martedì 14 maggio 2013

Processo Berlusconi-Ruby: “Ad Arcore contesto prostitutivo”, chiesti 6 anni per Berlusconi


da: La Stampa

Ruby, chiesti 6 anni per Berlusconi
“Ad Arcore un contesto prostitutivo”
Boccassini: interdizione perpetua dai pubblici uffici per il Cavaliere. «Nipote di Mubarak? Balla colossale. E lo sapevano anche in Questura»
di Paolo Colonnello

Ilda Boccassini, al termine della requisitoria del processo Ruby, ha chiesto sei anni di reclusione per Silvio Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile nel processo Ruby. Il pm ha inoltre chiesto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’ex premier neppure «meritevole» delle attenuanti generiche. 

SENTENZA PREVISTA IL 24 GIUGNO  
Per il rappresentante dell’accusa l’ex premier è responsabile dei due reati contestati. Pertanto la procura nell’illustrare la richiesta di pena ha spiegato che 5 anni riguardano il primo reato, aumentati a 6 per il secondo reato. Tra le pene accessorie oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, il pm ha chiesto, tra l’altro, l’interdizione legale per 6 anni. Ora la difesa di Berlusconi parlerà il 3 giugno mentre un’altra udienza, probabilmente per eventuali repliche e sentenza, è stata fissata per il 24 giugno.  

LA POLEMICA CON IL PDL  
Ruby «mente e nega di avere avuto rapporti sessuali» con Berlusconi, perché ha avuto «un tornaconto personale» quantificato in cinque milioni di euro, ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano in uno dei passaggi della requisitoria. Secondo la Boccassini, «l’interesse» dell’ex premier per il rilascio della giovane marocchina dalla Questura nel maggio del 2010 si basava sul suo «timore» che «si potesse disvelare che quella minorenne avesse fatto sesso con lui» e ciò che «accadeva ad Arcore». Poi un passaggi più politico: «Mi sono sentita smarrita per il fatto che rappresentanti delle Istituzioni abbiano invaso il Palazzo di Giustizia lo scorso 11 marzo», ha dichiarato il pm al termine della requisitoria facendo riferimento alla manifestazione dei parlamentari del Pdl avvenuta nel corso di un’udienza del medesimo processo.  

“LA BALLA COLOSSALE”  
Ruby nipote di Mubarak? «Fu una balla colossale», aveva affermato questa mattina la Boccassini in un passaggio della requisitoria. «Silvio Berlusconi temeva che Ruby, rimanendo in Questura, potesse disvelare di avere fatto sesso con il Presidente del Consiglio ad Arcore. Perchè sapeva che era minorenne: lo sapeva Emilio Fede, lo sapeva la Minetti, la De Coinceicao, la Pasquino, lo sapeva Mora». Poco prima delle conclusioni, il pm aveva tirato i suoi colpi finali. È un contesto «prostitutivo», di interessi economici, di arrembaggio per una particina in tivù, di mancanza di valori culturali, quello in cui arriva la minorenne Ruby Rubacuori il giorno in cui mette piede ad Arcore per la prima volta: 14 febbraio 2010. «Non ci sono dubbi» che Ruby «si prostituisse» né che «avesse fatto sesso con l’imputato e ne aveva ricevuto benefici», ha affermato in aula Boccassini. 

“IL SISTEMA PROSTITUTIVO”  
Nell’introduzione della sua attesissima requisitoria il magistrato aveva ricordato che l’inasprimento delle leggi sulla prostituzione minorile furono volute proprio dal governo Berlusconi. Una premessa necessaria per spiegare anche perché di questa vicenda si è occupata lei stessa, responsabile della Procura distrettuale antimafia, proprio grazie alle competenze attribuite da queste nuove leggi. Quindi, il pm era passata ad illustrare la storia del processo e di Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori. «Il collega Sangermano vi ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio, che presso l’abitazione di Arcore del presidente del consiglio, le ragazze invitate facevano parte di un sistema prostitutivo organizzato per compiacere il piacere di silvio Berlusconi». Un “piacere” che, nonostante l’assenza di inchieste, era noto già a tutti in quell’epoca, maggio 2010, quando Ruby venne fermata e portata in Questura. «Anche i funzionari della questura erano consapevoli del pericolo che poteva rappresentare l’emergere delle frequentazioni di una minorenne con l’allora Premier, che temeva lo scandalo».  

FEDE, MINETTI E MORA  
Ruby, aveva spiegato il pm, non ha una casa, vive di espedienti e si prostituisce: «E in questo contesto che arriva ad Arcore, ovvero in quel sistema prostitutivo organizzato per compiacere Silvio Berlusconi e organizzato da Fede, Minetti e Mora. È quando Ruby il 14 febbraio 2010 arriva ad Arcore, queste tre persone ci sono. E quando viene portata alla villa da Emilio Fede, il direttore del Tg4 è consapevole della sua minore età, avendo partecipato come presidente di giuria al concorso di bellezza svolto si appena qualche mese prima a Taormina». «Possiamo veramente immaginare che in quel contesto una persona che ha quel rapporto di amicizia e fedeltà assoluta con il Premier non abbia avvertito il presidente che stava introducendo nella serata di Arcore anche una minorenne?». Il pm era poi passata ad illustrare il reato di concussione, relativo alla “liberazione”di Ruby dalla questura la sera del 28 maggio 2010. Dopo aver ripercorso le conversazioni della funzionaria in servizio Giorgia Iafrate con il pm dei minori Fiorillo e ricostruito minuziosamente le telefonate di Silvio Berlusconi al capo di Gabinetto della Questura Pietro Ostuni da mezzanotte in avanti (le chiamate, attraverso il cellulare del capo scorta furono almeno 7), ha definito una “scusa grossolana” aver definito Ruby “nipote di Mubarak”, meglio, «una balla colossale». 

“TUTTI SAPEVANO”  
«Ora mi sembra evidente di aver potuto dimostrare ogni oltre ragionevole dubbio che quella notte i vertici Questura di Milano, a seguito dell’interferenza del Presidente del consiglio rilasciarono la minore e la consegnarono a una prostituta tramite la Minetti». Tutti sapevano, ha detto Boccassini, che Karima era una minorenne, «lo dimostra il semplice fatto che subito ne venne chiesto l’affido e l’affido si può chiedere solo per i minori».  

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