venerdì 10 maggio 2013

Milano, Palazzo Marino: i conti non tornano, buco da cento milioni di euro



da: la Repubblica

Palazzo Marino, i conti non tornano: c'è un buco da cento milioni di euro
L'aumento dell'Irpef e i tagli non sembrano affatto sufficienti per far quadrare il bilancio. Che nei prossimi giorni dovrà fare il punto sui risparmi degli assessorati e sui possibili aumenti a carico dei milanesi
di Alessia Gallione

È un rompicapo ancora senza soluzione. Un puzzle in cui manca sempre qualche pezzo. Perché anche così, arrivando a tagliare la spesa fino a incidere la “carne viva”, anche spingendo al massimo gli aumenti delle tasse e ritoccando all’insù tutte le tariffe possibili, quel buco da 437 milioni di euro non sarebbe chiuso. È per questo che da Palazzo Marino è partito l’allarme. La grande paura. Se la situazione non dovesse cambiare, se dal governo non dovessero arrivare segnali, anche Milano potrebbe non riuscire a far quadrare i conti. E Francesca Balzani non nasconde la preoccupazione: «Il bilancio è ancora a rischio: la chiusura, a oggi, è tutt’altro che scontata. Lunedì, faremo un ulteriore passaggio per capire quanti risparmi avremmo raggiunto, ma anche in quel caso il disavanzo rimarrebbe molto elevato». A quel punto scatterebbero gli aumenti. Che non basterebbero ancora.

È stata chiamata con una missione impossibile, l’assessore al Bilancio: chiudere i conti con i “vincoli” del governo in più, i soldi da Roma in perenne calo
e pochissimo tempo a disposizione. Adesso potrebbe aggiungersi l’ulteriore mazzata dell’Imu. «Ho sempre detto che questo era un bilancio molto difficile da far quadrare. E oggi l’incertezza sull’Imu rende il quadro ancora più complesso», è la fotografia di Balzani. Perché allo squilibrio iniziale potrebbe aggiungersi un ulteriore ammanco di 139 milioni dell’imposta sulle prime case. Tanto che l’assessore ribadisce l’appello: «Bisogna ripensare la fiscalità locale, che deve rimanere alla città che subisce il prelievo. Lo scorso anno i milanesi hanno pagato un miliardo di Imu e 339 milioni sono andati nelle casse del governo. Quei soldi dovrebbero restare a Milano». Il buco sarebbe già coperto.

La strada è strettissima. Anche toccando tutte le leve possibili, all’appello potrebbero mancare ancora 100 milioni. Come è possibile? L’assessore non dà altre cifre se non quelle già comunicate ufficialmente dopo la prima tornata di risparmi: dopo una manovra da 138 milioni, quel buco è sceso da 437 a 299 milioni. L’obiettivo di lunedì è tagliare ancora fino a raggiungere un totale di 190 milioni di sacrifici. A quel punto scatterebbero gli aumenti. In teoria la decisione estrema di toccare di due punti l’Imu sulle prime case porterebbe 110 milioni in più, ma questa possibilità è avvolta nella nebbia delle scelte dell’esecutivo. Sul tavolo della giunta resterebbe un’altra durissima mossa: aumentare al massimo  l’addizionale Irpef, incassando 110 milioni extra. A quel punto non resterebbe che passare alle tariffe, dalle piscine agli asili: a metà anno, però, non si spera di ricavare più di 20-30 milioni.

Riassumendo: dopo un’operazione da lacrime e sangue tra tagli (190), Irpef maggiorata (110) e servizi più cari (30), mancherebbero ancora 107 milioni. L’ultima speranza sarebbe di agire su poste contabili: un’operazione di ingegneria ragionieristica, che ad esempio aumentando la previsione di incasso di multe o voci arretrate, farebbe recuperare altri 50 milioni teorici. Cifre che però sarebbero tutte sulla carta, però, e che comunque lascerebbero aperta la caccia a 57 milioni. È per questo che partirà la battaglia con il governo: per l’Imu, per poter inserire in parte corrente voci come gli oneri di urbanizzazione (almeno 35 milioni) o le entrate straordinarie. Fino alla deroga al patto. Anche per il segretario della Camera del lavoro, Graziano Gorla, è l’unica chance «per evitare una pesante quanto inutile macelleria sociale».

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