da: La Stampa
Nina Zilli, l'ironica: "A Sanremo con una
canzone strappamutande"
Pronto l'album "L'amore è femmina", un
brano è scritto con Carmen Consoli
di Marinella Venegoni
Entusiasta,
attiva, appassionata della black music Anni ‘60 (e del vintage, come capita a
ogni musicista di questo tempo). Cantautrice, strumentista, laureata. Di assai
bella presenza ma intrinsecamente antitetica al mondo delle sgallettate.
Autoironica e positiva, emiliana terragna di Piacenza. Tutto questo è Nina
Zilli, 31 anni, una delle tante ragazze che calcheranno le tavole dell’Ariston
a Sanremo fra i big con un titolo e una canzone impegnativi: «Per sempre», che
riporta un po’ al Festival il clima della canzone dell’anno scorso di Mauro
Ermanno Giovanardi. «E’ da super Studio Uno - si entusiasma lei -. Ho voluto
andare a un Sanremo del 1966. Ci sono elementi classicissimi con macchinari
finti, e un’aria molto vinilica. E’ proprio la ballatona strappamutande. Come
testo, partiamo dall’utopia: c’è una parte iniziale di perfetto zerbinamento,
poi si capisce che io ci ho creduto, ma lui è sempre il solito pirla». Brano
tristissimo, malgrado il riassunto divertito, un po’ alla Mina: che in qualche
modo Nina ricorda per la fisicità tracimante, l’altezza, l’allure da ragazza di
buona famiglia.
A Sanremo è stata
due anni fa, e ne è seguito un tour di due anni in tutta Europa, e buone
vendite del primo disco. Com’è caduta, nella rete di Morandi?
«Gianni mi voleva
anche l’anno scorso, ma avevo appena finito il tour. Mi sono ritirata sul
cucuzzolo, e ho scritto un sacco di canzoni». Una selezione delle quali è
riversata nell’album «L’amore è femmina», che uscirà dopo il Festival: «Ho
deciso di non far uscire niente prima, come una volta, per evitare antipatici
reimpaccamenti». E’ un disco notevole e piacevole, ben cantato, prodotto un po’
dal mago Michele Canova e un po’ da Nina stessa, che asseconda le sue passioni:
pop carico di echi soul e rhythm’n’blues, suoni Stax e Motown, fiati, ma anche
un po’ di ‘60 e ‘70. «Ho scritto tutte le canzoni - racconta -. "Un’altra
estate" ha come coautrice Carmen Consoli: le ho mandato una mia melodia
piena di sillabe, lei mi ha aiutata nel testo: gliel’avevo mandata in inglese,
me l’ha restituita in italiano».
Ma poi Zilli è
fiera di stupire i maschi con il suo bagaglio di arnesi da studio. Il
leggendario fonico Pinaxa per esempio, storico collaboratore di Battiato: «E’
un secchione esagerato, ha spalancato gli occhi quando gli ho portato l’Eco
BinSon, un eco a tamburo che ha fatto il suono dei Pink Floyd, e che dà quella
certa aria da vinile. Ho uno spacciatore di vintage personale, un vecchietto
della provincia di Piacenza. E’ passato in studio Billy Corgan e se lo voleva
portar via; la ricerca del suono è importante». Lei si è esercitata anche conducendo
nel 2011 un programma, «Stay Soul», su Radiodue: «Una selezione di tutti i
generi della mia vita, da Slash a Otis Redding. Intanto raccontavo aneddoti.
Sono stati tre mesi d’estate, incidevo il disco e facevo radio, a Milano. Tempo
libero? Niente di speciale. La mia vita è sempre la stessa, non esco mai, vedo
sempre gli stessi amici». Niente passatempi pericolosi, Nina? Pensi alla povera
Amy Winehouse... «Mia madre a vedermi così mi avrebbe tirato un sacco di
schiaffi e mi avrebbe tirata fuori».
Nella serata dei
duetti Zilli canterà con Skye dei Morcheeba, «Never Never Never», cioè «Quando
quando» di Tony Renis, che già l’ha travolta con ore di telefonate. Siete una
bella banda di donne a Sanremo, cara Nina: «Tante, si. Ma io son contenta che
ci sia Bersani, lo amo tantissimo. E anche i Marlene, amo: "Pelle" è
una canzone stupenda». Come si vestirà? «Vivienne Westwood. La indosso da un
annetto, la sciura mi piace molto. La mia tesi era sulle culture giovanili, sul
punk; e c’era lei, pure. Saranno vestiti sciccosissimi, con un tocco di follia
e cofane in testa».
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