da: Italia Oggi
La tecnologia insidia il canone
Oltre ai canali Rai, Mediaset e La7, gratis anche
Bbc, Cnn
di Sergio Luciano
Si chiama iTalian TV e gli estimatori dell'I-Pad
la conosceranno già, per quanto sia stata lanciata solo nei primissimi giorni
di gennaio: non a caso, è al primo posto nella classifica delle App più
scaricate sulla mitica «tavoletta» della Apple.
È, semplicemente,
un'applicazioncina da 0,79 euro, da pagarsi una tantum, che permette di vedere
sull'I-Pad, ma anche sul personal computer, i principali canali televisivi
italiani: le tre reti Rai principali più Rai 5, Rai Sport 1 e Rai Sport 2; due
canali Mediaset (Canale 5 e Italia 1), due canali del gruppo La7 (La7 e La7d);
alcuni canali internazionali (BBC, Cnn, CCN-TV), qualche tv d'informazione
(Corriere e Repubblica), VirginTv, DeeJayTv, Class Life (una delle reti del
gruppo editoriale Class che partecipa al capitale di ItaliaOggi) e altre.
Per riuscirci,
basta avere un normalissimo collegamento 3G, o naturalmente navigare in wi-fi
su Internet.
Tutto qui. Ah, la
qualità della visione è generalmente ottima.
Insomma: un
gioiellino a basso prezzo che trasforma l'I-Pad in una tv portatile,
preziosa
oltretutto per guardare la tele quando si è all'estero o all'aperto o ovunque
non ci sia un televisore classico.
Ora è vero che il
canone Rai è una tassa istituita con R.D.L. 21/02/1938 n. 246, in pieno regime
fascista, al cui articolo 1 è disposto che «Chiunque detenga uno o più
apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato
al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente
decreto».
Per assurdo,
quindi, anche il mero possesso di un forno a microonde lo rende soggetto al
pagamento del canone, in quanto è apparecchio adattabile alla ricezione, così
come sicuramente il mero possesso di un computer o di un Ipad di obbligherebbe
al relativo pagamento (in tal senso la Corte Costituzionale nel 1988: «La legge
si riferisce alla capacità dell'apparecchio a ricevere: nel senso, cioè, che il
canone e' dovuto anche se l'apparecchio non e' al momento in grado di
funzionare ma è adattabile alla ricezione»).
Ma è anche vero
che l'innovazione tecnologica rende il canone televisivo (già politicamente
insostenibile ma anche sicuramente inabrogabile fino a che la Rai possederà la
politica italiana e non viceversa) è sempre più pleonastico soprattutto per
un'utenza giovanile e mobile. A meno di prevedere una polizia che insegui i
ragazzi per accertare se il loro cellulare riceve o meno i programmi tv anche
se la legge, a rigore, come si è già detto, prevede, per esigere il canone,
anche la sola ipotesi che lo strumento possa essere adatto (o anche facilmente
adattabile?) alla ricezione.
Oggetto odioso,
discusso, evaso, eluso da sempre, questo canone Rai, eppure vivissimo, se si
pensa che il governo tecnico di Mario Monti lo ha preso talmente sul serio da
averlo appena aumentato (gode di una sorta di scala mopbile che è negata alla
pensioni altri i 1400 euro al mese).
Certo volendo, la
Rai oggi guidata pro-tempore da Lorenza Lei potrebbe in qualsiasi momento
proibire allo sviluppatore dell'applicazione, la società Lmp7, di mantenere
attive su iTalian TV le proprie reti (o proibirlo al provider dello streaming,
che è il gruppo britannico FilmOn, specializzato nella diffusione video su
Internet) ma è comunque evidente che la «frittata» è fatta: con la
digitalizzazione del segnale, ormai chiunque, volendo, può semplicissimamente
replicare la tecnologia della nuova applicazione e rimetterla in circolo. E
comunque, per ora, funziona.
Chissà che il
nuovo esecutivo non si svegli e interpreti quest'ulteriore segno dei tempi come
uno stimolo per riformare la Rai, privatizzandola. Una bella sfida, per il
governo tecnico.
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