da: Il Fatto Quotidiano
Liberalizzazioni soft per assicurazioni e banche:
pochi vantaggi per i clienti
Rimangono
immutate le spese per i conti correnti, i mutui e le polizze: il pugno duro
annunciato dal governo si intravede solo nella prima bozza del decreto. Nella
versione definitiva, invece, filiali e agenzie assicurative continuano a dettar
legge
Chi si aspettava che il governo Monti introducesse
provvedimenti di peso nei settori bancari e assicurativi è rimasto abbastanza
deluso. Nel decreto ‘Cresci Italia’, alla voce liberalizzazioni, le promesse
sono state mantenute a metà. Ecco perché.
Banche: per avere il mutuo, ora c’è la possibilità di scegliere tra due offerte di polizza, uno dell’istituto di credito, l’altro di agenzie concorrenti
Meno spese e più trasparenza nei servizi bancari.
Questo l’obiettivo dichiarato dal governo
Monti per i suoi interventi in campo creditizio. Due le novità
annunciate ieri. Vediamo. La prima serve a promuovere l’uso della carta di
credito al posto dei pagamenti in contanti. Il governo vuole arrivare a una
riduzione delle commissioni a carico dei negozianti che offrono al cliente la
possibilità di pagare con la cosiddetta moneta elettronica, cioè la carta di
credito. La fissazione di queste commissioni è però affidata a un macchinoso
processo di consultazione tra i vari attori in gioco: Associazione bancaria,
associazione dei prestatori si sevizi di pagamento, Consorzio Bancomat. L’accordo
va trovato entro giugno. In caso contrario può intervenire d’autorità il
governo.
Nella versione del decreto che circolava ieri sera è invece scomparso ogni riferimento al cosiddetto conto corrente di base, cioè, per fare un esempio, il conto a ridotta operatività riservato agli anziani obbligati per legge ad aprirlo per incassare le pensioni superiori ai mille euro al mese. Nelle bozze precedenti del provvedimento era previsto che il governo avrebbe deciso le condizioni di questo tipo di conti con l’obiettivo semplificare al massimo la giungla delle diverse offerte degli istituti. Offerte spesso difficili da confrontare tra loro. Su questo punto sembrerebbe invece che l’esecutivo Monti si sia alla fine orientato a lasciare che sia un accordo tra banche, Bankitalia e Poste a stabilire il funzionamento del conto corrente di base. L’altra novità riguarda invece le polizze assicurative legate ai mutui. Le banche di solito obbligano il cliente a sottoscrivere una polizza vita al momento della stipula del mutuo. Per gli istituti è un business supplementare. Perché la garanzia viene da una compagnia legata alla banca e il mutuatario non ha possibilità di scelta. La norma annunciata ieri obbliga invece le banche a presentare al cliente almeno due preventivi di due diverse compagnie. Facile prevedere che allo sportello si cercherà di favorire la polizza della compagnia del gruppo, magari mettendola a confronto con un’altra pescata con cura tra quelle meno convenienti sul mercato. Nel merito si era di recente espresso anche l’Antitrust con una raccomandazione che suggeriva al governo di non rendere obbligatorio l’abbinamento polizza-mutuo. Un provvedimento che sarebbe stato ben più penalizzante per le banche. Ma Monti ha scelto diversamente.
Nella versione del decreto che circolava ieri sera è invece scomparso ogni riferimento al cosiddetto conto corrente di base, cioè, per fare un esempio, il conto a ridotta operatività riservato agli anziani obbligati per legge ad aprirlo per incassare le pensioni superiori ai mille euro al mese. Nelle bozze precedenti del provvedimento era previsto che il governo avrebbe deciso le condizioni di questo tipo di conti con l’obiettivo semplificare al massimo la giungla delle diverse offerte degli istituti. Offerte spesso difficili da confrontare tra loro. Su questo punto sembrerebbe invece che l’esecutivo Monti si sia alla fine orientato a lasciare che sia un accordo tra banche, Bankitalia e Poste a stabilire il funzionamento del conto corrente di base. L’altra novità riguarda invece le polizze assicurative legate ai mutui. Le banche di solito obbligano il cliente a sottoscrivere una polizza vita al momento della stipula del mutuo. Per gli istituti è un business supplementare. Perché la garanzia viene da una compagnia legata alla banca e il mutuatario non ha possibilità di scelta. La norma annunciata ieri obbliga invece le banche a presentare al cliente almeno due preventivi di due diverse compagnie. Facile prevedere che allo sportello si cercherà di favorire la polizza della compagnia del gruppo, magari mettendola a confronto con un’altra pescata con cura tra quelle meno convenienti sul mercato. Nel merito si era di recente espresso anche l’Antitrust con una raccomandazione che suggeriva al governo di non rendere obbligatorio l’abbinamento polizza-mutuo. Un provvedimento che sarebbe stato ben più penalizzante per le banche. Ma Monti ha scelto diversamente.
Assicurazioni: non prevista la figura del broker al fianco del cliente, l’agente monomandatario continua a dettar legge
L’intervento veramente incisivo e favorevole ai
consumatori sarebbe stata l’abolizione della figura dell’agente monomandatario,
cioè quello legato una sola compagnia assicurativa di cui è obbligato a vendere
i prodotti. Se sul mercato si affermasse la figura dei broker capaci di illustrare al
cliente più soluzioni per le sue esigenze, gli oneri a carico dell’assicurato
finirebbero per diminuire. Purtroppo le liberalizzazioni
del governo Monti non prevedono nulla di tutto questo. La norma
annunciata ieri, circoscritta al settore delle Rc auto, riguarda soltanto l’obbligo a carico
dell’agente di informare il cliente “in modo corretto trasparente ed esaustivo”
sulle condizioni contrattuali e di prezzo proposte da almeno tre altre
compagnie.
A dire il vero non si vede come e perché un venditore legato a un ben preciso gruppo assicurativo dovrebbe fare pubblicità alle polizze di un’azienda concorrente. Senza contare che il confronto tra proposte alternative può essere autonomamente fatto via internet dal cliente stesso. Insomma, anche in questo caso, la norma appare troppo prudente e finisce per tutelare le aziende assicurative e le migliaia di agenti che già operano sul mercato piuttosto che i consumatori. Senza contare che si è persa ancora l’occasione di favorire la diffusione della figura del broker assicurativo, cioè l’intermediario assicurativo remunerato dal cliente (e non dalle compagnie) per scegliere le offerte migliori in circolazione sul mercato. Una figura professionale che all’estero è molto diffusa anche nella vendita di polizze al dettaglio. Le altre novità in campo assicurativo annunciate ieri riguardano invece più la tutela delle aziende dalle frodi che una vera e propria liberalizzazione. In particolare si è deciso di favorire il cosiddetto risarcimento in forma specifica. Funziona così. La compagnia di assicurazioni può procedere alla riparazione del veicolo danneggiato in un incidente in una officina convenzionata fornendo all’assicurato una garanzia sulle riparazioni “di validità non inferiore a due anni”. Se il cliente preferisce il classico risarcimento in contanti potrà vedersi decurtare del 30 per cento la somma che gli spetterebbe. L’obiettivo di questa norma, così come di una serie di altre novità minori introdotte dal decreto, sarebbe quello di dare un taglio agli oneri a carico delle compagnie sempre più spesso vittime di truffe. In questo modo si spera che anche le tariffe Rc auto, da sempre in costante aumento, finiscano per diminuire. Resta da vedere se questa speranza sopravviverà alla prova del mercato.
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