da: Lettera 43
Il
silenzio di Milano complice di Kabobo
Paura
di essere considerati colpevoli. Paralizzati dall'effetto sorpresa. Perché
mentre il ghanese passeggiava armato nessuno ha chiamato la polizia. Che
avrebbe potuto salvare tre innocenti.
di Cristina
Brondoni
Il caso di Mada Kabobo che a Milano ha
ucciso a picconate tre persone sabato 11 maggio fa rabbrividire.
Si esce per andare al lavoro o per prendere un caffè di primo mattino e si finisce vittima di uno che, ancora, non si sa perché abbia agito (agli investigatori ha detto di essere stato «guidato» dalle «voci»).
Stabilire le motivazioni, i moventi, che spingono a gesti estremi e, a prima vista inspiegabili, è come provare a indovinare.
Forse soffre di allucinazioni, forse è molto arrabbiato, forse è solo cattivo. Ma, ovviamente, sono solo supposizioni.
Si esce per andare al lavoro o per prendere un caffè di primo mattino e si finisce vittima di uno che, ancora, non si sa perché abbia agito (agli investigatori ha detto di essere stato «guidato» dalle «voci»).
Stabilire le motivazioni, i moventi, che spingono a gesti estremi e, a prima vista inspiegabili, è come provare a indovinare.
Forse soffre di allucinazioni, forse è molto arrabbiato, forse è solo cattivo. Ma, ovviamente, sono solo supposizioni.
I RITARDI NELL'ALLARME. Le domande sono, però, altre. Ci si è chiesti, infatti, come mai chi tra le 5 e le 6 del mattino si è imbattuto in Kabobo armato di spranga prima e di accetta poi non abbia chiesto aiuto.
Qualcuno ha già fatto notare che, forse, la tragedia avrebbe potuto essere evitata con un tempestivo allarme. Ma, anche qui, siamo nel campo delle ipotesi.
IL CASO DEI 38 DI LIVERPOOL. Un
esempio drammatico è quanto accaduto a Liverpool il 12 febbraio 1993. In
un centro commerciale James Bulger, due anni, venne rapito dagli 11enni
Jon Venables e Robert Thompson.
I due condussero il bambino, per mano, fuori dal centro commerciale e, una volta giunti in una zona meno affollata, lo picchiarono. James iniziò a piangere (uno dei colpi gli aveva provocato una ferita alla fronte), perdeva sangue e chiamava disperatamente la madre.
I due condussero il bambino, per mano, fuori dal centro commerciale e, una volta giunti in una zona meno affollata, lo picchiarono. James iniziò a piangere (uno dei colpi gli aveva provocato una ferita alla fronte), perdeva sangue e chiamava disperatamente la madre.
I tre girarono fino a sera per tutta la città
e, in questo peregrinare senza meta, incontrarono 38 persone. Ma nessuno chiamò
la polizia. Qualcuno chiese cosa stesse succedendo e tutti si
accontentarono delle risposte di Jon e Robert. Finché James fu
trovato morto il 14 febbraio sulle rotaie della ferrovia. Oltre a essere stato
picchiato, era stato seviziato.
I 38 di Liverpool, tutti ascoltati
come testimoni, divennero famosi proprio perché in molti fecero notare che se
anche uno solo avesse chiamato la polizia forse James non sarebbe morto.
Eppure possono essere diverse le motivazioni per cui si decide di non rivolgersi alle forze dell'ordine.
Eppure possono essere diverse le motivazioni per cui si decide di non rivolgersi alle forze dell'ordine.
Perché
si può avere paura a chiamare i soccorsi
AVERE QUALCOSA DA PERDERE. Chi ha
debiti con la giustizia (o crede di averli o ha paura di poterli avere) di
solito evita di chiamare polizia e carabinieri. Magari nella convinzione, di
solito errata, di venire caricato di altre responsabilità.
In questo caso manca probabilmente la capacità di discernere tra essere colpevole di qualcosa ed essere, invece, un semplice testimone. E quindi poter dare un aiuto.
In questo caso manca probabilmente la capacità di discernere tra essere colpevole di qualcosa ed essere, invece, un semplice testimone. E quindi poter dare un aiuto.
PAURA DELLA RESPONSABILITÀ. Chiamare
le forze dell'ordine significa anche dover dare i propri dati, rispondere a
domande, spiegare la situazione e, ovviamente, fornire un indirizzo per chi
deve arrivare sul posto a controllare la situazione.
Sono in molti a voler evitare una
telefonata come questa. E non è cattiveria. Piuttosto è sentirsi inadeguati.
Sono quelli, per intendersi, che sulla scena di un incidente dicono agli altri:
«Qualcuno chiami un'ambulanza».
LA NUOVA NORMALITÀ. Milano, si sa, è
una città grande e tentacolare (o almeno così viene descritta ogni tanto). E
qui, un po' come in tutte le grandi città del mondo, certe 'cose' possono
accadere.
E, probabilmente, un uomo di colore in strada al mattino presto che brandisce spranga e accetta urlando, potrebbe non essere sembrato così inusuale. Certamente pericoloso, sicuramente bizzarro.
Ma se lo si vede solo svoltare l'angolo e andarsene, probabilmente a nessuno verrà in mente di avvisare la polizia.
E, probabilmente, un uomo di colore in strada al mattino presto che brandisce spranga e accetta urlando, potrebbe non essere sembrato così inusuale. Certamente pericoloso, sicuramente bizzarro.
Ma se lo si vede solo svoltare l'angolo e andarsene, probabilmente a nessuno verrà in mente di avvisare la polizia.
QUALCUNO CI AVRÀ GIÀ PENSATO. Ci sono
poi quelli che di fronte a una situazione limite come quella di un uomo che
prende a picconate altre persone in mezzo alla strada pensa: «Certamente
qualcuno avrà già chiamato la polizia».
Poi c'è addirittura chi, in attesa dei soccorsi (che però nessuno ha ancora avvisato) interviene per disarmare l'aggressore. Ma di telefonare proprio non ci pensa.
Poi c'è addirittura chi, in attesa dei soccorsi (che però nessuno ha ancora avvisato) interviene per disarmare l'aggressore. Ma di telefonare proprio non ci pensa.
PARALIZZATI DALL'EFFETTO SORPRESA. Quando
accadono fatti eccezionali, come Kabobo andato in giro a uccidere senza motivo,
entra in gioco l'effetto sorpresa. Di solito dura poco e presto subentrano
altre reazioni, come la paura e la rabbia.
Sicuramente chi ha visto il ghanese in azione è stato colto alla sprovvista. Difficile che chi esca di casa si aspetti di trovarsi di fronte una situazione del genere. Un evento comune più ai film che alla vita quotidiana.
In questi casi può essere che la paura paralizzi, nel senso che non si riesce ad agire. Non si sa cosa fare. E si fa fatica a pensare lucidamente.
Sicuramente chi ha visto il ghanese in azione è stato colto alla sprovvista. Difficile che chi esca di casa si aspetti di trovarsi di fronte una situazione del genere. Un evento comune più ai film che alla vita quotidiana.
In questi casi può essere che la paura paralizzi, nel senso che non si riesce ad agire. Non si sa cosa fare. E si fa fatica a pensare lucidamente.
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