Lo Stato Gabibbo
Disgusta ma non
stupisce che il direttore del Policlinico romano trovi «normale» che una sua
paziente giaccia da giorni nell’anticamera del pronto soccorso, legata mani e
piedi alla barella come un’indemoniata per evitare di cadere. In questo Paese
di assuefatti a tutto succedono un mucchio di cose allucinanti di cui non si
stupisce più nessuno. A cominciare dai responsabili, che se si stupissero
sarebbero costretti a connettere il cuore al cervello e subito dopo a
dimettersi per la vergogna. Volete un agile elenco delle assurdità
istituzionalizzate? Stare in coda per ore in un ufficio pubblico trattati come
intrusi. Disputarsi un centimetro quadrato di corridoio nei carri-bestiame a
rotaie dei pendolari. Studiare in scuole che cadono a pezzi e curarsi in
ospedali che farebbero ammalare i sani.
Nella civiltà dello spettacolo il cittadino ha una sola arma di ribellione: non il voto ma la denuncia ai programmi televisivi specializzati: Striscia, gli Intoccabili, le Iene. Da qualche tempo, poi, sta succedendo un fatto nuovo: riconosciuta la propria impotenza, lo Stato ha cominciato a farsi Gabibbo di se stesso. Cos’altro sono i blitz della Guardia di Finanza nelle località di villeggiatura, se non un tentativo di diffondere in modo plastico, quasi cinematografico, il messaggio rivoluzionario che chi non rispetta la legge può finire nei guai? L’incursione dei senatori Marino e Gramazio al pronto soccorso romano obbedisce alla stessa logica. Trasformare la normalità dell’orrore in una notizia per cavalcarne l’onda emotiva allo scopo di cambiare finalmente qualcosa.
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