mercoledì 24 ottobre 2012

Gianluigi Nuzzi: Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI / 6


Sanità in nome di sua Santità

Non è chiaro se siano state le banche della finanza bianca del Nord a far pressioni su Gotti Tedeschi, come il banchiere confida agli amici, o se sia stato un sogno portato avanti con ostinazione da Bertone con l’obiettivo di creare un polo ospedaliero controllato dal Vaticano. O, ancora, se sia stato il disperato tentativo di aiutare la creatura di don Verzè sull’orlo del fallimento. Forse i motivi vanno letti insieme per spiegare quanto accaduto. Per capire perché, quando l’ospedale del padre padrone don Verzé scricchiola, mostrando perdite enormi (alla fine oltre 1,5 miliardi di euro) e distrazioni di somme in una vicenda che verrà seguita da più procure, nessuno fiata. In pochi osano criticare pubblicamente Bertone, che spedisce Gotti Tedeschi come pontiere a Milano per portare l’ospedale sotto l’ala protettiva della Santa Sede. Ma la missione si rivela piena di insidie. Il presidente dello Ior, complice anche il suicidio di Mario Cral, il braccio destro di don Verzé che si spara nell’estate del 2011, è spaventato: «Noi sappiamo cosa contengono le casse – si confida con alcuni amici – lasciate da Cral e trovate dai magistrati. Non sappiamo a quanto ammonti il buco della struttura. Manca qualsiasi contabilità. Camminiamo nel buio». A opporsi con ogni forza al progetto di Bertone è la diocesi di Milano, sia prima con Tettamanzi sia con il nuovo arcivescovo Scola. Non per questioni di denaro ma perché l’ospedale andrebbe contro i dettati del magistero. Lo spiega bene proprio Scola che dopo essersi insediato a settembre nel capoluogo lombardo studia una via d’uscita dall’incubo San Raffaele direttamente con padre Georg.
[…] All’attenzione del collaboratore del pontefice, l’ex patriarca di Venezia allega una carta che dovrebbe essere determinante al fine di lasciare la partita del San Raffaele, abbandonando così ogni piano di conquista. Si tratta anche in questo
caso di un documento finora rimasto nei segreti delle stanze vaticane; tale documento, intestato «Promemoria sulla Fondazione San Raffaele del Monte Tabor», indica come l’ospedale, impegnato nella ricerca tra biotecnologie e fecondazione assistita, assume posizioni inconciliabili con i dettati dottrinali del magistero cattolico:
Nella complicata questione del San Raffaele fa gravemente problema il coinvolgimento diretto dello Ior o di soggetti a quest’ultimo riconducibili. […] Ciò che appare come insormontabile difficoltà è la prassi di taluni centri di ricerca biotecnologica legati all’ospedale e le posizioni espresse da molti professori dell’università Vita-Salute San Raffaele. Al di là di una certa autonomia di cui gode l’università Vita-Salute essa è comunque, anche giuridicamente, riferita a tutto il complesso del San Raffaele. Non pochi professori di fama che hanno grande peso nell’opinione pubblica hanno affermato di non voler accettare «alcuna limitazione alla totale libertà di ricerca». […] Nelle aree di ricerca biotecnologica la pratica ormai consolidata comporta il ricorso alle staminali embrionali. Anche nel campo della procreazione assistita non vengono rispettati i criteri etici richiamati dall’insegnamento del magistero.
E’ opportuno sottolineare che non sono soltanto i direttori di questi centri a concepire in questo modo l’attività di ricerca scientifica, là occorre considerare che i ricercatori di fascia intermedia stanno costruendo la loro carriera proprio su questa prassi. E’ astratto illudersi che la nuova proprietà possa, attraverso eventuali convenzioni, imporre un cambiamento di rotta. Si tratta di un’ipotesi nei fatti irrealizzabile. Anzi, tale tentativo non farebbe che sollevare un contenzioso, che avrebbe grande eco sui mass media, assai dannoso per la Chiesa.

Insomma al San Raffaele la ricerca non segue il magistero. Anche sul fronte economico la contraddizione pare evidente. In un momento di crisi economica, investire 200 milioni in un ospedale segnato da un buco colossale rischia di far passare l’immagine di una Chiesa dedita agli affari:

Dal punto di vista dell’opportunità pastorale, il coinvolgimento diretto dello Ior o di soggetti a quest’ultimo riconducibili ha già provocato pesanti giudizi sull’uso dei beni da parte della Santa Sede e della Chiesa in generale, soprattutto nel contesto dell’odierna situazione di crisi economica-finanziaria. L’immagine di una Chiesa ricca e votata agli affari è pesantemente veicolata dai continui interventi dei mass media. Occorre, infine, notare che essendo lo Ior un’istituzione della Santa Sede il suo intervento in una vicenda spiccatamente italiana non potrà che sollevare riserve in ambito internazionale.

Dunque dal mondo cattolico milanese arrivano segnali precisi di disagio ai progetti del polo ospedaliero portato avanti dalla segreteria di Stato. Da Milano, questi aspetti erano già stati sottoposti a settembre al Santo Padre sia allo stesso Bertone, che aveva cercato di essere tranquillizzante, garantendo che lo Ior sarebbe uscito a breve dall’avventura:

Lo stesso segretario di Stato si è impegnato in un appunto scritto nel modo seguente: «Si prevede che alla scadenza dei primi sei mesi (estate 2012), la presenza dello Ior o di soggetti a quest’ultimo riconducibili possa essere sostituita da quella di altri soggetti economici». 

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