Ma come…
Renzi pensa di perdere le primarie? Perché D’Alema ha
detto che non chiederà deroghe per ricandidarsi alle prossime elezioni se
Bersani vincerà le primarie. Se invece le vince Renzi sarà: lotta dura senza
paura.
Oppure….Renzi pensa di vincere facile le primarie e di poter decidere chi trombare – pardon: rottamare – del
partito?
Renzi: bene il ritiro di D'Alema, "rottamazione finita"
Incassata quella che rivendica come una vittoria
personale, Matteo Renzi congela la rottamazione. Vista la decisione di Massimo
D'Alema di non ricandidarsi "mi pare di poter dire che la rottamazione
fase uno e' finita", ha annunciato nel pomeriggio il sindaco di Firenze.
Ora si parli di "programmi", ha incalzato con un colpo a sorpresa,
visto che in un'intervista data ieri ancora aveva chiesto ai parlamentari di
lungo corso, citando Beppe Fioroni, lo stesso "gesto di nobilita'"
fatto da D'Alema e prima da Walter Veltroni.
Mentre Renzi cambia strategia, Pier Luigi Bersani sta
preparando un tour in grande stile con tappe anche all'estero: domani sara' a
Ginevra per colloqui al Cern, all'Ilo e al Wto.
Il 25 poi andra' a Parigi per incontrare Francois Hollande
e il giorno dopo sara' a Tolosa per un intervento al congresso dei socialisti
francesi.
E sul campo continua l'organizzazione delle truppe: se
Veltroni ha chiarito che non prendera' posizione, oggi ventidue 'veltroniani'
si sono schierati con il segretario. In attesa, ancora, di conoscere le regole
precise sulle primarie per cui e' in corso una trattativa serrata.
"Abbiamo deciso di sostenere Bersani, di cui abbiamo apprezzato i
contenuti politici e programmatici della relazione alla recente Assemblea
Nazionale del Pd e che ha il profilo adeguato per guidare l'impegno del Pd per
il governo e il cambiamento dell'Italia", si legge nel documento firmato
tra gli altri da Walter Verini, Giovanna Melandri e Marco Minniti.
La corsa tra Bersani e Matteo Renzi sta dunque scomponendo
il campo della minoranza del Pd, anche se resta punto di riferimento per tutti
l'agenda di Mario Monti. "Proprio perche' non siamo una corrente ciascuno
si muove come crede", ha chiarito uno dei bersaniani. Altri veltroniani,
come Pietro Ichino e Salvatore Vassallo, hanno da tempo sposato la causa del
sindaco di Firenze. Non senza qualche malumore negli ultimi giorni. A qualcuno
non sono piaciuti i toni da caccia all'uomo e neppure la fretta con cui Renzi
ha archiviato sabato l'esperienza Monti. L'ultima goccia e' stata la cena di
Renzi, ieri a Milano, con il gotha della finanza.
La serata meneghina dell'ormai ex rottamatore e' stata duramente criticata da Nichi Vendola. "Non si e' mai visto un innovatore, un rivoluzionario che piace ai poteri forti e riesce a non pestare i calli a banchieri e finanzieri", ha commentato.
La serata meneghina dell'ormai ex rottamatore e' stata duramente criticata da Nichi Vendola. "Non si e' mai visto un innovatore, un rivoluzionario che piace ai poteri forti e riesce a non pestare i calli a banchieri e finanzieri", ha commentato.
Punture di spillo anche da Bersani. "Di proposte in
pillole della Finanza ne abbiamo gia' avuto abbastanza, abbiamo gia' dato. Io
consiglierei molta cautela", ha avvertito.
Mentre i contendenti si sfidano sul campo, dietro le
quinte si sta ancora lavorando sulle regole. Se sembra ormai assodato che i
banchetti per firmare il manifesto del centrosinistra e quelli per votare
saranno vicinissimi, il nodo resta la partecipazione al ballottaggio, che
renziani e Sel chiedono sia consentita senza troppi ostacoli anche a chi non ha
votato al primo turno. Il Pd sta invece facendo resistenza e vorrebbe normare
rigorosamente l'accesso al ballottaggio per non modificare la platea
elettorale. "Apriamo le primarie alla partecipazione, anche al secondo
turno. No a giustificazioni del medico, dei genitori o del preside", ha
chiesto anche oggi Giorgio Gori. "Non ci saranno trucchetti", ha
assicurato Bersani.
Lunedi' alla sede dei democratici e' in programma una
riunione dei segretari regionali di Pd, Sel e Psi per mettere in moto la
macchina organizzativa. E se Renzi sembra avere archiviato la rottamazione,
sono in molti a scommettere che non si potra' fermare la marea. Lo statuto del
Pd prevede che sia la direzione a votare su un pacchetto di deroghe, richieste
dai singoli, al limite dei 15 anni di mandato parlamentare. Difficile, e' la
previsione di un parlamentare, che chi ha visto farsi da parte il proprio
leader di riferimento voti di buon grado la ricandidatura di altri storici
dirigenti del partito.
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