da:
La Stampa
Terremoti, sarà sempre allarme
di Mario Tozzi
Una
sentenza assolutamente incomprensibile da un punto di vista scientifico, e
profondamente diseducativa.
Una sentenza
con la quale finalmente l’Italia si allinea con gli altri paesi del mondo dove
gli scienziati vengono condannati dai tribunali teocratici e il terremoto
considerato un castigo divino. Lo stesso atteggiamento usato, quasi due secoli
fa, verso gli insorti risorgimentali emiliani cui si imputavano i danni dei sismi
insieme allo sconvolgimento sociale. Nell’attesa di conoscere le motivazioni
della sentenza possiamo forse puntare l’indice contro qualche parola
eccessivamente rassicurante degli esperti, ma solo per invitare comunque a un
maggiore riserbo.
Quello
che resta è però un punto di svolta gravido di conseguenze potenzialmente
devastanti. Da oggi in poi nella sola Italia, si badi bene, perché una sentenza
simile non è neppure immaginabile in altri paesi moderni, a ogni registrazione
di uno sciame sismico persistente (diversi all’anno) i ricercatori dovranno
allertare la Protezione Civile e obbligare allo sgombero di province e intere
regioni. Nel caso specifico de L’Aquila nessuna previsione puntuale era stata
fatta e qualcosa si era detto solo a proposito di Sulmona che, peraltro, non
subì alcun sisma. La ragione è presto detta: i terremoti non sono ancora
prevedibili, nonostante tutti gli sforzi dei ricercatori, e solo se dovessero
concorrere fenomeni eclatanti si potrebbe, a ragione, allertare o evacuare. Per
intenderci, tremori continui per giorni, rilascio di
gas dal sottosuolo,
gonfiori o avvallamenti del terreno, frane, sorgenti che si intorbidano e pozzi
che si seccano. Questo quadro non era presente nell’Abruzzo del marzo 2009. Che
si doveva fare: sgomberare l’intera regione? E quante volte l’anno lo si
dovrebbe fare lungo la dorsale appenninica? E, se ci è consentito, chi è il
consulente tecnico d’ufficio del Tribunale (il perito super partes), visto che
i massimi esperti sismologi italiani sono alla sbarra?
Questa
sentenza ci dice che sì, i terremoti italiani sono prevedibili e che si farebbe
bene a evacuare intere regioni anche per minimi allarmi. E un domani non
fossero disponibili quei testoni di scienziati ci si potrebbe affidare a
santoni e divinatori, ché tanto nel paese abbondano. Ci dice altresì che i
giudici italiani non hanno un’idea neppure pallida e lontana di cosa sia un
terremoto da un punto di vista fisico e credono che si tratti di un fenomeno
gestibile come il tempo di domani. Ci dice infine che è inutile fare
prevenzione, costruire meglio e rinforzare quanto già esiste: non sfiora la
mente dei nostri che un terremoto di magnitudo 6,3 Richter in un paese moderno
non dovrebbe far crollare neppure un cornicione e che dunque è tutto l’anno che
ci si dovrebbe dare da fare, non solo nel corso di uno sciame sismico perché
comunque in quel momento è troppo tardi. Ci dice, infine, che da domani il
territorio italiano, che è a rischio sismico al 50% (con punte del 100% in
Calabria per esempio), va immediatamente militarizzato perché la popolazione
deve essere pronta a evacuazioni ogni volta che si presentino condizioni simili
a quelle aquilane. E che nessun esperto si prenderà mai più la responsabilità
di guardare con obiettività i dati: sarà comunque obbligato a un allarme che
almeno tenga lontano il carcere.
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