martedì 7 maggio 2013

Tv, Carosello Reloaded: più nostalgia che appeal


da: La Stampa

Carosello, più nostalgia che appeal per i nativi digitali
Con un’app lo spot pure su smartphone, sempre bella la sigla
di Alessandra Comazzi

Dietro il Carosello storico c’era una società in evoluzione, dietro il Reloaded c’è una società in crisi, ripiegata e triste. E dunque la Wind insiste sulle persone che vanno al lavoro senza autista e non hanno il cuoco, ma comunicano, in chiarezza, trasparenza, semplicità. La Conad ha preparato una versione lunga della storia di quel signore che si sveglia nella notte per andare a controllare la freschezza dei prodotti. La Ferrero se la cava unendo la vecchia promozione della Nutella in bianco e nero con quella a colori recante la voce di Pavarotti: potranno il Gigante Buono e il cattivo Jo Condor stupire le smaliziate nuove leve di consumatori? 
Nella prima sera del rinato Carosello, ieri, lunedì 6 maggio, la palma dell’originalità va all’Eni con il suo bel raccontino animato che ripropone il cane a sei zampe tipico del marchio il quale incontra la lucertola Piera. Come tutte le lucertole, Piera le prova tutte ma non riesce a scaldarsi. Chissà che cosa significa Carosello per i nativi digitali. Nulla, probabilmente. Al massimo qualche citazione dei genitori, di noi immigrati digitali: erano i tempi in cui si andava a dormire dopo Carosello, ti ricordi i grandi attori di Carosello, la pubblicità non era nefasta, i prodotti reclamizzati si ricordavano e la via educativa della tv passava anche di lì. Se però qualche nativo digitale ha visto Carosello Reloaded, tornato in onda dopo 36 anni, non ha potuto, nemmeno questa volta, comprendere il significato che ebbe un programma durato dal 1957 al 1977, che nobilitava gli spot e diventava costume.  

Intanto alcune aziende, ieri le prime quattro, hanno colto al volo l’occasione. La cosa migliore è l’evocativa sigla, una tarantella napoletana di cui si conosce il titolo, I pagliacci, ma non l’autore, arrangiata da Raffaele Gervasio e rieseguita a Torino dall’Orchestra Sinfonica nazionale della Rai. La melodia è la stessa, stessi gli strumenti solisti che la eseguono, dal mandolino alla tromba, dall’arpa all’ottavino, che caratterizzano le diverse città italiane evocate. L’orchestrazione ha però un sapore più attuale e brillante. La grafica ha mescolato le sigle che si erano succedute nei decenni, colorandole e aggiungendo figurine alla moderna, un ragazzo che fa surf, un altro con la mountain bike, la giovane in nero e tacchi alti. Come dice Anna Maria Testa, pubblicitaria, ma non parente di Armando Testa: «Carosello, così come il maestro Manzi per l’italiano, rappresenta l’alfabetizzazione allo stile di vita moderno per un’Italia che abbandonava le campagne. Per le donne è stato un parametro di liberazione: faceva vedere che esisteva la carne in scatola, per una sera si poteva non cucinare; c’era la lavatrice per non lavare i panni a mano. Per arte, animazione, grafica, è stato un meraviglioso momento di sperimentazione». Troppa roba, un carico troppo pesante, per essere subito compensato. 
Il nuovo Carosello va in onda alle 21,10 su Raiuno, dura 5 minuti, poi su Radio Rai, al cinema e sul web. Si sperimenterà anche, e qui sta la vera novità, la prima applicazione di «realtà aumentata» al mondo della pubblicità. Durante la trasmissione degli spot, una semplice «app» caricata sullo smartphone o sul tablet, consentirà di accedere a contenuti di approfondimento, multimediali ed interattivi, collegati a quanto sta andando in onda. Questo sì è un gran cambiamento, e ancora una volta arriva dalla pubblicità, la vera padrona della televisione. Solo che perché venga voglia di approfondire, gli spot dovranno ben essere accattivanti. Più di quelli visti ieri. 

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