Il manager degli U2 attacca Google: "monopolista
che pensa solo a se stessa"
di Luca Castelli
A Paul McGuinness
piace il Midem.
All’inizio del 2008, lo storico manager degli U2 tuonò dalla fiera musicale di
Cannes contro gli Internet provider e i gestori delle reti di comunicazione,
accusandoli di non voler spartire con produttori e artisti i profitti
ottenuti grazie alla pirateria multimediale. Ieri ha concesso il bis, puntando
a un bersaglio ancora più grosso: Google. Presentato come un monopolio che
pensa a difendere solo i suoi interessi.
“Perché non cercano di risolvere i problemi con un atteggiamento più generoso?”, si è chiesto McGuinness, durante un incontro dal titolo Perché il copyright conta ancora online. E si è dato la risposta da solo: “Alla fine il loro interesse è che il flusso di dati prosegua. E questo non accadrebbe se i contenuti venissero pagati”. Riferendosi alla recente discussione su Sopa e Pipa, in cui Google si è schierata contro le nuove leggi proposte al Congresso americano, McGuinness ha aggiunto di non fidarsi nemmeno dei politici “che hanno paura di prendere decisioni impopolari”, sottolineando la capacità dell’industria della Silicon Valley di ottenere il favore dell’opinione pubblica: “Non bisogna mai sottovalutare l’abilità di un monopolio di difendere se stesso”.
McGuinness ha condiviso anche il suo punto di vista su Spotify, il servizio digitale in streaming di cui si parla un po’ ovunque (tranne nei paesi in cui non è disponibile, tra cui l’Italia). Un servizio che avrebbe dovuto “salvare” l’industria discografica e che invece sta generando velenose polemiche e insolite alleanze: piace parecchio
Tornando a Google,
la frecciata del manager degli U2 è l’ennesimo capitolo di una guerra d’alto
profilo economico e industriale, che vede schierati da un lato i grandi
produttori di contenuti e i media tradizionali del ventesimo secolo e
dall’altro i nuovi attori del Web. Una guerra che si sta facendo man mano
sempre più aspra, come ha dimostrato proprio il recente scontro attorno alle
leggi Sopa e Pipa. Lo scorso 14 gennaio è stato Rupert Murdoch ad attaccare
frontalmente Mountain View. “Google è il leader della pirateria”, ha scritto il
tycoon australiano su Twitter, “diffonde film in streaming gratuito, vendendoci
attorno la pubblicità”.
Si tratta insomma
di una guerra combattuta ai piani alti delle multinazionali. Un ring su cui si
confrontano pesi massimi vecchi (Hollywood, major discografiche, network tv) e
nuovi (Apple, Google, dopo l’imminente ingresso in Borsa di sicuro anche
Facebook). Non coinvolge più i singoli utenti e nemmeno gli artisti
medio-piccoli, la cui voce in capitolo è oscurata da colossi come gli U2 (ormai
una vera e propria band-azienda, che solo con il tour del 2011 ha attirato tre
milioni di spettatori e incassato 293 milioni di dollari). Per usare la
terminologia di McGuinness, appare sempre più come una battaglia tra due
monopoli che, su un terreno inedito come è quello del nuovo millennio digitale,
cercano di difendere i propri interessi.di Spotify).
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