martedì 15 maggio 2018

Giulio Regeni, in 200 digiunano con la madre Paola per l’attivista Fathy



Circa 200 persone, secondo quanto riferito all’agenzia ‘Dire’ dal gruppo Verità per Giulio Regeni, hanno già aderito al digiuno a staffetta lanciato da Paola Deffendi Regeni e dal suo avvocato Alessandra Ballerini per la liberazione dell’attivista egiziana Amal Fathy. Arrestata al Cairo l’11 maggio scorso insieme al figlio di tre anni e al marito, Mohamed Lotfy, poi scarcerati, Fathy è accusata di “terrorismo” dopo aver pubblicato un video su internet in cui denunciava le autorità egiziane di non difendere le donne dalle molestie sessuali. Sembra un’altra, però, la vera causa per cui Fathy è finita nel mirino delle forze di sicurezza egiziane: suo marito è il fondatore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà e consulente legale al Cairo della famiglia Regeni. 

Il suo arresto è avvenuto a pochi giorni dall’arrivo in Egitto del sostituto procuratore di Roma Sergio Colaiocco, oggi al Cairo per recuperare le immagini di videosorveglianza che potrebbero rivelare dettagli sulle circostanze della sparizione del ricercatore friulano. Il corpo di Giulio Regeni è stato ritrovato con evidenti segni di tortura sulla strada tra il Cairo e Alessandria il 3 febbraio 2016. “Sembra una maniera per colpirci. Se il problema sono i video di quelle telecamere se li tengano. L’importante è che liberino subito Amal” ha dichiarato l’avvocato Ballerini il 13 maggio, annunciando la protesta. 


“È improbabile che siano una mera coincidenza il raid a casa di Lotfy e l’arresto di sua moglie, a una settimana dalla visita del team tecnico italiano per visionare i filmati legati alla tortura e uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni” ha osservato, a sua volta, il Cairo Institute For Human Rights, in una nota firmata insieme a diverse altre ong locali. Anche al momento della pubblicazione di questo articolo le adesioni al digiuno continuano a crescere:“siamo sommersi” affermano alla ‘Dire’ i responsabili di Verità per Giulio Regeni, mentre l’Associazione Articolo 21 invita i giornalisti ad estendere ad Amal Fathy l’iniziativa della “scorta mediatica”, la campagna sottoscritta da numerosi giornalisti per tenere viva l’attenzione pubblica sulla storia di Giulio Regeni.

Caso Regeni, ieri la madre di Giulio ha annunciato lo sciopero della fame 
Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto nel 2016, ieri mattina ha annunciato l’inizio dello sciopero della fame per protestare contro il fermo di Amal Fathy,moglie  di Mohamed Lofty, direttore esecutivo dell’Ecrf, Commissione per la liberta’ e i diritti umani, che assiste la famiglia Regeni al Cairo. La donna si alternerà nello sciopero con l’avvocato Alessandra Ballerini. 

 “Da donne siamo particolarmente turbate ed inquiete per il protrarsi della detenzione di Amal, moglie del nostro consulente legale Lofty direttore dell’Ecrf. Inizieremo un digiuno a staffetta chiedendo la sua liberazione immediata. Nessuno deve piu’ pagare per la nostra legittima richiesta di verita’ sulla scomparsa, le torture e l’uccisione di Giulio. Vi chiediamo di digiunare con noi, fino a quando Amal non sara’ finalmente libera. Noi siamo la loro speranza”.

Con queste parole Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni e Alessandra Ballerini, legale della famiglia, hanno annunciato lo sciopero della fame a staffetta. Gia’ diverse associazioni e attivisti hanno aderito alla protesta.
“Amal Fathy ha criticato il governo egiziano per non aver protetto le donne e il suo arresto ha dimostrato quanto siano pertinenti le sue preoccupazioni – sottolinea Najia Bounaim, direttore delle campagne del Nord Africa ad Amnesty International -. E’ un giorno buio, le autorita’ egiziane sono piu’ preoccupate di mettere a tacere una donna che parla di molestie sessuali che di prendere provvedimenti per affrontare la questione”.

L’arresto di Amal – continua Bounaim e’ “esattamente il motivo per cui l’Egitto ha bisogno di attivisti coraggiosi come lei per far valere i diritti delle donne. Chiediamo alle autorita’ egiziane di rilasciare immediatamente e incondizionatamente Amal Fathy. La sua detenzione per esprimere pacificamente le sue opinioni e’ un affronto alla liberta’ di espressione garantita dalla costituzione egiziana”.

CIRINNÀ: “ADERISCO ALLO SCIOPERO DELLA FAME, TENIAMO ALTA LA VOCE DELLA VERITÀ”
“Aderisco con indignata passione allo sciopero della fame della mamma di Giulio Regeni perché è necessario tenere alta l’attenzione su una vicenda che è tutt’altro che chiara e conclusa. Quanto sta avvenendo a Il Cairo, con il sequestro delle carte dei legali della famiglia e l’arresto degli attivisti per i diritti civili che si battono per la verità, è di una gravità enorme. In questo momento di latitanza della politica che non decide e dell’inattività della commissione Diritti umani del Senato è quanto mai importante tenere alta contro le menzogne, le mistificazioni e gli insabbiamenti”. Lo dichiara la senatrice del Pd Monica Cirinnà.

“BOLDRINI: SONO CON LA MAMMA DI GIULIO, NON SI ARRESTA DOMANDA DI VERITÀ”
“‘Liberate Amal. E fin quando non lo farete, digiunerò per lei‘. Con queste parole la mamma di Giulio ha annunciato sciopero della fame contro detenzione Amal Fathy. Sono con lei. La domanda di verità non si può arrestare”, dice la deputata di Leu Laura Boldrini.

“FRATOIANNI: INACCETTABILE SILENZIO GOVERNO ITALIANO”
“In Egitto hanno arrestato Amal Fathy, attivista per i diritti umani e moglie del legale della famiglia di Giulio Regeni. In quel Paese continuano a intorbidire le acque intorno alla vicenda di Giulio”. Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali. 
“Mentre in Italia- prosegue il leader di Si- continua il silenzio inaccettabile del governo e dello Stato. A questo punto ci rivolgiamo ai presidenti di Camera e Senato perché siano compiuti atti ufficiali dai massimi rappresentanti del nostro  Parlamento verso le autorità del Cairo per il rispetto dei diritti umani”.
“Sosteniamo il coraggio e la determinazione di Paola Deffendi, mamma di Giulio, che ha iniziato lo sciopero della fame per chiedere che Amal venga liberata. Con la sua famiglia- conclude Fratoianni- continuiamo a chiedere verità e giustizia per Giulio.”

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