giovedì 18 aprile 2013

Elezione presidente della Repubblica, M5S: misteri post-Quirinarie



M5S, misteri post-Quirinarie
Strada, i numeri e la Kasta
Una piattaforma chiusa non aiuta un Movimento, che ha comunque portato novità interessanti nella politica, tra cui un'idea di partecipazione popolare alle decisioni collettive attraverso il digitale. E che però rivendica una trasparenza che non dimostra
di Tiziano Toniutti

Uno vale uno, sì. ma forse Grillo e  Casaleggio valgono un po’ di più. Sicuramente, più dei numeri dei votanti alle "Quirinarie", che rimangono un mistero anche dopo la scelta dei nomi. Beppe parla di "decine di migliaia" di partecipanti, l'unico numero certificato rimane quello degli aventi diritto, un totale di 48.282. Ma quanti abbiano effettivamente votato e la ripartizione dei voti sono dati ancora ignoti, a disposizione solo di Grillo e Casaleggio, come certificato da Dnv Business Assurance. Gabanelli, Strada e Rodotà potrebbero insomma essere stati votati ipoteticamente da un minimo di 6 persone a un massimo di 48.282.
Quirinarie e candidati. Alla mancanza di un dato assoluto si aggiungono le repliche dei primi due classificati e il silenzio del terzo. Milena Gabanelli si è detta "sopravvalutata", e però si è data del "tempo per pensarci". Gino Strada
ha rimesso la decisione in mano al Movimento, un modo per ringraziare e allo stesso tempo sottolineare che la sua priorità è Emergency e in particolare all'emergenza rappresentata dalla percentuale di italiani che non ha accesso a cure adeguate. Il web (sovrano?) commenta e interpreta. E facendo la tara ai commenti, le posizioni di Gabanelli e Strada si possono sintetizzare come due modi per declinare gentilmente l'invito alla candidatura. Facendo spazio a Rodotà. E mantenendo però profili adatti a eventuali ruoli in un futuro governo.
M5s tra incoerenze e meriti. La sede naturale della democrazia del 2000 è il web, sì, però quando critica un po’ troppo i commenti sul blog di Beppe spariscono. Il primo nome per il Quirinale, Gabanelli, è bravissima ma appartiene pur sempre alla “kasta” dei giornalisti. Servi del potere quando non “schizzamerda”. E ancora: Mai un governo col Pd, o anzi sì, se non avessero preso i rimborsi elettorali. Stipendi dei parlamentari  tagliati, salvando però ogni voce dei rimborsi previsti. Lo streaming per tutto, tranne quando non è il caso. Trasparenza digitale sì, peccato nelle consultazioni online del M5s si usi una piattaforma chiusa, segreta. E invulnerabile anche per l’apriscatole con cui il Movimento 5 Stelle ha aperto il Parlamento “come una scatoletta di tonno”.
I meriti e le novità non mancano nel M5s, sia in Parlamento, dove sono sempre presenti quando tanti latitano, che nel “modello Sicilia”, uno schema regionale che bene o male funziona, riportabile su scala nazionale. Ma non mancano nemmeno le incoerenze. A non perdonarle, prima degli elettori, è la Rete, il brodo primordiale del Movimento. Che nelle ore precedenti all’annuncio del nome di Milena Gabanelli uscito dal cilindro delle “Quirinarie” ha rischiato di vedere Romano Prodi come candidato al Colle. Come dire, il diavolo battezzato con l’acqua santa. Tanto che a Casaleggio è intervenuto a urne aperte: “Sarebbe preferibile un non-politico, ma se i nostri voteranno Prodi lo sosterremo”, ha detto il mastermind del M5s in un incontro pubblico. La stessa Gabanelli viene da quella Rai che il M5s vuole fare a pezzi e vendere, lasciando un solo canale. Ma la Gabanelli e il suo prodotto, Report, sono frutto del lavoro e della bravura di una squadra di eccellenza. Che senza i mezzi della Rai non avrebbe forse potuto essere assemblata.

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