venerdì 7 giugno 2019

Cantone smonta lo sblocca cantieri: “Aumenta il rischio di corruzione”



Negli stessi minuti in cui il decreto veniva approvato in Senato, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, nella relazione annuale dell’Anticorruzione, ha sottolineato come il provvedimento rischia di far aumentare gli episodi di corruzione negli appalti

Il decreto “sblocca cantieri” di Lega e Cinque Stelle «aumenta certamente il rischio di scelte arbitrarie, se non di fatti corruttivi». Proprio negli stessi minuti in cui il provvedimento veniva approvato in Senato, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, nella relazione annuale dell’Anticorruzione presentata alla Camera, bocciava di fatto il decreto del governo, evidenziandone gli «aspetti pericolosi» per appalti e subappalti. «Alcune opzioni paiono troppo attente all’idea del “fare” piuttosto che a quella del “far bene”», dice Cantone. Ma «il giudizio complessivo sull’impianto resta sospeso», in attesa che si completi l’iter legislativo della conversione e soprattutto dell’approvazione della legge delega. Ma un suggerimento Cantone vuole darlo: «Il settore degli appalti ha assoluto bisogno di stabilità e certezza delle regole, e non di continui cambiamenti che finiscono per disorientare gli operatori economici e i funzionari amministrativi».

In prima fila il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, quello della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e il sottosegretario della Lega Giancarlo Giorgetti incassano il colpo. «È un’opinione autorevole, terremo in considerazione quello che è stato detto oggi, ma confermo che non ci saranno passi indietro sulla legalità», commenta uscendo Bonafede.

Nella relazione, Cantone mette in fila i risultati dell’Agenzia, spesso attaccata da ogni parte
con l’accusa di rallentare l’attività degli amministratori, e prende le difese del codice degli appalti. «Adottato con grandi auspici e senza nemmeno particolari contrarietà, da un giorno all’altro è diventato figlio di nessuno e soprattutto si è trasformato nella causa di gran parte dei problemi del settore e non solo», dice. Sottolineando come in realtà sia stato attuato solo in parte, lasciando sulla carta «i suoi aspetti più qualificanti», ovvero la riduzione delle stazioni appaltanti, i commissari di gara estratti a sorte e il rating d’impresa.

Ma la “toppa” che il governo intende mettere con lo “sblocca cantieri” non lo convince affatto. «Sicuramente incide anche sui poteri dell’Anac, prevedendo il ritorno al regolamento attuativo», in sostituzione alle linee guida dell’Autorità, spiega. Per poi passare in rassegna le criticità del provvedimento. Seppure ridimensionata rispetto ai 200mila euro del testo originario, «la previsione di una soglia abbastanza alta (150mila euro) entro la quale adottare una procedura molto semplificata (richiesta di soli tre preventivi) aumenta certamente il rischio di scelte arbitrarie, se non di fatti corruttivi». Alcune opzioni, poi, dal ritorno dell’appalto integrato all’aumento della soglia dei subappalti al 40% fino alle «amplissime deroghe al codice concesse ai commissari straordinari», sembrano «troppo attente all’idea del “fare” piuttosto che a quella del “far bene”». Senza dimenticare che la sospensione dell’albo dei commissari di gara per un biennio, «proprio quando questa novità stava per partire, rischia di incidere su un momento topico della procedura, facendo venir meno un presidio di trasparenza, oltre che rendere inutile il cospicuo investimento economico (500mila euro circa) che l’Autorità ha sostenuto per applicare la disposizione».

Nessuna valutazione positiva, dunque. Ma giudizio “sospeso” sullo “sblocca cantieri”, che ora passerà alla Camera. Eppure, commenta Cantone, «il raddoppio delle imprese raggiunte da interdittiva antimafia (+56% tra 2015 e 2018, ndr) è preoccupante, è un segnale di quanto le organizzazioni criminali stiano infiltrando l’economia legale. Bisogna capire che è il momento di tenere alta la guardia». Così come «credo sia arrivato il momento di varare una legge sul conflitto di interessi per gestire quelle situazioni che non si possono risolvere con le leggi attuali», dice il presidente dell’Anac. Legge annunciata più volte, anche dal governo Conte, e mai portata a termine.

Allo stato attuale, si legge nella relazione, «le armi per sterilizzare i conflitti di interesse sono decisamente spuntate; in tante occasioni sono state segnalate possibili (e gravi) situazioni di conflitti di interesse anche strutturale e l’Autorità si è dovuta limitare a rilevarne l’esistenza e a evidenziarla all’amministrazione», con una semplice richiesta di rimuovere il conflitto. A cui non sempre viene fatto seguito. «Il contratto di governo resta la nostra bussola, la legge sul conflitto di interessi c’è e saremo i primi che la scriveranno», assicura il ministro Bonafede. L’ipotesi era stata rilanciata anche da Di Maio nello scontro elettorale europeo con Salvini, ma con i nuovi equilibri di governo sarà più dura per i Cinque Stelle portare a casa il bottino.

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