Nei giorni scorsi, Murdoch aveva protestato contro Obama reo di non appoggiare
le leggi antipirateria (http://taccuinodiunamarziana.blogspot.com/2012/01/usa-antipirateria-online-murdoch-contro.html)
e contro Google.
Oggi, negli Usa, è in atto un sciopero contro SOPA
e PIPA, questi gli acronimi dei due testi di legge presentati per consentire un
maggiore controllo su tutti i siti – anche quelli stranieri – che linkano materiale
oggetto di copyright.
da: http://www.badtaste.it/
Oggi è il giorno
del più grande sciopero di Internet
di Gabriele Niola
Se avete provato a
cercare qualcosa su Wikipedia nella
giornata di oggi già l’avrete notato: è in atto una manifestazione, la più grande da
quando esiste la rete (ce ne fu una simile nel 1996, ma è roba da ridere
paragonata ad oggi), uno sciopero garbato di cui in
Italia arrivano solo piccole conseguenze (la versione italiana di Wikipedia
consente di consultare comunque l’enciclopedia cliccando su Continua, quella
americana è proprio inaccessibile) ma che negli
Stati Uniti coinvolge 7.000 siti tra cui colossi come Google, Reddit, WordPress
(che ha anche creato un plug-in per tutti coloro che hanno un blog sulla
piattaforma, utile ad oscurare per oggi anche il loro blog), TwitPic,
Cheezburger, BoingBoing, compagnie di videogiochi come Minecraft, browser come
Mozilla, tutti inaccessibili o oscurati
per protesta contro SOPA e PIPA.
Si tratta di due proposte di legge,
una del maggio 2011 e una dell’ottobre 2011, entrambe più volte respinte,
modificate, discusse ma continuamente riproposte. Il loro contenuto è
abbastanza forte, riguarda un controllo
maggiore, più stringente ed eccessivamente centralizzato su siti, blog e quant’altro mostri o anche
solo linki materiale coperto da
copyright. La questione è tanto seria
da aver motivato la più grande manifestazione da parte delle compagnie di internet e tanto da aver costretto il governo degli Stati Uniti a prendere una posizione preventiva ma ufficiale sulla materia specificando:
da aver motivato la più grande manifestazione da parte delle compagnie di internet e tanto da aver costretto il governo degli Stati Uniti a prendere una posizione preventiva ma ufficiale sulla materia specificando:
[this government]
will not support any bill that reduces freedom of expression, increases cybersecurity
risk, or undermines the dynamic, innovative global Internet.
("questo
governo non sosterrà alcuna legge che riduca la libertà di espressione, aumenti
il rischio della cybersicurezza o mini la rete globale dinamica e
innovativa.")
Eppure i meglio
informati sostengono che quanto affermato dall’amministrazione sia
eccessivamente vago e non sufficiente.
Questa volta dunque la mobilitazione è stata quella delle grandi
occasioni e se sarà necessario si andrà anche più in là, perchè in effetti siti come Wikipedia, YouTube o qualsiasi
altro blog producono più ricchezza,
più intelligenza e più valore (nel
senso più astratto possibile) del
copyright che linkano o violano in prima persona. C’è chi vuole avvalersi di tale valore,
trasformarlo in business legittimo e quindi aumentarne le possibilità e chi invece vuole continuare a sfruttare
il vecchio copyright, esattamente come prima. Da questa diatriba nasce
tutto.
SOPA sta per Stop Online Piracy Act, mentre PIPA sta per Protect IP Act, entrambe le proposte
(provenienti da fonti diverse ma appoggiate dai medesimi gruppi) hanno come obiettivo i siti stranieri, cioè tutti
quegli operatori i cui server risiedono
fuori dagli Stati Uniti, ma come rimarcato più volte dalla NetCoalition (un
altro gruppo di pressione contrario alle due proposte e composto dai colossi di
internet come Google) è solo un modo per aggirare la legislazione nazionale e
comunque colpire le fonti domestiche.
Il punto della
questione è che SOPA e PIPA, come accade sempre nelle proposte che sono
appoggiate dai rappresentati delle industrie di cinema, musica e via dicendo,
conferiscono poteri eccessivi ai legittimi proprietari del diritto d’autore
che, vale la pena ricordarlo, non sono nè devono essere i tutori dei propri
diritti. Una loro segnalazione alle autorità fa scattare l’oscuramento di tutto un sito o un
blog (e non solo la parte interessata) senza processo, conferendo a questi 5
giorni per rimediare o provare la propria innocenza. Come conseguenza
aggregatori e social network (da YouTube a Facebook) dovrebbero operare una
pulizia delle loro pagine la cui portata è inimmaginabile e causerebbe una
bancarotta.
Ancora più grave un simile sistema, una volta in vigore, provocherebbe un calo verticale degli investimenti in nuove tecnologie e nuove imprese online. Da
sempre in rete le novità sono alimentate dai venture capitalist, finanzieri che
“puntano” sulle startup finanziandole per poi rientrare tempo dopo, quando
arrivano i guadagni. E’ stato così per Facebook, per Twitter e per migliaia di
altre realtà di oggi che ieri non avevano i mezzi per sostentarsi. I venture
capitalist ritirerebbero ogni investimento se SOPA e PIPA dovessero essere
approvate, poichè la condivisione
e un’idea più leggera di diritto d’autore è la base della vita online e non c’è
startup che, in un modo o nell’altro, non ne faccia uso.
Come rimarca giustamente Google, qui
nessuno è per la pirateria
nè è contro la lotta contro di essa, ma non
bisogna essere estremisti della proprietà intellettuale. Un’idea
conservatrice mirata a ripristinare l’ancient regime è fallimentare, ma non
fallimentare oggi, fallimentare da sempre.
Tempi diversi,
sistemi diversi, diffusioni diverse, opportunità diverse. L’industria dei
contenuti sta soffrendo perdite indicibili per colpa della pirateria ma aziende
come Netflix sono nate proprio con quel business e in quello stesso periodo in
cui Blockbuster moriva. Apple ha cominciato da zero a vendere musica in uno dei
momenti in cui l’industria stava perdendo di più. E’ una
questione di prospettive.
Non si tornerà mai più indietro, nè si potranno fare di nuovo gli stessi soldi
di prima, il mondo è cambiato e SOPA, PIPA o anche l’HADOPI francese (che è la
stessa cosa più o meno) non sono che ostacoli verso il cambiamento, palliativi
che non risolvono (dopo due anni di HADOPI ora “fra” è stabilmente sul podio
delle parole più cercate nei motori di ricerca pirata), creano solo altri
problemi.
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