domenica 22 dicembre 2019

Natale, tempo di regali: quello di Renzi ai signori delle Autostrade…


da: Il Fatto Quotidiano - di Vincenzo Iurillo

Natale, tempo di regali e di soccorso renziano ai signori delle Autostrade, come insegnano i precedenti della rivolta di ieri in consiglio dei ministri.

Riavvolgiamo il nastro al dicembre del 2017, quando il crepuscolare governo Gentiloni, con Graziano Delrio ai Trasporti e Renzi segretario del Pd, approva un emendamento ad hoc alla manovra di bilancio per salvare la quota del 40% di lavori in house alla rete autostradale, senza dover passare per le forche caudine delle gare d’appalto, chissà mai dovessero essere vinte da altre imprese.

Dopo il lungo pressing su Renzi e i sindacati, il provvedimento rende felici i Benetton e i Gavio e le loro aziende di costruzione: Itinera, Abc, Sicogen, Sea, Interstrade, Sina della famiglia Gavio e Pavimental e Spea di Autostrade per l’Italia (Benetton). Senza quell’emendamento, sarebbe definitivamente entrata in vigore una norma del codice degli appalti congelata da due anni, che vincolava al 20% i lavori in house del totale delle opere autostradali.

Per blindare l’operazione, un altro emendamento affida all’Anticorruzione (Anac) il controllo del rispetto delle quote. Il provvedimento ricalca, in sostanza, gli impegni assunti da Renzi durante il tour in treno per l’Italia, parlando con i lavoratori delle concessionarie autostradali a Casale Monferrato, terra dei Gavio. Secondo un calcolo dell’Ance, l’associazione dei costruttori, in questo modo sono stati sottratti al mercato 15 miliardi di euro di lavori.

Il filo che collega il mondo renziano ad Autostrade per l’Italia (Aspi) passa anche per lo studio legale di Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione Open e affidatario nel 2016 di una consulenza per conto della Toto Costruzioni Generali, un incarico riguardante la chiusura di un contenzioso con Aspi.

Bianchi lavora all’interno di un collegio di legali, chiude la disputa tra le due aziende e riesce a far incassare alla Toto circa 70 milioni di euro. Per gli investigatori però la consulenza a Bianchi è solo un modo per nascondere un finanziamento. Ma l’inchiesta della Procura di Firenze su Open ha rivelato che l’altro renzianissimo Marco Carrai, amico personale dell’ex premier e già componente del Cda della Fondazione, avrebbe contattato l’ad di Aspi, cioè la parte in causa contro Toto.

L’incontro con l’ad Giovanni Castellucci sarebbe avvenuto nel giugno 2015 e per i pm fiorentini che hanno indagato Bianchi e Carrai l’incrocio delle circostanze sottolinea “il rilievo che le operazioni di trasferimento di denaro dal gruppo Toto ad Alberto Bianchi e quindi da Bianchi alla Fondazione Open appaiono in effetti dissimulare un trasferimento diretto di denaro” dai Toto alla Open. Tra le carte sequestrate si rinviene un appunto ricevuto il 3 luglio 2015 da Bianchi. È un messaggio che gli inquirenti attribuiscono a Carrai. “Lui dice che troppo distante il prezzo. Mi ha detto che tu lo chiami e ci fissi” e poi viene riportato un numero di un’utenza intestata ad Autostrade. Ed entrerebbe in gioco un altro renziano doc, anche se non trasmigrato in Italia Viva, il dem Luca Lotti, anche lui ex Cda di Open. Bianchi, secondo la Finanza, gli avrebbe consegnato un appunto sulla trattativa legale in atto.

E anche il Gruppo Gavio risulta tra i finanziatori di Open: 51.000 euro fino al 2014. L’anno in cui beneficia, insieme a Benetton e a Toto, dell’articolo 5 del decreto Sblocca Italia, con Renzi a Palazzo Chigi. La legge dava ai concessionari autostradali la possibilità di modificare la convenzione in corso con lo Stato e stipulare un atto aggiuntivo a fronte di nuovo piano economico-finanziario e di un preventivo assenso dell’Ue. Un meccanismo che ha portato le società a ottenere una proroga delle concessioni.

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