da: Lettera 43
La
congiura del Pdl contro Berlusconi
Le
trame dei big contro B. Le verità su Ior, Grillo e Mani pulite. Brani de L'uomo
che sussurra ai potenti di Bisignani-Madron.
Fino a pochi giorni prima della decisione
di Silvio Berlusconi di ridiscendere in campo alle elezioni politiche del
febbraio 2013, dentro al Pdl fervevano i movimenti dei vari notabili per
garantirsi un futuro politico senza il Cav.
E in alcuni casi contro di lui.
Tra i più attivi nella «congiura» l'attuale
segretario e vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano, e Renato Schifani,
oggi capogruppo del partito in Senato.
Pubblichiamo sulla vicenda un brano de L'uomo che sussurra ai potenti, il
libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron edito da Chiarelettere, in libreria dal
30 maggio.
DOMANDA.
Torniamo a quando il Cav decise di ripresentarsi alle elezioni.
RISPOSTA. Fu tirando giù un moccolo da
toscanaccio che fece arrossire Letta e lasciò di stucco Bondi, Schifani, Alfano
e Ghedini che Berlusconi cedette a Verdini. E decise che la partita si poteva
ancora giocare a testa alta.
D. Quando accadde?
D. Quando accadde?
R. A Palazzo Grazioli, nel novembre
del 2012. Dopo gli scandali alla Regione Lazio, il Cav vedeva traditori
ovunque. Diceva che era stato abbandonato e che nessuno aveva solidarizzato con
lui dopo la condanna al processo sui diritti televisivi di Mediaset. In più lo
stavano convincendo che con l’onda lunga di Renzi non c’era più partita.
D.
Il sindaco di Firenze lo terrorizzava?
R. Berlusconi lo ha corteggiato in
tutti i modi. Nei sondaggi riservati Renzi volava, tanto che il Cav non si
sarebbe mai ributtato nella mischia. Solo Bersani fece finta di non
accorgersene, mobilitando tutto l’apparato del partito per batterlo alle
primarie.
D.
E fu allora che arrivò la bestemmia di Verdini?
R. Senza giacca e con le bretelle
sulla camicia bianca, levandosi in piedi, Verdini mollò il moccolo e disse che
per le liste non ci sarebbero stati problemi, a patto che Berlusconi ci
mettesse la faccia smettendola di tentennare. E giù una serie di cifre e
percentuali che confermavano il suo convincimento. Anche Letta, fino a quel
momento titubante sulla nuova battaglia da combattere, si convinse.
D. In mezzo a quel consesso c’erano già molti Giuda pronti a tradirlo.
D. In mezzo a quel consesso c’erano già molti Giuda pronti a tradirlo.
R. Più che tradimento vero e proprio
parlerei di piccoli uomini creati da Berlusconi dal nulla e improvvisamente
convinti di essere diventati super uomini.
Alfano trama con Casini e Maroni contro il
capo. Ma non smette mai di giocare col telefonino
D.
Però, ci va giù duro. A chi pensa?
R. C’è l’imbarazzo della scelta. Il
primo che mi viene in mente è Renato Schifani, avvocato della provincia di
Palermo. Con Angelino Alfano, altro siciliano, lavoravano alla costruzione di
una nuova alleanza senza Berlusconi.
D. Sbaglio o ce l’ha con i siciliani?
D. Sbaglio o ce l’ha con i siciliani?
R. Sono di origine siciliana, gran
parte della mia famiglia è morta nel terremoto di Messina del 1908. Ma i
siciliani a volte diventano talmente superbi da perdere il contatto con la
realtà.
D. Addirittura?
D. Addirittura?
R. Quello di Schifani e Alfano, a cui
altri si sono subito aggregati, era un progetto per un centrodestra senza
Berlusconi.
D. Pensavano veramente di poter fare a meno del Cav?
D. Pensavano veramente di poter fare a meno del Cav?
R. Si montavano a vicenda, senza
capire che quando è ferito Berlusconi dà il meglio di sé. Una volta incoronato
nell’estate 2011 contro il parere di tanti, Alfano ha pensato soprattutto a
costruire un monumento a se stesso. Se ne stava chiuso nel suo ufficio bunker
in via dell’Umiltà, dove era impossibile entrare per chiunque.
D. A far che, se è lecito?
D. A far che, se è lecito?
R. Non ci crederà, ma passava più
tempo con i giornalisti, Facebook e Twitter che non con i parlamentari, la Base
del partito e gli esponenti del mondo imprenditoriale, bancario e culturale che
pure avevano desiderio di conoscerlo. Inoltre ha una vera mania per i giochini
sul cellulare, che non smette di fare nemmeno durante le riunioni. E poi è
tutto preso dal regolare le giornate in base a quel che dice il suo oroscopo.
D. È una battuta?
D. È una battuta?
R. No, il suo astrologo di riferimento
è uno solo: Branko, «l’uomo delle stelle». Alfano va molto fiero di essere
dello Scorpione. Lo stesso segno, ricorda sempre, di Bill Gates e Leonardo
DiCaprio.
D. Sono sicuro che lo stesso dicono di lui anche Gates e DiCaprio. Ma a parte Branko, nelle sue grazie c’è qualche giornalista politico?
D. Sono sicuro che lo stesso dicono di lui anche Gates e DiCaprio. Ma a parte Branko, nelle sue grazie c’è qualche giornalista politico?
R. Francesco Giorgino del Tg1, che ha
per lui una vera passione. E Francesco Verderami delCorriere della Sera.
Entrambi molto vicini alla sua portavoce Danila Subranni, figlia del generale
dei Carabinieri Antonio, capo dei Ros nei primi Anni 90.
D.
Come si articolava il suo progetto per mollare il Cav?
R. Finché il governo Berlusconi stava
in piedi, seppur con una maggioranza risicata, Alfano non si mosse. Cominciò a
farlo non appena insediato l’esecutivo Monti, nel momento in cui per Berlusconi
iniziava la fase più aspra di un calvario politico e giudiziario che non sembra
mai finire.
D. Chi fu il primo di cui cercò la sponda?
D. Chi fu il primo di cui cercò la sponda?
R. Pier Ferdinando Casini, il quale in
realtà lo ha sempre illuso. Ma la sua corte cercò di costruirsela incontrando
parlamentari nella casa ai Parioli che Salvatore Ligresti gli aveva fatto avere
in affitto. E in più stringendo un asse con Roberto Maroni che da ex potente
ministro dell’Interno, dopo aver fatto fuori Umberto Bossi, preconizzava la
morte civile del Cav e l’investitura di Alfano come nuovo leader.
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