Non guardo il tg5,
come non guardo il tg1. Perché le volte nelle quali ho visto qualche servizio li
ho trovati faziosamente berlusconiani.
Con una
differenza. Il tg1 di Minzolini (non sono in grado di valutare la nuova
direzione perché non ho mai visto neppure un momento del tg diretto da Maccari)
era sfacciatamente berlusconiano. Il tg5
è subdolamente berlusconiano. I
servizi del tg di Mimum “iniettano” berlusconismo a dosi piccole ma costanti.
Non si suona la grancassa per il capo, si “inebria” con una melodia che
addormenta la mente.
Stamani leggo il
“buongiorno di Gramellini” (post sotto). E ci trovo questa frase riferita al
comandante (?!) Schettino: “ieri il Tg5 ha definito i suoi tratti fisici
«lombrosiani»”.
Curioso. E’
proprio vero che abbiamo modi diversi di vedere e interpretare persone e
situazioni…
Tempo fa, quanto
scoppiò il caso Tremonti-Milanese, furono
pubblicate notizie in merito allo “scannamento” interno alla Guardia di Finanza
che schierava il generale Adinolfi contro Tremonti. Nel guardare le facce del
generale e dell’onorevole Marco Milanese -
l’affittuario in nero dell’appartamento dove risiedeva Tremonti quando
stava a Roma - mi vennero in mente le
discutibili teorie del Lombroso.
Anche se sono
passati molti anni da quando le ho studiate, le conosco in maniera più
approfondita di certi giornalisti o presunti tali.
Semplificando
anche in modo opinabile, il senso del mio post (http://pinkpanther.iobloggo.com/5560/p4-milanese-e-adinolfi-eil-lombroso)
era: basta guardarli in faccia.
Non mi pare che il direttore, i giornalisti o presunti tali
del tg5, ebbero allora la mia medesima reazione e siano pervenuti alla
stessa conclusione su Milanese e
Adinolfi. E non certo perché esprimersi in tal senso nei confronti di un ministro del governo Berlusconi – seppure suo “nemico” – e
del suo portaborse, minava la
credibilità (?!) del presidente del consiglio nel condurre una compagine
governativa.
E veniamo a ieri.
Nel guardare la faccia di Schettino, non ho pensato al
Lombroso. Nel sentire la telefonata
tra lui e il capitano De Falco ho
invece avuto questa impressione.
Il sig. De Falco non è un eroe. E’ uno che sa fare il
suo lavoro. E’ uno che, in un momento in cui c’è in gioco la vita umana, ha la
lucidità, la capacità di condurre un’operazione.
No. Non è un eroe.
E’ uno dei tanti italiani che realmente, giornalmente, sa fare il suo mestiere.
E’ uno dei tanti italiani che ha conoscenza e coscienza. E’ uno dei tanti
italiani che ha il senso del bene collettivo.
Il sig. Schettino non è un comandante di nave. E’ una macchietta. Nella migliore delle
ipotesi è uno che su una nave da
crociera potrebbe fare, al più: l’entertainer. E’ uno di quelli che sa
conversare, divertire, probabilmente: condire i suoi racconti di particolari
che catturano l’uditore. Fare complimenti alle donne, concedere attenzioni.
Ma è anche uno di
quelli che quando inizia a fare buio e freddo, dice: mi ritiro. Ci si vede dopo e, nel caso non ci vedessimo: è stato un
piacere.
Al direttore del tg5, ai giornalisti
del tg5, questi tratti fisici – perché il carattere è un tratto fisico non una
variabile facoltativa - non ricordano nessuno?
A me, ricordano Silvio Berlusconi.
Da una parte
abbiamo una macchietta: il comandante (?!) Schettino.
Ricordo ai
garantisti - e tra questi ci sta pure Clemente Mimum – che ogni cittadino è
innocente fino a sentenza definitiva passata in giudicato. Premesso questo, le
notizie di questi giorni, la telefonata tra Schettino e De Falco, fanno
ritenere con un certo grado di oggettività, che le maggiori responsabilità sul
naufragio siano imputabili al comandante della Concordia. Ci sono morti. Ci
sono dispersi. E ci sono vivi che sono tali non per merito di un comportamento
professionale da comandante.
Del resto:
Schettino è un entertainer.
Dall’altra parte
c’è un professionista: il capitano De Falco. Un uomo che sa affrontare e
gestire responsabilità e momenti di crisi.
E’ a persone come
il capitano De Falco che si devono affidare certi ruoli, certi compiti. E’ a
professionisti come il capitano De Falco che si affidano strumenti, situazioni,
persone.
E’ da persone come
il comandante Falco che abbiamo bisogno di essere governati, condotti.
Ovviamente, quanto
sopra vale logicamente per tutte le situazioni della vita professionale e
personale nella quale a qualcuno è affidato il compito di decidere per altri,
di coordinare altri.
Clemente Mimum e
compagnia redazionale al servizio di Berlusconi (nel senso che fanno servizi
sul padrone di Mediaset), ritengono invece che ciò che vale in mare non debba
valere a Palazzo Ghigi, alla Camera e al Senato. Alla Regione Lombardia. Nel
Pdl di Napoli (Cosentino)?
Perché la faccia
di Cosentino non ispira a Clemente Mimum e compagnia redazionale nessun ricordo
delle teorie lombrosiane. Non è vero?
O forse Clemente
Mimum e compagnia redazionale ritengono che le responsabilità, gli effetti, i danni,
che può creare una macchietta politica siano inferiori o addirittura non
paragonabili a quelli provocati dalla macchietta Schettino.
Non si vive di
solo pane. La vita è fatta, innanzittutto, di respiro. Se non respiri, non
vivi. Ma è fatta anche di un insieme di vita individuale e collettiva. Di
giornate di lavoro. O di disoccupazione e di cassa integrazione. Di relazione
tra persone. Di situazioni, comportamenti, eventi, decisioni non proprie ma di
altri.
E se tutto ciò è
determinato anche solo in parte da una macchietta che non ha il senso della
gestione collettiva, la nave Italia: affonda. Più lentamente. Meno brutalmente.
Ma, come la Concordia, si piega e perde essere umani.
P.S: e meno male che De Falco, come
Schettino, è di origini napoletane.
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