venerdì 19 ottobre 2012

Matteo Renzi: "bene il ritiro di D'Alema, rottamazione finita"


Ma come…
Renzi pensa di perdere le primarie? Perché D’Alema ha detto che non chiederà deroghe per ricandidarsi alle prossime elezioni se Bersani vincerà le primarie. Se invece le vince Renzi sarà: lotta dura senza paura.

Oppure….Renzi pensa di vincere facile le primarie e di poter decidere chi trombare – pardon: rottamare – del partito?



Renzi: bene il ritiro di D'Alema, "rottamazione finita"
 
Incassata quella che rivendica come una vittoria personale, Matteo Renzi congela la rottamazione. Vista la decisione di Massimo D'Alema di non ricandidarsi "mi pare di poter dire che la rottamazione fase uno e' finita", ha annunciato nel pomeriggio il sindaco di Firenze. Ora si parli di "programmi", ha incalzato con un colpo a sorpresa, visto che in un'intervista data ieri ancora aveva chiesto ai parlamentari di lungo corso, citando Beppe Fioroni, lo stesso "gesto di nobilita'" fatto da D'Alema e prima da Walter Veltroni.
 
Mentre Renzi cambia strategia, Pier Luigi Bersani sta preparando un tour in grande stile con tappe anche all'estero: domani sara' a Ginevra per colloqui al Cern, all'Ilo e al Wto.

Il 25 poi andra' a Parigi per incontrare Francois Hollande e il giorno dopo sara' a Tolosa per un intervento al congresso dei socialisti francesi.
E sul campo continua l'organizzazione delle truppe: se Veltroni ha chiarito che non prendera' posizione, oggi ventidue 'veltroniani' si sono schierati con il segretario. In attesa, ancora, di conoscere le regole precise sulle primarie per cui e' in corso una trattativa serrata. "Abbiamo deciso di sostenere Bersani, di cui abbiamo apprezzato i contenuti politici e programmatici della relazione alla recente Assemblea Nazionale del Pd e che ha il profilo adeguato per guidare l'impegno del Pd per il governo e il cambiamento dell'Italia", si legge nel documento firmato tra gli altri da Walter Verini, Giovanna Melandri e Marco Minniti.
La corsa tra Bersani e Matteo Renzi sta dunque scomponendo il campo della minoranza del Pd, anche se resta punto di riferimento per tutti l'agenda di Mario Monti. "Proprio perche' non siamo una corrente ciascuno si muove come crede", ha chiarito uno dei bersaniani. Altri veltroniani, come Pietro Ichino e Salvatore Vassallo, hanno da tempo sposato la causa del sindaco di Firenze. Non senza qualche malumore negli ultimi giorni. A qualcuno non sono piaciuti i toni da caccia all'uomo e neppure la fretta con cui Renzi ha archiviato sabato l'esperienza Monti. L'ultima goccia e' stata la cena di Renzi, ieri a Milano, con il gotha della finanza.
La serata meneghina dell'ormai ex rottamatore e' stata duramente criticata da Nichi Vendola. "Non si e' mai visto un innovatore, un rivoluzionario che piace ai poteri forti e riesce a non pestare i calli a banchieri e finanzieri", ha commentato.
Punture di spillo anche da Bersani. "Di proposte in pillole della Finanza ne abbiamo gia' avuto abbastanza, abbiamo gia' dato. Io consiglierei molta cautela", ha avvertito.
Mentre i contendenti si sfidano sul campo, dietro le quinte si sta ancora lavorando sulle regole. Se sembra ormai assodato che i banchetti per firmare il manifesto del centrosinistra e quelli per votare saranno vicinissimi, il nodo resta la partecipazione al ballottaggio, che renziani e Sel chiedono sia consentita senza troppi ostacoli anche a chi non ha votato al primo turno. Il Pd sta invece facendo resistenza e vorrebbe normare rigorosamente l'accesso al ballottaggio per non modificare la platea elettorale. "Apriamo le primarie alla partecipazione, anche al secondo turno. No a giustificazioni del medico, dei genitori o del preside", ha chiesto anche oggi Giorgio Gori. "Non ci saranno trucchetti", ha assicurato Bersani.
Lunedi' alla sede dei democratici e' in programma una riunione dei segretari regionali di Pd, Sel e Psi per mettere in moto la macchina organizzativa. E se Renzi sembra avere archiviato la rottamazione, sono in molti a scommettere che non si potra' fermare la marea. Lo statuto del Pd prevede che sia la direzione a votare su un pacchetto di deroghe, richieste dai singoli, al limite dei 15 anni di mandato parlamentare. Difficile, e' la previsione di un parlamentare, che chi ha visto farsi da parte il proprio leader di riferimento voti di buon grado la ricandidatura di altri storici dirigenti del partito.

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