da: La Stampa
Calimero, 50 anni da “piccolo e nero”
Nato nel ’63 dalla penna dei fratelli
Pagot per “Carosello” ora celebrato nella retrospettiva del Future Film
Festival
di
Fulvia Caprara
Un’estate
Anni 60, piena di sapore di sale e di speranze per una vita migliore. Non erano
ancora andati tutti in vacanza, perchè era il 14 luglio e le partenze
intelligenti non erano state inventate. Sugli schermi della tv in bianco e
nero, uno strano pulcino fece la sua prima apparizione. Non era soffice e
giallo, come nei fumetti o come quelli veri che certe volte si acquistavano
cercando di farli crescere in casa.
Era
completamente nero, sovrastato da un guscio bianco e soprattutto molto
infelice: «Tutti ce l’hanno con me perchè sono piccolo e nero... è
un’ingiustizia però». La differenza, come sempre, provocava disagio, rischiando
di scatenare comportamenti razzisti, e allora ecco intervenire il prodigioso
detersivo della Mira Lanza. Un tuffo nel bucato e via tristezza, Calimero,
inventato da Nino e Toni Pagot insieme a Ignazio Colnaghi (proprietario
dell’indimenticabile vocina), tornava momentaneamente felice, fino al prossimo
Carosello, ovvero la sera dopo: «Ma tu non sei nero - gridava entusiasta a
lavandaia -, sei solo sporco!».
Il
messaggio sulla diversità non era proprio edificante, ma l’idea che i timidi,
gli introversi, i deboli, gli emarginati, avessero qualcuno con cui
identificarsi, funzionava a meraviglia: «La forza di Calimero - spiega Marco
Pagot nel volume della Cineteca Italiana di Milano La tv al tempo della Pagot
film - è nella sua identità grafica, nell’immagine immediatamente
riconoscibile: un editore l’aveva definito un “carattere tipografico”».
Insomma,
l’abito fa il monaco e Calimero, che quest’anno compie mezzo secolo e viene
festeggiato a Bologna, nell’ambito del Future Film Festival, con un evento
speciale curato da Mario Serenellini, è diventato una star indiscussa della
storia pubblicitaria italiana: «Quando un personaggio genera un nome comune -
ha scritto Umberto Eco - ha infranto la barriera dell’immortalità ed è entrato
nel mito : si è un calimero come si è un dongiovanni, un casanova, un
donchisciotte, una cenerentola, un giuda».
Grazie
all’aspetto infantile, più bambino che pulcino, i grandi occhi sbarrati sotto
la metà troppo grande di un uovo, il personaggio superò presto i limiti della
scenetta tv. Non solo venne riproposto con immutato successo fino alla metà
degli Anni 70, non solo raggiunse notorietà internazionale con versioni
doppiate in varie lingue (in Giappone la fama del pulcino è indiscussa), ma
addirittura riuscì a entrare nel mondo della politica, con dotte citazioni e
celebri accostamenti. Serenellini ricorda Alighiero Noschese che, in pieni Anni
60, aveva ideato una parodia di Aldo Moro tutta nel segno di Calimero. Ma fu
Giuliano Amato ad andare oltre dichiarando nel 2000, durante la conferenza
stampa di fine anno, una frase che oggi induce sinistri interrogativi:
«L’Italia cresce: non siamo Calimero». Forse non era vero, forse lo siamo
eccome, e non c’è nemmeno la speranza di un detersivo che ci faccia tornare
candidi.
L’anniversario
meritava assolutamente una festa, non c’è Pulcino Pio che tenga, Calimero è
un’altra cosa. A Bologna si rivedranno la vita e le opere del piccolo piumato,
le metamorfosi grafiche, le avventure divise con la fidanzata Priscilla e
l’amico Valeriano, il passaggio dal bianco e nero al colore. Ma soprattutto si scopriranno
le prime versioni di un Calimero in 3D, destinato ad animare una serie di 104
puntate da 12 minuti, pronta per il 2014, e in onda su Raidue. Frutto della
collaborazione tra Italia (Studio Campedelli e Raifiction) e Francia (Gaumont
Alphanim/TF1) con il contributo dello studio torinese Animoka e con la
distribuzione della Disney Europa, il ciclo dovrà porsi soprattutto l’obiettivo
dell’adeguamento ai tempi.
Anche
se l’autocommiserazione è ancora di moda, anche se l’Europa è sempre più piena
di Paesi che stanno per diventare (o lo sono già), piccoli e neri, il mondo di
Calimero dovrà subire qualche modifica. Basti pensare che la serie Mira Lanza,
si intitolava La costanza dà sempre buoni frutti. Un ottimismo della volontà
che oggi fa sorridere di nostalgia. Certo non si può credere che un «Ava come
lava» risolva i problemi di un pulcino emarginato, e magari, per rimanere in
sintonia con l’attualità, si potrebbe pensare a una squadra di galletti bulli
destinati, alla fine, ad avere la peggio.
Possibile
anche prevedere che l’accento spiccatamente veneto del personaggio torni a
scatenare le stesse polemiche degli esordi. E dire che della Lega non c’era
traccia. In verità, a pensarci bene, un Calimero edizione 2014 potrebbe avere
diversi punti in comune con l'oggi. Forse l’unica cosa anacronistica sarebbe il
puntuale lieto fine degli sketch.
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