da: la Repubblica
Palazzo
Marino, i conti non tornano: c'è un buco da cento milioni di euro
L'aumento
dell'Irpef e i tagli non sembrano affatto sufficienti per far quadrare il
bilancio. Che nei prossimi giorni dovrà fare il punto sui risparmi degli
assessorati e sui possibili aumenti a carico dei milanesi
di Alessia
Gallione
È un rompicapo ancora senza soluzione. Un
puzzle in cui manca sempre qualche pezzo. Perché anche così, arrivando a
tagliare la spesa fino a incidere la “carne viva”, anche spingendo al massimo
gli aumenti delle tasse e ritoccando all’insù tutte le tariffe possibili, quel
buco da 437 milioni di euro non sarebbe chiuso. È per questo che da Palazzo
Marino è partito l’allarme. La grande paura. Se la situazione non dovesse
cambiare, se dal governo non dovessero arrivare segnali, anche Milano potrebbe
non riuscire a far quadrare i conti. E Francesca Balzani non nasconde la
preoccupazione: «Il bilancio è ancora a rischio: la chiusura, a oggi, è
tutt’altro che scontata. Lunedì, faremo un ulteriore passaggio per capire
quanti risparmi avremmo raggiunto, ma anche in quel caso il disavanzo
rimarrebbe molto elevato». A quel punto scatterebbero gli aumenti. Che non
basterebbero ancora.
È stata chiamata con una missione impossibile, l’assessore al Bilancio: chiudere i conti con i “vincoli” del governo in più, i soldi da Roma in perenne calo
La strada è strettissima. Anche toccando tutte le leve possibili, all’appello potrebbero mancare ancora 100 milioni. Come è possibile? L’assessore non dà altre cifre se non quelle già comunicate ufficialmente dopo la prima tornata di risparmi: dopo una manovra da 138 milioni, quel buco è sceso da 437 a 299 milioni. L’obiettivo di lunedì è tagliare ancora fino a raggiungere un totale di 190 milioni di sacrifici. A quel punto scatterebbero gli aumenti. In teoria la decisione estrema di toccare di due punti l’Imu sulle prime case porterebbe 110 milioni in più, ma questa possibilità è avvolta nella nebbia delle scelte dell’esecutivo. Sul tavolo della giunta resterebbe un’altra durissima mossa: aumentare al massimo l’addizionale Irpef, incassando 110 milioni extra. A quel punto non resterebbe che passare alle tariffe, dalle piscine agli asili: a metà anno, però, non si spera di ricavare più di 20-30 milioni.
Riassumendo: dopo un’operazione da lacrime e sangue tra tagli (190), Irpef maggiorata (110) e servizi più cari (30), mancherebbero ancora 107 milioni. L’ultima speranza sarebbe di agire su poste contabili: un’operazione di ingegneria ragionieristica, che ad esempio aumentando la previsione di incasso di multe o voci arretrate, farebbe recuperare altri 50 milioni teorici. Cifre che però sarebbero tutte sulla carta, però, e che comunque lascerebbero aperta la caccia a 57 milioni. È per questo che partirà la battaglia con il governo: per l’Imu, per poter inserire in parte corrente voci come gli oneri di urbanizzazione (almeno 35 milioni) o le entrate straordinarie. Fino alla deroga al patto. Anche per il segretario della Camera del lavoro, Graziano Gorla, è l’unica chance «per evitare una pesante quanto inutile macelleria sociale».
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