da: La Stampa
Ruby,
chiesti 6 anni per Berlusconi
“Ad
Arcore un contesto prostitutivo”
Boccassini:
interdizione perpetua dai pubblici uffici per il Cavaliere. «Nipote di Mubarak?
Balla colossale. E lo sapevano anche in Questura»
di Paolo
Colonnello
Ilda Boccassini, al termine della
requisitoria del processo Ruby, ha chiesto sei anni di reclusione per Silvio
Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile nel processo Ruby.
Il pm ha inoltre chiesto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’ex
premier neppure «meritevole» delle attenuanti generiche.
SENTENZA PREVISTA IL 24 GIUGNO
Per il rappresentante dell’accusa l’ex
premier è responsabile dei due reati contestati. Pertanto la procura
nell’illustrare la richiesta di pena ha spiegato che 5 anni riguardano il primo
reato, aumentati a 6 per il secondo reato. Tra le pene accessorie oltre
all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, il pm ha chiesto, tra l’altro,
l’interdizione legale per 6 anni. Ora la difesa di Berlusconi parlerà il 3
giugno mentre un’altra udienza, probabilmente per eventuali repliche e
sentenza, è stata fissata per il 24 giugno.
LA POLEMICA CON IL PDL
Ruby «mente e nega di avere avuto rapporti
sessuali» con Berlusconi, perché ha avuto «un tornaconto personale»
quantificato in cinque milioni di euro, ha spiegato il procuratore aggiunto di
Milano in uno dei passaggi della requisitoria. Secondo la Boccassini,
«l’interesse» dell’ex premier per il rilascio della giovane marocchina dalla
Questura nel maggio del 2010 si basava sul suo «timore» che «si potesse
disvelare che quella minorenne avesse fatto sesso con lui» e ciò che «accadeva
ad Arcore». Poi un passaggi più politico: «Mi sono sentita smarrita per il
fatto che rappresentanti delle Istituzioni abbiano invaso il Palazzo di
Giustizia lo scorso 11 marzo», ha dichiarato il pm al termine della
requisitoria facendo riferimento alla manifestazione dei parlamentari del Pdl
avvenuta nel corso di un’udienza del medesimo processo.
“LA BALLA COLOSSALE”
Ruby nipote di Mubarak? «Fu una balla
colossale», aveva affermato questa mattina la Boccassini in un passaggio della
requisitoria. «Silvio Berlusconi temeva che Ruby, rimanendo in Questura,
potesse disvelare di avere fatto sesso con il Presidente del Consiglio ad
Arcore. Perchè sapeva che era minorenne: lo sapeva Emilio Fede, lo sapeva la
Minetti, la De Coinceicao, la Pasquino, lo sapeva Mora». Poco prima delle
conclusioni, il pm aveva tirato i suoi colpi finali. È un contesto
«prostitutivo», di interessi economici, di arrembaggio per una particina in
tivù, di mancanza di valori culturali, quello in cui arriva la minorenne Ruby
Rubacuori il giorno in cui mette piede ad Arcore per la prima volta: 14
febbraio 2010. «Non ci sono dubbi» che Ruby «si prostituisse» né che «avesse
fatto sesso con l’imputato e ne aveva ricevuto benefici», ha affermato in aula
Boccassini.
“IL SISTEMA PROSTITUTIVO”
Nell’introduzione della sua attesissima
requisitoria il magistrato aveva ricordato che l’inasprimento delle leggi sulla
prostituzione minorile furono volute proprio dal governo Berlusconi. Una
premessa necessaria per spiegare anche perché di questa vicenda si è occupata
lei stessa, responsabile della Procura distrettuale antimafia, proprio grazie
alle competenze attribuite da queste nuove leggi. Quindi, il pm era passata ad
illustrare la storia del processo e di Karima El Mahroug, in arte Ruby
Rubacuori. «Il collega Sangermano vi ha dimostrato oltre ogni ragionevole
dubbio, che presso l’abitazione di Arcore del presidente del consiglio, le
ragazze invitate facevano parte di un sistema prostitutivo organizzato per
compiacere il piacere di silvio Berlusconi». Un “piacere” che, nonostante
l’assenza di inchieste, era noto già a tutti in quell’epoca, maggio 2010,
quando Ruby venne fermata e portata in Questura. «Anche i funzionari della
questura erano consapevoli del pericolo che poteva rappresentare l’emergere
delle frequentazioni di una minorenne con l’allora Premier, che temeva lo
scandalo».
FEDE, MINETTI E MORA
Ruby, aveva spiegato il pm, non ha una
casa, vive di espedienti e si prostituisce: «E in questo contesto che arriva ad
Arcore, ovvero in quel sistema prostitutivo organizzato per compiacere Silvio
Berlusconi e organizzato da Fede, Minetti e Mora. È quando Ruby il 14 febbraio
2010 arriva ad Arcore, queste tre persone ci sono. E quando viene portata alla
villa da Emilio Fede, il direttore del Tg4 è consapevole della sua minore età,
avendo partecipato come presidente di giuria al concorso di bellezza svolto si
appena qualche mese prima a Taormina». «Possiamo veramente immaginare che in
quel contesto una persona che ha quel rapporto di amicizia e fedeltà assoluta
con il Premier non abbia avvertito il presidente che stava introducendo nella
serata di Arcore anche una minorenne?». Il pm era poi passata ad illustrare il
reato di concussione, relativo alla “liberazione”di Ruby dalla questura la sera
del 28 maggio 2010. Dopo aver ripercorso le conversazioni della funzionaria in
servizio Giorgia Iafrate con il pm dei minori Fiorillo e ricostruito
minuziosamente le telefonate di Silvio Berlusconi al capo di Gabinetto della
Questura Pietro Ostuni da mezzanotte in avanti (le chiamate, attraverso il
cellulare del capo scorta furono almeno 7), ha definito una “scusa grossolana”
aver definito Ruby “nipote di Mubarak”, meglio, «una balla colossale».
“TUTTI SAPEVANO”
«Ora mi sembra evidente di aver potuto
dimostrare ogni oltre ragionevole dubbio che quella notte i vertici Questura di
Milano, a seguito dell’interferenza del Presidente del consiglio rilasciarono
la minore e la consegnarono a una prostituta tramite la Minetti». Tutti
sapevano, ha detto Boccassini, che Karima era una minorenne, «lo dimostra il
semplice fatto che subito ne venne chiesto l’affido e l’affido si può chiedere
solo per i minori».
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