venerdì 13 gennaio 2012

Corte Costituzionale: no ai referendum per abolire la legge elettorale


da: la Stampa

La Consulta dice no ai referendum
Polemica tra Di Pietro e Napolitano
Doppio no dei giudici ai quesiti che chiedevano l'abolizione del "Porcellum". Il leader dell'Idv: "Solo per fare un favore al Colle"
Il Quirinale: volgare insinuazione

Doppio "no" della Corte Costituzionale ai referendum sulla legge elettorale: dopo un giorno e mezzo di camera di consiglio, la Consulta ha dichiarato inammissibili sia il quesito sull’abrogazione totale del "Porcellum", sia su quello che chiedeva l’abrogazione per parti della legge Calderoli.

L’attesissima decisione della Corte scatena le reazioni del mondo politico e riapre il tema della riforma della legge elettorale. «Non sono sorpreso - dice a caldo Arturo Parisi, uno dei promotori della raccolta di firme per i referendum - continueremo la nostra battaglia per interpretare il milione e duecentomila firme raccolte, in modo diverso in Parlamento e ancor più di prima all’esterno di esso». «Chi come noi ha dato un aiuto decisivo alla raccolta di firme non può certo gioire per la sentenza della Corte costituzionale ma tuttavia la rispetta», dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Adesso tocca al parlamento agire - ha sottolineato - da domani saremo impegnatissimi nel portare a buon fine il processo di riforma della legge elettorale».


Anche il Pdl, che nei giorni scorsi si era dimostrato aperto alla ipotesi di rivedere il sistema di voto, è sulla stessa posizione: «Prendiamo atto con rispetto della sentenza della Consulta - dice Franco Frattini - la sostanza del problema è politica e certo non tecnica. Il messaggio che la politica deve raccogliere e sviluppare è un accordo solido e trasparente per una nuova legge elettorale rispettosa del diritto di scelta dei cittadini dei propri rappresentanti e del rapporto tra cittadini ed eletti». Nichi Vendola. Leader di Sel, parla di «brutta giornata per la democrazia».

Ma la polemica più forte è quella tra Tonino Di Pietro e Napolitano. Dice il leader di Idv: «Una decisione che non ha nulla di giuridico né di costituzionale, ma è politica e di piacere al Capo dello Stato e alle forze politiche di una maggioranza trasversale e inciucista». Pronta la erplica dal Colle: negli ambienti del Quirinale si rileva che «è una insinuazione volgare e del tutto gratuita, che denota solo scorrettezza istituzionale».

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