mercoledì 25 gennaio 2012

Punto e stop, azione e stile del governo Monti, tutto si fa per loro: i Mercati


Parte della stampa - non quella a  libro paga Berlusconi -, parte dei politici che lo sostengono, nonché parte dell’opinione pubblica, riconoscono due caratteristiche al governo di Mario Monti:

1. in due mesi ha esaminato, proposto, disposto, più di quanto abbia fatto in tre anni Berlusconi;
2. il modo di porsi di Monti e dei ministri, il linguaggio, il cosiddetto ‘stile’ è ben diverso da quello di Berlusconi.

Le due caratteristiche sono oggettivamente reali.
Ovviamente, è facile comprendere come il “fare” non sia in sé sufficiente. Conta “cosa si fa”, “come lo si fa”, “perché lo si fa”.
Personalmente, ritengo che la manovra ‘salva Italia’ abbia attinto prevalentemente alle tasche disponibili: quelle di chi paga le tasse e costerà, nei prossimi mesi, sulle medesime.
Vedremo se la trasmissione dei movimenti di conto correnti all’Agenzia delle Entrate sarà incrociata con altra movimentazione e altre segnalazioni, così da individuare gli evasori fiscali per costringerli a versare il dovuto.
Quanto alle liberalizzazioni  - da una prima veloce scorsa  - si tratta più che altro di aumentare il numero di accessi ad alcuni settori, più che modificare in modo incisivo logiche di gestione.
Per non dire di quella norma che consente di aprire un’impresa con un solo euro. Omaggio di un bocconiano: Monti a dei bambocci bocconiani.
Dopo che tu, giovane laureato alla Bocconi, hai versato un euro per aprire - formalmente – un’impresa, dovrai trovare il capitale necessario per avviare e mantenere l’attività. Se hai il papà commercialista – laureato alla Bocconi o altra università (accettiamo anche questi, per quanto..la Bocconi è la Bocconi)  - ce la puoi fare, perché risparmi i costi del settore. Non sei strangolato, nel gestire l’impresa, dalle spese che devi sostenere per le consulenze di liberi professionisti (quasi sempre evasori) e/o per le organizzazioni varie che lo Stato italiano rende obbligatorie o di fatto, non rinunciabili per mantenere l’attività.
Contrariamente: chiudi il giorno dopo che hai versato l’euro. A proposito..chiudere un’impresa è gratis o ha un costo? Minore, uguale o maggiore di 1 euro?
Io da piccola (ma anche da adulta) giocavo con il Lego. I giovani d’oggi possono giocare con una norma di Monti.
Non me ne voglia il bocconiano Monti: preferisco il Lego.
E come già scritto qualche giorno fa: il punto non è la fantomatica “liberalizzazione” ma la sconosciuta semplificazione. Vale a dire: individuare ciò che attiene alla realizzazione di un’attività sociale eliminando burocrazie parassitarie, costi inutili. Tutto ciò finalizzato  - in un contesto di regole definite e di controlli attuati – a consentire ai cittadini italiani di intraprendere impresa, produrre e dare occupazione.
La parola “semplificazione”, da quanto apprendo, sembrerebbe entrare nel lessico del governo Monti con prossimo decreto. Attendo di verificare se stiamo parlando della stessa cosa o non già della solita filosofia pro ‘Mercati’.
Ecco che questa parola mi porta alla seconda caratteristica di Monti e dei suoi ministri, supportata da certa stampa, da alcuni politici, da una parte sociale.

Mi direte: la seconda caratteristica è di importanza minore rispetto alla prima.
Eh..no. In linea di principio (ma non solo): è così. Sennonché: la forma a volte è sostanza. Dice “chi siamo” “cosa siamo” “perché siamo”.
Rispetto al vecchio nano puttaniere e al suo codazzo d’inetti servi, indubbiamente Mario Monti e il suo esecutivo si pongono in modo diverso. Sia dal punto di vista formale (linguaggio) sia dal punto di vista sostanziale (comportamenti).
Non vale, per me, l’obiezione che i ministri di Monti e il premier siano spesso in tv. Le scelte fatte da due mesi a questa parte, in un contesto generale ed europeo critico, chiedono che sia fatta un’adeguata comunicazione anche tramite talk show.

Ma cosa c’è in questo stile comunicativo del governo Monti? C’è, soprattutto, una parola: ‘Mercati’.
Da due mesi a questa parte ho letto e ascoltato a sufficienza sia Monti sia alcuni dei suoi ministri e sottosegretari. Ho sentito ripetere come un’ossessione, una sola parola: ‘Mercati’.
Bene.
Mi sono rotta i coglioni.
Spiacente. Non mi sovviene un’espressione più raffinata. Più accademica.

