Google: il Garante europeo per la protezione dei dati personali chiede maggiore privacy
Per
Google si preannuncia un fine autunno rovente. Se da una parte, gli organi di
salvaguardia dei dati personali minacciano il colosso di Mountain View, quelli
dell’Unione europea hanno dato pochi mesi a Google per rivedere completamente
le policy, recentemente sintetizzate, per il trattamento dei dati personali.
I vertici
della francese CNIL (Commission Nationale de l’Informatique et des Libertes)
avevano avviato un’inchiesta, a seguito di un reclamo elaborato dal gruppo
europeo Article 29 Data Protection Working Party, sul pacchetto di
policy semplificate che Google ha introdotto nello scorso mese marzo,
con pochissimo preavviso per gli utenti, costringendo la maggior parte ad
accettare le nuove regole pena l’impossibilità di proseguire nell’utilizzo dei
servizi offerti da Mountain View.
Furono inviate ai vertici di Google alcune domande le cui risposte, evidentemente, non hanno pienamente soddisfatto i garanti europei per la privacy. Tuttora, l’azienda californiana non avrebbe fornito ai suoi utenti un meccanismo chiaro e semplice per abbandonare (opt-out) il nuovo pacchetto di policy condensate, che prevede il trattamento, in un’unica modalità, di tutte le informazioni provenienti dai vari servizi online di Google, da GMail a GDrive, a Google+, a Maps ecc.
Google avrà ora tre o quattro mesi di tempo per rivedere le sue policy, seguendo
pedissequamente le raccomandazioni dei garanti europei. Agli utenti
dell’Unione Europea dovranno essere comunicate, in maniera trasparente, le
modalità di gestione dei dati personali, soprattutto per quanto riguarda quelle
legati a carte di credito o a geolocalizzazioni tramite Maps o al social
network Plus.
Anche il nostro Garante per la protezione dei dati personali ha aderito all’iniziativa della CNIL: «Google utilizza i dati degli utenti provenienti da una raccolta massiva su larghissima scala, spesso senza l’opportuno consenso, archiviandoli a tempo indeterminato, non informando adeguatamente le persone su quali dati vengano usati e per quali scopi, e non aiutandoli quindi a comprendere quali informazioni siano trattate specificamente per il servizio di cui si sta usufruendo», riporta una nota ufficiale.
Proseguendo, si legge: «Google deve chiarire agli utenti gli scopi e come si combinano i dati tra vari servizi forniti, mettendo a punto strumenti per consentire agli utenti un maggiore controllo sui propri dati personali. A tal proposito, i Garanti raccomandano alla società di adottare meccanismi semplificati di opt out (opposizione al trattamento dei loro dati), che l’utente sia iscritto o meno ad un servizio, e di ottenere il consenso espresso degli utenti all’incrocio dei dati».
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