giovedì 12 gennaio 2012

iTalian TV: tv su I-Pad e p.c


da: Italia Oggi

La tecnologia insidia il canone
Oltre ai canali Rai, Mediaset e La7, gratis anche Bbc, Cnn
di Sergio Luciano  

Si chiama iTalian TV e gli estimatori dell'I-Pad la conosceranno già, per quanto sia stata lanciata solo nei primissimi giorni di gennaio: non a caso, è al primo posto nella classifica delle App più scaricate sulla mitica «tavoletta» della Apple.
È, semplicemente, un'applicazioncina da 0,79 euro, da pagarsi una tantum, che permette di vedere sull'I-Pad, ma anche sul personal computer, i principali canali televisivi italiani: le tre reti Rai principali più Rai 5, Rai Sport 1 e Rai Sport 2; due canali Mediaset (Canale 5 e Italia 1), due canali del gruppo La7 (La7 e La7d); alcuni canali internazionali (BBC, Cnn, CCN-TV), qualche tv d'informazione (Corriere e Repubblica), VirginTv, DeeJayTv, Class Life (una delle reti del gruppo editoriale Class che partecipa al capitale di ItaliaOggi) e altre.
Per riuscirci, basta avere un normalissimo collegamento 3G, o naturalmente navigare in wi-fi su Internet.
Tutto qui. Ah, la qualità della visione è generalmente ottima.
Insomma: un gioiellino a basso prezzo che trasforma l'I-Pad in una tv portatile,
preziosa oltretutto per guardare la tele quando si è all'estero o all'aperto o ovunque non ci sia un televisore classico.
Ora è vero che il canone Rai è una tassa istituita con R.D.L. 21/02/1938 n. 246, in pieno regime fascista, al cui articolo 1 è disposto che «Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto».
Per assurdo, quindi, anche il mero possesso di un forno a microonde lo rende soggetto al pagamento del canone, in quanto è apparecchio adattabile alla ricezione, così come sicuramente il mero possesso di un computer o di un Ipad di obbligherebbe al relativo pagamento (in tal senso la Corte Costituzionale nel 1988: «La legge si riferisce alla capacità dell'apparecchio a ricevere: nel senso, cioè, che il canone e' dovuto anche se l'apparecchio non e' al momento in grado di funzionare ma è adattabile alla ricezione»).
Ma è anche vero che l'innovazione tecnologica rende il canone televisivo (già politicamente insostenibile ma anche sicuramente inabrogabile fino a che la Rai possederà la politica italiana e non viceversa) è sempre più pleonastico soprattutto per un'utenza giovanile e mobile. A meno di prevedere una polizia che insegui i ragazzi per accertare se il loro cellulare riceve o meno i programmi tv anche se la legge, a rigore, come si è già detto, prevede, per esigere il canone, anche la sola ipotesi che lo strumento possa essere adatto (o anche facilmente adattabile?) alla ricezione.
Oggetto odioso, discusso, evaso, eluso da sempre, questo canone Rai, eppure vivissimo, se si pensa che il governo tecnico di Mario Monti lo ha preso talmente sul serio da averlo appena aumentato (gode di una sorta di scala mopbile che è negata alla pensioni altri i 1400 euro al mese).
Certo volendo, la Rai oggi guidata pro-tempore da Lorenza Lei potrebbe in qualsiasi momento proibire allo sviluppatore dell'applicazione, la società Lmp7, di mantenere attive su iTalian TV le proprie reti (o proibirlo al provider dello streaming, che è il gruppo britannico FilmOn, specializzato nella diffusione video su Internet) ma è comunque evidente che la «frittata» è fatta: con la digitalizzazione del segnale, ormai chiunque, volendo, può semplicissimamente replicare la tecnologia della nuova applicazione e rimetterla in circolo. E comunque, per ora, funziona.
Chissà che il nuovo esecutivo non si svegli e interpreti quest'ulteriore segno dei tempi come uno stimolo per riformare la Rai, privatizzandola. Una bella sfida, per il governo tecnico.


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