Però.
Prendo atto che questa è la parola d’ordine, la parola all’ordine del giorno.
E, allora, parliamone…

Mario Monti e alcuni dei suoi ministri sanno esprimersi in lingua italiana. Linguaggio chiaro, senza fronzoli. E’ assente la dialettica arzigogolata di chi dice il nulla.
Poiché hanno questa capacità e anche il bisogno costante di ricordarci che tutto ciò che si pensa, si decide, si fa, è per i ‘Mercati’, perché non ci spiegano esattamente cosa siano queste entità e perché ciò che si sta facendo è prioritario per loro.
Perché, con sano realismo ma, probabilmente, una dose d’ingenuità, penso che il centro di attenzione debba essere il ‘mercato’. Il mercato del quartiere, il mercato rionale. Il supermercato.
No. Non è populismo. E’ il paese reale, cari (nel senso che mi costate con le vostre manovre) professori.

E, allora, poiché Monti non ce la racconta tutta sui ‘Mercati, vediamo se riesco a raccontarvi qualcosa io. E alla fine del racconto, stabilirete voi cosa sia il governo Monti. Stile incluso.

Mi rendo perfettamente conto – e con me moltissimi italiani - che siamo in una situazione di crisi generale, sotto l’attacco dei mercati finanziari e con due partner europei che ci hanno dato i compiti da fare a casa, sui quali ci danno i voti, promuovendoci o bocciandoci. Come succede nelle “migliori scuole”, gli studenti sono giudicati, gli insegnanti: no.
In una situazione siffatta, di cui Monti non è direttamente responsabile, è logico che l’approccio concreto oltre che formale sia mirato a risolvere, stabilizzare. Rassicurare.
Tutto si dice e si fa per i mercati. Dobbiamo “rassicurare i mercati”.I mercati ci stanno mettendo a dura prova”. Le misure adottate devono piacere ai mercati. “Domani vedremo come risponderanno i mercati”.
Con sano realismo.
Non possiamo scansare gli effetti provocati dalla finanza. Ma dovremmo anche dirci una verità che, necessariamente, deve raccontare in modo un po’ sommario ma che spero renda l’idea.

Le crisi economiche e finanziarie sono cicliche. L’andamento dei mercati borsistici è fatto di discese e successive risalite con le quali ottenere nuovi profitti. Si creano cicli di scossoni nei mercati. Spesso slegati da reali mutamenti nell’oggetto dell’investimento da giustificare uscite massive. Le quotazioni iniziano una parabola discendente per effetto dei massici disinvestimenti degli investitori istituzionali (fondi d’investimento, banche). Il valore delle aziende, dei titoli quotati, scende al di sotto del reale valore patrimoniale dell’azienda (sia essa privata, sia esso Stato). Raggiunto il punto di “assestamento” funzionale ad uscire realizzando utili o limitando le perdite, gli investitori istituzionali si ripresentano per investire. Riacquistano quantità massive e costanti.
Il riacquisto azzeccato è quello che avviene quando il valore del titolo è inferiore a quello reale dell’azienda (privata o Stato). Non è difficile comprendere che se il prezzo di vendita (al netto di commissioni e tasse) nel momento della discesa borsistica, era superiore al valore di acquisto iniziale, l’uscita dai ‘Mercati’ avviene realizzando comunque profitti, o, nella peggiore delle ipotesi, con perdite non significative.
Ma, anche nel caso in cui l’uscita avesse provocato perdite reali (che significherebbe che l’analista finanziario non ha saputo fare il suo mestiere, salvo condizioni particolari eccezionali non prevedibili) c’è tempo e modo per coprire la perdita e riguadagnare.
Si tratta di capire in quale momento – da quale momento – rientrare nei ‘Mercati’.
In sintesi: ho venduto un titolo per un valore superiore o pari al prezzo dell’acquisto iniziale, lo riacquisto dopo un periodo nel quale il valore è sceso al di sotto del valore reale. La differenza tra i due valori – al netto di spese e tasse - è il mio utile. Che può compensare una precedente perdita o, addirittura, costituire un guadagno.
Ovviamente, tutto questo movimento di uscita ed entrata ha effetto limitato o nullo se effettuato da pochi azionisti. Viceversa, se il movimento di entrata e uscita è eseguito da investitori istituzionali (fondi comuni d’investimento, banche) voi capite che gli effetti finanziari e, conseguentemente, economici sono consistenti.
Tanto da volere e ottenere, da parte dei governi, politiche economiche che consentano a queste entità che “alloggiano” in maniera permanente nei ‘Mercati’ (sia quando ne sono fuori, sia quando ne sono dentro) di realizzare le condizioni favorevoli ai loro interessi. Che sono gli interessi dei clienti che rappresentano.
E tra i clienti, non ci mettiamo i piccoli risparmiatori, ma patrimoni privati di rilievo, aziende alle quali sono concessi finanziamenti per investimenti in altre società.

