lunedì 10 febbraio 2014

Stefano Feltri: “Processo al Quirinale mentre Letta rimpasta”

da: Il Fatto Quotidiano 

SETTIMANA A OSTACOLI.
All’inizio della settimana più complicata del governo Letta il barometro indica questo: staffetta debole, rimpasto moderato, Quirinale irritato per l’impeachment, rischio precipitazioni causa legge elettorale. Il segretario del Pd Matteo Renzi per ora aspetta, non esclude di poter andare a palazzo Chigi senza elezioni ma resta cauto: “Ma chi ce lo fa fare?”, ha detto in un’intervista a Rai3. Romano Prodi lo ha diffidato dal ripetere la mossa di Massimo D’Alema nel 1998: “Quello fu un suicidio politico che spero non si ripeta”. I nemici interni, come la minoranza di Gianni Cuperlo, tifano per un Letta bis, nella speranza di costringere Renzi a mettere suoi uomini in posti chiave così da intestarsi i risultati (incerti) del governo. 

Il sindaco di Firenze aspetta: “Tocca a Enrico fare la prima mossa”. Letta ha pronto da dieci giorni il patto di coalizione “Impegno 2014” i cui contenuti non sono ben chiari, girano parole come “sburocratizzazione”. Il nodo delicato è il lavoro: il documento che Letta porterà al Quirinale martedì mattina per l’incontro con Giorgio Napolitano dovrebbe recepire alcuni spunti dal Jobs Act renziano che potrebbero determinare un cambio al ministero del Lavoro, dove
oggi c’è il tecnico Enrico Giovannini “non particolarmente stimato da Matteo”, notano alcuni renziani. Letta prospetterà al capo dello Stato alcune nomine obbligate, viste le dimissioni dei titolari: serve un ministro dell’Agricoltura (dopo l’addio di Nunzia De Girolamo), un paio di viceministri (Economia ed Esteri), qualche sottosegretario dopo l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia. Letta può redistribuire alcune deleghe che ha tenuto a palazzo Chigi, dall’agenda digitale alla revisione della spesa, magari per valorizzare l’unico vero ministro renziano, quel Graziano Delrio che in tanti vedono destinato a passare dagli Affari regionali agli Interni, al posto di Angelino Alfano. Se il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, bersaniano criticato da tutti, venisse confermato sarebbero in tanti a stupirsi, lui per primo. I renziani non hanno alcuna voglia di congedare il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, di cui pure pensano male. É un tecnico, voluto da Napolitano, meglio resti per caricarsi critiche e accuse (ma Fabrizio Cicchitto, Ncd, lo vorrebbe silurare).
A complicare tutto c’è l’intreccio con la legge elettorale: l’Italicum voluto da Renzi e Silvio Berlusconi arriva in aula domani, mentre Letta va al Quirinale. La minoranza del Pd vuole ottenere qualcosa sul disegno dei collegi o sulle preferenze. “Nessuna trappola”, promette Cuperlo. Sull’Italicum Renzi si gioca la reputazione e potrebbe cedere qualcosa su altri tavoli in cambio di un via libera tranquillo .

Napolitano non sarà di buon umore quando vedrà Letta. Come ha rivelato Marco Travaglio sul Fatto, documenti ufficiali del Colle dimostrano che è stato lui a chiedere la procedura disciplinare contro Nino Di Matteo, il pm di Palermo che indaga sulla trattativa Stato-Mafia minacciato di morte dal boss Totò Riina. Il Movimento Cinque Stelle userà anche questo argomento per mettere il capo dello Stato sotto accusa nell’apposito comitato parlamentare si riunisce oggi. La procedura verrà probabilmente archiviata presto. Ma M5s continuerà ad attaccare il Colle, ha creato un apposito sito web vogliamosapere.m5s.info sollecitando i cittadini a fare pressioni su Camera e Senato per sostenere l’impeachment.

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