da: Il Fatto Quotidiano
Costi
politica, bicamerale Affari regionali boccia il decreto sui tagli agli enti
Sul
banco degli imputati il provvedimento voluto dal Governo, che prevede tra
l'altro il controllo preventivo sulle spese da parte della Corte dei Conti. Il
vicepresidente della commissione Mario Pepe a ilfattoquotidiano.it:
"Riformare il Titolo V della Costituzione? Ci si pensa nella prossima
legislatura. Non dobbiamo impoverire le autonomie territoriali"
“Il provvedimento voluto dal governo rasenta
l’incostituzionalità. Riformare il Titolo V? Ci si pensa nella prossima
legislatura”. Con queste parole il deputato
Pd Mario
Pepe spiega a ilfattoquotidiano.it
la ragione per cui la commissione Bicamerale per gli Affari
Regionali ha bocciato
il decreto sui tagli ai costi della politica di Regioni e
Enti locali. Si tratta di un “parere contrario” secco dato alle commissioni
Bilancio e Affari costituzionali della Camera che esaminano nel merito il
testo. Pur considerando “apprezzabili le misure tese a determinare una
riduzione dei costi della politica nelle regioni” e ravvisando “l’opportunità
di un rafforzamento della leale collaborazione tra Stato e autonomie
territoriali in merito al contenimento delle spese”, tuttavia la commissione
ritiene “insufficiente l’impianto
complessivo del provvedimento e di non piena compatibilità con le prescrizioni
del Titolo V della Costituzione”, si legge nel parere. “Abbiamo registrato
che lo Stato centrale vuole essere invasivo anche sulla sussidiarietà. Il
rischio è quello di mettere in forse l’autonomia delle regioni”, spiega Pepe,
vicepresidente della commissione, una lunga militanza nella Democrazia
cristiana prima dell’approdo ai partiti di centrosinistra della Seconda
repubblica, fino al Pd.
La Bicamerale per gli Affari Regionali nella
sua bocciatura mette sul banco degli
imputati l’articolo del decreto che
prevede che la Corte dei Conti debba operare un controllo di legittimità
preventivo su tutti gli atti normativi e di programma di Regioni (tra cui la
spesa sanitaria) e di Enti locali. Su questo la commissione rileva “la carenza
di incisive modalità di interazione ed interlocuzione con le autonomie
territoriali in relazione all’esigenza di una graduale modulazione degli
interventi in materia di rafforzamento della partecipazione della Corte dei
Conti al controllo sulla gestione finanziaria”. Perché avere paura degli
interventi della magistratura contabile? ”Il punto non è questo”,
risponde Pepe: “Il problema è che bisogna arrivare alla responsabilità di
gestione da parte delle regioni, non impoverire le autonomie territoriali
perché non ci si fida. Titolo
V? Ci vuole una riflessione, verrà col tempo, diciamo con il
prossimo Parlamento”. Ma gli interventi si erano resi necessari alla luce dei recenti
scandali delle regioni: “Quelli sono la sconfessione dei principi di autonomia
– risponde Pepe – ma non bisogna scambiarla con provvedimenti
incostituzionali”.
Anche il relatore del decreto Luciano
Pizzetti (Pd)
conferma: “La bocciatura è arrivata perchè
il provvedimento rappresenta l’atto di
morte del federalismo e rinnega
la storia repubblicana fondata sul concetto di autonomie. Abbiamo
salvaguardato l’articolo 2 perchè condividiamo la volontà di tagliare i costi
della politica, ma sulle funzioni di Corte dei Conti e Ragioneria dello Stato
la norma è francamente inaccettabile dal punto di vista della cultura
autonomista. Se si fanno passare questi concetti si rischia di avallare il
concetto di repubblica prefettizia”.
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