Questo è, in linea generale (i bocconiani mi perdoneranno la rappresentazione non accademica), il “funzionamento”, la “logica” dei ‘Mercati' e dei cosiddetti ‘poteri forti’.
Chi sia forte e debole in questo meccanismo non è difficile intuirlo.

La domanda a questo punto potrebbe essere: ce ne possiamo fregare di questi ‘Mercati’. No. Perché ci stanno impoverendo. No, se tutto ciò che si fa è…per loro. No, se le manovre economiche, l’aumento dei prezzi, la riduzione del potere d’acquisto di stipendi e pensione deriva da politiche “obbligate” dall’andamento dei ‘Mercati’.
Va detto, perché dobbiamo guardare in faccia la realtà e renderci conto che viviamo – mediamente – nel superfluo, che di là dei movimenti dei ‘Mercati’, dovremmo rivedere il nostro stile di vita. Il modo di pensare, le priorità, il modo di stare nel sociale.
Perché la crisi che si sta attraversando è, sì, provocata a “arte” dalle logiche sopra descritte ma ha gioco facile nell’era dell’eccesso, del superfluo, del: tutto, subito, senza fatica.

Sono stata prolissa, ma l’argomento è “pesante”.
Vorrei chiudere arrivando a un dunque sullo “stile del governo Monti”.
Io ne ho le palle piene di sentir parlare di ‘Mercati' senza che, onestamente, si affermi la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità su queste entità.
Monti e i suoi eminenti professori stanno lavorando per dare un futuro ai nostri figli? Ma che bravi.
Senza verità, chiarezza totale, non si fa il bene di nessuno. Non si fa bene a nessuno. Se non…ai ‘Mercati’.
Perché Mario Monti sta rispondendo alle attese dei ‘Mercati’, più che dei nostri figli.
‘Mercati’ che non ricambiano (se non parzialmente, da qualche giorno). Non hanno ancora manifestato il loro apprezzamento alla politica del premier. Lo faranno dal momento in cui le misure di Monti saranno approvate e attuate. Lo faranno quando gli investitori istituzionali avranno stabilito che è arrivato il momento di rientrare nei ‘Mercati’ italiani.
Monti è il miglior aziendalista che potessero trovare. “Curioso” (ma forse, no) che a scovarlo sia stato un ex comunista (Giorgio Napolitano).

La prossima domanda che dovremo porci è se questa politica per “convincere” “rassicurare” “rispondere” ai ‘Mercati’ giova o no e in che misura agli italiani. Vedremo, nel medio e lungo periodo.
Personalmente, ne dubito fortemente. Perché la ripresa dei ‘Mercati’, la crescita che si dovesse realizzare nei prossimi anni è fasulla. Non è la risposta alla crisi generale che stiamo attraversando.
In questo senso.
Se il modello di sviluppo sarà quello che conosciamo da vent’anni a questa parte (e anche più) a beneficiare saranno sempre i soliti: coloro che giocano e vivono nei ‘Mercati’. Coloro che chiedono crescita per ritrovare o aumentare profitti. Non coloro che chiedono giustizia sociale, un modello politico-economico rispondente alle esigenze vere dell’uomo.
I primi sono concentrati sui ‘Mercati’, gli altri vivono nel paese reale: quello che va al ‘mercato’.
E, allora, la domanda conclusiva che dovremo porci e alla quale dovremo dare o attendere una risposta è la seguente: quale crescita? Per quale modello economico e sociale.
E’ già tardi per pensare a un modello diverso da quello che ciclicamente è governato dai ‘Mercati’.
Nel frattempo, sarebbe di buon gusto, sarebbe un buon esercizio di stile se Monti & C. la piantassero di iniziare, continuare, terminare un discorso mettendo al centro la parola ‘Mercati’.
Quanto meno, evitino di prendere le distanze dalle affermazioni sul loro conto di “relazione” con i “poteri forti". 



P.S questo è il link http://pinkpanther.iobloggo.com/archive.php?eid=985 di un post che ho scritto nel lontano 24 agosto 2007 allo scoppiare della crisi originata dalla finanza “creativa”. Può ancora servire a ricordarci alcuni meccanismi che è opportuno conoscere.

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