Con tutto il rispetto per l’Istat e la
totale assenza del medesimo per Silvio Berlusconi che ha negato la crisi per troppo
tempo, perché vi sono parecchi italiani che guardandosi intorno pensano: ma dov’è
la crisi?
Altra domanda: siamo sicuri che tutti coloro
che – statisticamente – hanno un reddito basso siano effettivamente poveri?
Forse è il caso di cominciare a dire, ancor
più che ricordare, che siamo una repubblica fondata sull’evasione fiscale. E la
piccola e media evasione dà un reddito a parecchia gente. Con buona pace dell’Istat.
Che i poveri reali ci siano, che molti
italiani siano scesi a fasce di reddito più basse, questo sì: è visibile, è
percepibile. Lo dimostrano i dati effettivi delle attività in crisi. Per quanto, anche in questo caso vi è da chiedersi se l'arrivo della crisi e i suoi effetti non sia dovuto a una non eccelsa capacità imprenditoriale in certi settori.
Certo che...se
il parametro è avere il superfluo del superfluo, il compiacere il modello
consumistico “proposto” dalla tv commerciale, i “poveri” sono ancor più di
quelli che dice la statistica.
Sarebbe quanto mai opportuno cercare di
capire quale sia l’entità reale dell’impoverimento. Soprattutto se vogliamo attuare
uno stato sociale che non sia assistenzialismo e premio per i furbi.
Non mi va di essere presa per il culo né dalla
classe politica né dai finti poveri o dai mononeuronici che non hanno ancora
capito che bisogna rivedere certi stili di vita.
da: Lettera 43
Italia,
15 milioni di cittadini in stato di deprivazione
Istat:
un italiano su quattro in disagio economico. Tagli su ferie, cibo e
riscaldamento. Record di giovani nullafacenti.
Sono quasi
15 milioni a fine 2012 gli italiani in condizione di deprivazione o disagio
economico, circa il 25% della popolazione (40% al Sud). È quanto emerge dal
rapporto Istat del 22 maggio, in cui si sottolinea che in grave disagio sono
invece 8,6 milioni di persone, cioé il 14,3%, con un'incidenza più che
raddoppiata in due anni (6,9% nel 2010).
NOVE SEGNALI. I segnali di disagio sono nove: non poter sostenere spese
impreviste, non potersi permettere una settimana di ferie all'anno lontano da
casa, avere arretrati per il mutuo, l'affitto, le bollette o per altri debiti
come per esempio gli acquisti a rate; non potersi permettere un pasto adeguato
ogni due giorni, cioé con proteine della carne o del pesce (o equivalente
vegetariano); non poter riscaldare adeguatamente l'abitazione; non potersi
permettere una lavatrice; un televisore a colori; un telefono; un'automobile.
CARENZA DI PASTI ADEGUATI. In
particolare, rileva l'Istat, continua a crescere in modo consistente la quota
di individui che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato
(16,6%), quota triplicata in due anni. Le persone che affermano di non poter
riscaldare adeguatamente l'abitazione (21,1%) sono raddoppiate in due anni e
coloro che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie in un
anno rappresentano ormai la metà del totale (50,4% rispetto al 46,7% del 2011).
NEL MEZZOGIORNO COLPITO IL 40%. Gli
individui che vivono in famiglie che non possono sostenere spese impreviste di
un importo relativamente contenuto raggiungono il 41,7% (erano il 38,6%
nell'anno precedente). Il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese
continua ad aumentare anche nel 2012. Nelle regioni del Mezzogiorno la
deprivazione materiale, aumentata di oltre tre punti percentuali, colpisce il
40,1% della popolazione, mentre la grave deprivazione, con un aumento di oltre
cinque punti, riguarda ormai una persona su quattro (25,1%).
COINVOLTI ANCHE I REDDITI PIÙ ELEVATI. Nel
2012 si conferma una tendenza già evidenziata nel 2011: la grave deprivazione
materiale comincia a interessare non solo gli individui con i redditi familiari
più bassi ma anche coloro che dispongono
di redditi mediamente più elevati. Nel 2012, circa il 48% degli individui
che cade in condizione di severa deprivazione materiale proviene dal primo
quinto di reddito equivalente, ma più di un quarto di essi nell'anno precedente
si collocava nei quinti di reddito più elevati (dal terzo in poi).
CROLLA IL POTERE D'ACQUISTO: -4,8%. L'Istat
ha segnalato inoltre che nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie italiane
ha registrato una caduta «di intensità eccezionale» del 4,8%. Al calo del
reddito disponibile (-2,2%) è corrisposta una flessione del 4,3% delle quantità di beni e servizi acquistati, la
caduta più forte da inizio Anni 90.
Tra gli altri dati, la disoccupazione giovanile a livelli record e il peso delle tasse sui redditi
disponibili al top dal 1990.
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