"Un post sul suo blog del luglio di tre anni fa dal titolo “Ho fatto una cosetta a tre con la Carfagna, la Gelmini e la Prestigiacomo“, oggi opportunamente rimodulato in “La Carfagna, la Gelmini e la Prestigiacomo”...
Claudio
Messora è direttamente proporzionale e funzionale a Grillo e Casaleggio. Il
nulla, in confronto a lui, ha uno spessore e un senso.
da: Il Fatto Quotidiano
Messora,
provo (a fatica) a infilarmi nei suoi panni: eh, ma è roba di tre anni fa, con
tutte le prescrizioni di cui ha goduto Berlusconi, dovete fare le pulci
solo a me? Messora, mi sfilo (non senza sollievo) dai suoi panni e in fondo mi
compiaccio, perché non tre anni fa, ma appena quattro giorni fa, a proposito delle comunicazione
grillina, mi era capitato di scrivere così: “Quindi, primo
punto: distinguersi. Trovare una propria eleganza politica, non confondersi
nella guazza dominante. E poi comunicare bene, meglio, molto meglio, ciò che di
buono si fa. Ma questi comunicatori che Grillo ha portato in
Parlamento, quel guru dei blogghisti per esempio, ma cosa fanno, cosa
comunicano?
Giuro
Messora che in quel momento non potevo nemmeno lontanamente immaginare.
Scrivevo di “eleganza”, consigliavo di non confondersi, immaginavo una comunicazione
nuova. Sull’eleganza, Messora, lei ha spaccato. Chapeau. Con un tweet all’ora
delle streghe alla Boldrini ha posizionato il movimento a tremila
anni fa. Poi le scuse affannose, dopo una serie di tweet
che ancora non
volevano rendersi conto. Poteva bastare quello, dopo la prodezza dello zio Beppe che aveva aperto le danze
con la storia della Boldrini in macchina. Era più che
sufficiente per questa legislatura e anche per la prossima.
Ma
lei lo sa, Messora, com’è la Rete. Implacabile. Si ricorda quel povero Luciani, mega direttore Telecom,
che in una convention se n’era uscito di fronte ai dipendenti che “Napoleone a
Waterloo fece il suo capolavoro”.
Bene, Telecom si
diede pena nelle ore, nei giorni successivi, di mondare il tutto, tentò di far
sparire la prova, quel maledettissimo filmato, la pistola fumante. Pareva
avercela fatta, noi assatanati della bufala stavamo come pazzi in cerca del
corpo del reato, poi, come per miracolo, riapparve. E oggi lo abbiamo di nuovo
agli atti.
Raccontano
che anche lei in queste ore, Messora, abbia sbianchettato qualcosa di poco
onorevole. Ma non uno sfondone della storia, no, ché quello sarebbe passato via
come niente. Un post sul suo blog del luglio di tre anni fa dal titolo “Ho
fatto una cosetta a tre con la Carfagna, la Gelmini e la Prestigiacomo“,
oggi opportunamente rimodulato in “La Carfagna, la Gelmini e la Prestigiacomo”,
in cui l’esprit de finesse la portava a immaginare “punizioni”
sexcorporali per le medesime, inevitabile contrappasso per ciò che di cattivo
avevano fatto al governo.
Che
fare, adesso, Messora. Il gentiluomo che è in lei si sarà interrogato. Si starà
interrogando. Perché qui il problema non è neanche più la contrapposizione
aspra tra il Movimento 5 Stelle e la casta, che ha portato a oscene
interpretazioni del conflitto, come tutti sappiamo. No, non c’è neanche
l’ombrello protettivo del Movimento, dello zio Beppe, di tutti gli aficionados (anche
se cominciavano a mancare, Messora).
Qui
evidentemente c’è una considerazione della donna che risponde a dei
canoni precisi. Veda lei, Messora, cosa
è opportuno fare.
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