giovedì 12 gennaio 2012

Rai: 250 milioni bruciati in dieci anni, pubblicità a Mediaset

 
da: la Repubblica

In dieci anni bruciati 250 milioni e la pubblicità è volata a Mediaset
di Ettore Livini

La Rai è lo specchio del paese. Purtroppo anche sul fronte dei conti.
Viale Mazzini ha perso tra il 2006 e il 2010 quasi 260 milioni, malgrado tagli decisi ai costi (il budget di Rai1 è sceso in cinque anni da 205 a 167 milioni) e qualche guizzo di finanza creativa come la cancellazione di un fondo rischi da 40 milioni. Il bilancio 2011 andrà in archivio in pareggio – ha promesso il direttore generale Lorenza Lei – grazie a due “manovre” lacrime e sangue da 168 milioni che prevedono tra l’altro la chiusura di diverse sedi estere e un colpo di forbice alle spese per i diritti sportivi (è a rischio anche “90esimo minuto”).
La cura dimagrante non è finita: per far quadrare i conti di quest’anno – anzi, per limitare le perdite a 16 milioni – la tv pubblica dovrà trovare il modo di risparmiare altri 112 milioni con interventi decisi anche sul costo del lavoro, decisamente più alto rispetto a quello dei concorrenti.
Come ha fatto la Rai ad arrivare a questo punto? I motivi sono tanti.
Viale Mazzini, com’era prevedibile, paga un pedaggio salato all’era Berlusconi. Nel 2000 le entrate pubblicitarie della tv pubblica erano pari al 60% di quelle di Mediaset. Oggi siamo scesi al 40%, con 250 milioni di spot andati in fumo tra il 2006 e il 2010. Anni
in cui il Biscione ha messo assieme 2 miliardi di utili. Il lieve aumento delle entrate da canone (con un’evasione lievitata però a 725 milioni l’anno) non è bastato a tappare i buchi aperti dal calo degli inserzionisti mentre le spese per gli stipendi hanno continuato a crescere, salendo da 995 milioni a 1,06 miliardi in un lustro.

I BILANCI
Il debito è in rapida crescita da 0 a 800 milioni in pochi anni

La Rai ha chiuso in rosso gli ultimi cinque anni di bilanci, ufficiali con un passivo record di 98 milioni nel 2010. I tagli ai costi (le spese esterne sono scese da 1,5 a 1,25 miliardi, il budget per le fiction è stato ridotto del 40%) non sono bastati a compensare il calo degli spot. Il 2011 dovrebbe chiudersi in pareggio solo grazie a un altro piano lacrime e sangue da 98 milioni varato a dicembre. Viale Mazzini inizia a scricchiolare anche sul fronte patrimoniale. Fino a pochi anni fa la tv pubblica italiana non aveva una lira di debiti. Oggi deve a clienti e dipendenti qualcosa come 800 milioni ed è stata costretta a chiedere alle banche un prestito da 200 milioni per garantire l’operatività del business.

L’AUDIENCE
Fuga di spettatori verso Sky e i “fedelissimi” invecchiano

La Rai – come è successo in misura minore a Mediaset – ha visto calare di molto la sua audience negli ultimi anni. Nel 2005 le tre reti della tv di stato mettevano assieme un ascolto medio nel corso della giornata del 46%. A ottobre 2011 – complice in particolare il boom di Sky sul satellite – il dato si era ridimensionato al 35,1%, cifra che sale al 40,1% tenendo conto della programmazione (meno redditizia) di viale Mazzini sul digitale.
Saxa Rubra paga un pedaggio finanziario importante anche alla tipologia dei suoi spettatori. L’età media dell’audience della Rai è superiore a quella dei concorrenti. Mediaset sopravanza viale Mazzini di 4 punti (34% a 30%) nella fascia anagrafica tra i 15 e i 64 anni, quella più appetita dagli inserzionisti pubblicitari.

TAGLI
Nel mirino costo del lavoro e produttività dei dipendenti

Nel 2012 la Rai dovrà tagliare almeno 112 milioni di costi per far quadrare i conti e recuperare efficienza. Viale Mazzini – un servizio pubblico che gestisce pure molte sedi regionali – ha 11.460 dipendenti contro i 6.285 di Mediaset e i 3.392 di Sky. Secondo R&S-Mediobanca, ogni dipendente della tv di stato produce 256mila euro di fatturato e 91mila di valore aggiunto l’anno a un costo di 89mila euro. Dati molto peggiori rispetto ai rivali: ogni lavoratore Mediaset garantisce 677mila euro di ricavi e 217 mila di margine con uno stipendio di 86mila euro, mentre in Sky siamo a 756mila euro di giro d’affari a testa (quasi il triplo della Rai) con un costo di 53mila euro a persona, il 40% in meno di Saxa Rubra.

CANONE & SPOT
Quasi un italiano su tre non paga l’imposta

Il canone della Rai è cresciuto quest’anno dell’1,4% a 112 euro, un ritocco che garantirà alla tv di stato 20 milioni di entrate in più. Il vero problema resta però quello dell’evasione: dieci anni fa “solo il 15% degli italiani non pagava l’imposta (contro una media dell’8% nella Ue) oggi siamo saliti al 28% per un valore vicino ai 600 milioni. Altri 150 milioni mancano all’appello per il mancato versamento da parte di bar e pubblici esercizi.
Sul fronte degli spot, il budget del 2012 prevede per la Rai un anno in linea con il 2011 ed entrate per un miliardo di euro circa.
La speranza (non scritta in alcun documento) è che parte degli spot emigrati verso Mediaset nell’era del Governo Berlusconi ritorni ora sugli schermi di viale Mazzini.

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