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Google unifica i dati personali degli utenti e cambia
regole sulla privacy
Le informazioni personali presenti su uno dei servizi
Google saranno trasferite anche sugli altri: una semplificazione, ma anche per
il controllo su contatti e preferenze
di Claudio Leonardi
Aria di
cambiamenti in casa Google, per quanto riguarda le sue politiche di privacy e
trattamento dei dati personali dell'utenza. La società ha annunciato martedì
che avrebbe reso più sintetici e leggibili i termini di adesione, ma non solo.
Dal primo marzo cambierà anche il modo in cui il motore di ricerca usa le
informazioni in suo possesso, ma l'azienda non vuole dare l'impressione di agire
alle spalle dei propri iscritti.
Google annuncia il più grande sforzo di comunicazione al proprio “popolo”, sfruttando l'e-mail e reiterando l'annuncio su diversi siti.
Google annuncia il più grande sforzo di comunicazione al proprio “popolo”, sfruttando l'e-mail e reiterando l'annuncio su diversi siti.
Solo due settimane fa, il motore di ricerca aveva dovuto incassare dure critiche sul tema della privacy in seguito alla decisione di includere, nei risultati di ricerca, messaggi pubblicati sul social network Google+. Sebbene si possano visualizzare esclusivamente i post di persone che si è deciso di seguire (e di cui dunque si potrebbero leggere i messaggi sfogliando il proprio account su Google+), non è piaciuto il fatto che la novità non fosse adeguatamente preannunciata e spiegata.
Da Mountain View fanno sapere che non c'è alcun collegamento tra le modifiche annunciate martedì e le polemiche recenti.
Il risultato è, comunque, che per gli utenti connessi in un account Google, l'azienda potrà usare le informazioni, condivise nell'ambito di uno dei servizi usati, anche in altri servizi di Google.
"Se avete effettuato un accesso, possiamo combinare le informazioni che avete fornito a un servizio con quelle provenienti da altri servizi" ha precisato su un blog aziendale Alma Whitten, responsabile sulla privacy che ha già girato l'Europa, in passato, per spiegare a tutti le politiche di trattamento dei dati personali. "In pratica, vi trattano come un singolo utente attraverso tutti i nostri prodotti, il che si traduce in una esperienza più semplice e intuitiva".
Nel documento pubblicato da Google si specifica che “il nome fornito per il Google Profile potrà essere usato per tutti i servizi che richiedono un Google account”, quindi “noi potremo sostituire i precedenti nomi associati ai Google account, in modo che siate rappresentati coerentemente attraverso tutti i nostri servizi”.
Il motore di ricerca prova sempre a giustificare la proprie scelte in ragione di una maggiore efficienza dell'offerta al pubblico. In questo caso, Google sarà in grado, per esempio, di avvertire un utente che si attarda su Google+ che è in ritardo per un incontro fissato sul calendario, o correggere l'ortografia del nome di un amico in una ricerca su Google.
L'azienda di Mountain View ha voluto sottolineare che i principi di base a cui si ispirano le politiche per la privacy restano immutate. Il motore di ricerca continuerà a non vendere informazioni personali né a distribuirle all'esterno, salvo interventi della magistratura. Prosegue anche la campagna (abbastanza solitaria, occorre ammetterlo) per la “liberazione dei dati”, che consente agli utenti Google di esportare tutte i propri dati su altri servizi, anche concorrenti, o di cancellarli in modo rapido e semplice dai database.
L'altro grande cambiamento annunciato riguarda, come si è accennato, la documentazione che spiega agli utenti termini e modalità dell'uso e della conservazione dei loro dati. Invece di leggere un documento dedicato a ogni servizio, che significava oltre 70 contratti diversi, sarà possibile avere tutte le informazioni relative a 60 prodotti in un singolo file. Malgrado ciò, saranno conservate alcune differenze di trattamento per alcuni prodotti (una dozzina) tra cui Chrome, Wallet e Google Books.
Tanta cura e anticipo nell'informare il pubblico non deve stupire. Nel 2010, Google era stata raggiunta, in patria e in Europa, da severe critiche riguardo al servizio Google Buzz, primo esperimento di social network del gigante di Mountain View, che spiazzò letteralmente l'utenza.
Il Garante italiano per la privacy e altre Autorità di protezione dei dati, avevano chiesto a Google più rigore “nel rispetto delle leggi sulla privacy in vigore nei Paesi in cui immettono nuovi prodotti on line”.
In una lettera firmata dai presidenti delle Autorità di protezione dati di Italia, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Israele, Olanda, Nuova Zelanda, Spagna e Gran Bretagna, si esprimeva profonda preoccupazione per il modo in cui Google aveva affrontato “le questioni legate alla privacy, in particolare per quanto riguarda il recente lancio del social network, Google Buzz”.
"Siamo rimasti profondamente turbati – si leggeva nel documento - dalla recente introduzione dell'applicazione di social networking Google Buzz, che ha purtroppo evidenziato una grave mancanza di riguardo per regole e norme fondamentali in materia di privacy”.
A questo proposito, Google ha aderito alla US-EU Safe Harbor Program, un protocollo nato per facilitare i rapporti tra le imprese americane e le istituzioni e le leggi dedicate alla privacy degli Stati membri della Comunità europea.
La prima impressione, in ogni caso, è che Google, che già sapeva tutto o quasi di noi, ora ha uno strumento più organizzato per usare queste informazioni. Da un lato, sarà come abitare in una casa dove si sa esattamente dove trovare le cose. Dall'altro, lo saprete voi, ma anche Google...
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