da:
Il Fatto Quotidiano
Il Sanremo di Fazio, una
canzone prevedibile
di
Andrea Scanzi
Fabio Fazio, se non altro, ha sempre avuto
la capacità di declinare la prevedibilità in cifra stilistica. Tutto quello che
(non) dice e (non) fa, rientra furbescamente nella sua (non) linea editoriale.
Non fa notizia che le sue interviste si rivelino ogni volta dei colloqui
disinnescati: al contrario, sentirlo porre delle domande vere equivarrebbe alla
generazione di un cortocircuito inaccettabile per il suo folto pubblico (che
anche domenica lo ha premiato con il 14,1% di share). Dal 12 febbraio al 16
febbraio 2013, Fazio condurrà la 63esima edizione del Festival di Sanremo. Lo
ha già fatto due volte, peraltro egregiamente. La sua idea di “competizione
canora” è nota: tanti big, tanti applausi. E nessun sconfitto. Dal regolamento
sono state addirittura tolte le eliminazioni. Ogni artista porterà due canzoni;
se la prima verrà bocciata, potrà eseguire l’altra e arrivare alla finale senza
patemi. Sabato, sul blog di Davide Maggio, è stato anticipato quello che già si
sapeva: Fazio, all’Ariston come a Che tempo che fa, inviterà gli amici. Nulla
di nuovo: ogni suo programma non è che l’allargamento del suo salotto di casa.
Rivedremo Luciana Littizzetto, Roberto Saviano (probabilmente) e il consueto
gruppo di autori (a partire da Michele Serra). Il conduttore, che ha già
ricevuto il sì di Claudio Baglioni e Andrea Bocelli, sta provando a convincere
Fiorello e Benigni (più difficile).
La polemica, per ora minima ma destinata ad
allargarsi, riguarda la ritrosia di Fazio a chiamare i cantanti lanciati dai
reality. Soprattutto quelli di Mediaset: quindi
niente Emma Marrone (che ha
vinto Sanremo un anno fa) e Alesandra Amoroso, mentre dovrebbe esserci Marco
Mengoni. Pierdavide Carone si è arrabbiato molto (“Temo che Fazio possa
snobbarmi solo perché vengo da un talent”). Se il gioco è quello di
tratteggiare Fazio come l’emblema candido di quella guache caviar democratica e pidina, garbatissima (in apparenza) e
iper-settaria (di fatto), è fatica sprecata: sono tutte cose che, chi vuole,
conosce già. Da decenni, più che da anni. Con il montare del grillismo e della
cosiddetta antipolitica, Fazio è sempre più nel mirino di coloro che Repubblica
definisce piccosamente “professionisti dell’anticonformismo”. Difetti, al netto
di simpatie e antipatie, ne ha non pochi. Preferire però i Gino Paoli alle Emma
qualsiasi, più che “snobismo”, pare semplicemente buon gusto.
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