro sinceramente".
Amareggiato, forse già pentito per quel passo indietro a cui lo hanno costretto
senza che ne fosse fino in fondo convinto, ieri sera Berlusconi si è chiuso
dentro palazzo Grazioli rendendosi irreperibile a chiunque. Una lunga lista di
esponenti Pdl (molte inconsolabili deputate) ha provato a salire al primo piano
ma è stata respinta da segretari e segretarie sull'orlo di una crisi di nervi:
"Ma non capite il momento? Rendetevi conto del momento!". Insomma, un
lutto più che un "passo indietro compiuto per ragioni d'amore".
Fino
a domenica infatti il Cavaliere era determinato a resistere, a sparigliare il
gioco con una divisione in più liste del suo campo, lasciando Alfano a
presidiare la "bad company" del Pdl insieme agli ex An. Ma nelle ultime quarantotto ore tutto è
precipitato. A fare da detonatore è stato l'approssimarsi delle elezioni siciliane, con il rischio
concreto di una disintegrazione del Pdl a causa della sconfitta di Musumeci.
Alfano non avrebbe retto l'ennesima débâcle e ieri ha trovato il coraggio di
affrontare il fondatore in una riunione lunghissima (cinque ore) a via del
Plebiscito: "Io non ci sto più a questo stillicidio, devi dire una parola
chiara adesso".
Lunedì
sarebbe stato troppo tardi per qualsiasi annuncio, il passo indietro sarebbe
sembrato la "fuga di Pescara". E, in fondo, già due sere fa,
incontrando Monti, il Cavaliere era stato vago: "Molto probabilmente non
mi ricandiderò". Ma a pesare davvero è stato il pressing incalzante della
famiglia, dell'azienda e dei collaboratori di una vita. Fedele Confalonieri ed Ennio
Doris soprattutto, preoccupati perché "ormai ci può venire solo un
danno se resti in prima linea come un bersaglio".
E poi Gianni Letta e Giuliano Ferrara. C'è molto dello stile del direttore del Foglio nella prosa con cui Berlusconi dà l'addio alla politica. Che sia stato o meno Ferrara il ghost writer, di certo il Cavaliere ha compiuto quello "strappo" che l'Elefantino si augurava sabato nell'intervista a Repubblica. L'ex premier considera anche la sua posizione giudiziaria, teme che un nuovo impegno diretto possa dare benzina non solo al processo Ruby ma anche al filone Finmeccanica che s'avanza da Napoli e al processo per i diritti tv.
Da ultimo i sondaggi impietosi di Alessandra Ghisleri, che fotografano una situazione disastrosa. È vero che il Pdl starebbe tra il 15 e il 17 per cento. Ma la somma delle eventuali liste nate dallo spacchettamento che aveva in mente Berlusconi - dalle "amazzoni" all'Italia che lavora - avrebbe dato un risultato ancora più basso. E l'Istituto Piepoli quota la fiducia in Berlusconi all'11 per cento, contro il 14 di Alfano.
E tuttavia se il segretario del Pdl ieri si è preso la sua rivincita, l'eredità del Cavaliere rischia di trasformarsi per Angelino in un frutto avvelenato. Liberato dal Capo indiscusso per quasi vent'anni, il partito carismatico, ubriacato dall'entusiasmo della novità, ondeggia infatti paurosamente. Come se fosse saltato un tappo. E le primarie tanto attese rischiano di trasformarsi in un tana libera tutti.
Un forzista della prima ora come Roberto Tortoli ieri gelava così i pidiellini in festa: "Siete contenti perché se ne va? Non capite che adesso sarà una guerra di tutti contro tutti?". Le avvisaglie ci sono tutte, anche perché diffusa è la consapevolezza che ormai non c'è più nulla da perdere, per molti si tratta comunque dell'ultimo giro. Roberto Formigoni, bruciato in Lombardia, medita il gran passo. Giancarlo Galan lo ha già annunciato, Alessandro Cattaneo dei "formattatori" si prepara. E così Gianni Alemanno, il sindaco di Roma in fuga dallo squagliamento del Pdl nel Lazio e ormai proiettato verso una lista civica.
Anche Daniela Santanché ci sarà, in una posizione di attacco frontale ad Alfano e a tutta la vecchia guardia, "che deve essere rottamata dal primo all'ultimo". Guido Crosetto e Giorgia Meloni non hanno ancora deciso. Sono tentati dal correre ma potrebbero anche accordarsi con il segretario. "Guido parliamoci - ha proposto ieri la Meloni a Crosetto in Transatlantico - e soprattutto evitiamo di farci male". Meloni potrebbe anche essere candidata in ticket con Alfano in rappresentanza degli ex An. In un mondo abituato a rispondere a un solo grande capo trovarsene improvvisamente dieci piccoli è stato un brusco risveglio.
Nessun commento:
Posta un commento