da: La Stampa
Carosello,
più nostalgia che appeal per i nativi digitali
Con
un’app lo spot pure su smartphone, sempre bella la sigla
di Alessandra
Comazzi
Dietro il Carosello storico c’era una
società in evoluzione, dietro il Reloaded c’è una società in crisi, ripiegata e
triste. E dunque la Wind insiste sulle persone che vanno al lavoro senza
autista e non hanno il cuoco, ma comunicano, in chiarezza, trasparenza,
semplicità. La Conad ha preparato una versione lunga della storia di quel
signore che si sveglia nella notte per andare a controllare la freschezza dei
prodotti. La Ferrero se la cava unendo la vecchia promozione della Nutella in
bianco e nero con quella a colori recante la voce di Pavarotti: potranno il
Gigante Buono e il cattivo Jo Condor stupire le smaliziate nuove leve di
consumatori?
Nella prima sera del rinato Carosello,
ieri, lunedì 6 maggio, la palma dell’originalità va all’Eni con il suo bel
raccontino animato che ripropone il cane a sei zampe tipico del marchio il
quale incontra la lucertola Piera. Come tutte le lucertole, Piera le prova
tutte ma non riesce a scaldarsi. Chissà che cosa significa Carosello per i
nativi digitali. Nulla, probabilmente. Al massimo qualche citazione dei
genitori, di noi immigrati digitali: erano i tempi in cui si andava a dormire
dopo Carosello, ti ricordi i grandi attori di Carosello, la pubblicità non era
nefasta, i prodotti reclamizzati si ricordavano e la via educativa della tv
passava anche di lì. Se però qualche nativo digitale ha visto Carosello
Reloaded, tornato in onda dopo 36 anni, non ha potuto, nemmeno questa volta,
comprendere il significato che ebbe un programma durato dal 1957 al 1977, che
nobilitava gli spot e diventava costume.
Intanto alcune aziende, ieri le prime
quattro, hanno colto al volo l’occasione. La cosa migliore è l’evocativa sigla,
una tarantella napoletana di cui si conosce il titolo, I pagliacci, ma non
l’autore, arrangiata da Raffaele Gervasio e rieseguita a Torino dall’Orchestra
Sinfonica nazionale della Rai. La melodia è la stessa, stessi gli strumenti
solisti che la eseguono, dal mandolino alla tromba, dall’arpa all’ottavino, che
caratterizzano le diverse città italiane evocate. L’orchestrazione ha però un
sapore più attuale e brillante. La grafica ha mescolato le sigle che si erano
succedute nei decenni, colorandole e aggiungendo figurine alla moderna, un
ragazzo che fa surf, un altro con la mountain bike, la giovane in nero e tacchi
alti. Come dice Anna Maria Testa, pubblicitaria, ma non parente di Armando
Testa: «Carosello, così come il maestro Manzi per l’italiano, rappresenta
l’alfabetizzazione allo stile di vita moderno per un’Italia che abbandonava le
campagne. Per le donne è stato un parametro di liberazione: faceva vedere che
esisteva la carne in scatola, per una sera si poteva non cucinare; c’era la
lavatrice per non lavare i panni a mano. Per arte, animazione, grafica, è stato
un meraviglioso momento di sperimentazione». Troppa roba, un carico troppo
pesante, per essere subito compensato.
Il nuovo Carosello va in onda alle 21,10 su
Raiuno, dura 5 minuti, poi su Radio Rai, al cinema e sul web. Si sperimenterà
anche, e qui sta la vera novità, la prima applicazione di «realtà aumentata» al
mondo della pubblicità. Durante la trasmissione degli spot, una semplice «app»
caricata sullo smartphone o sul tablet, consentirà di accedere a contenuti di
approfondimento, multimediali ed interattivi, collegati a quanto sta andando in
onda. Questo sì è un gran cambiamento, e ancora una volta arriva dalla
pubblicità, la vera padrona della televisione. Solo che perché venga voglia di
approfondire, gli spot dovranno ben essere accattivanti. Più di quelli visti
ieri.
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