giovedì 9 maggio 2013

Cinema, film che piacciono: “Viaggio sola”


da: la Repubblica

"Viaggio sola", successo a sorpresa per i quarantenni che bastano a se stessi



Il cinema ha sue strade inaspettate e misteriose: capita che film dal costo spropositato, magari oltre i 200 milioni di euro, di cui si favoleggia per mesi, si ammoscino di colpo, abbandonati dopo pochi giorni dal pubblico. Capita che film piccoli, costati meno di un milione, secondo i recalcitranti distributori destinati a sicuro insuccesso, arrivino nelle sale quasi clandestini e improvvisamente le riempiano. "Non me lo aspettavo, anche per me è stata una bella sorpresa". Chi non se lo aspettava è Maria Sole Tognazzi, il film, il suo terzo da regista, è Viaggio sola. "Il giorno del mio compleanno l'ho festeggiato con mia madre, e nel primo pomeriggio di quel giorno qualunque, siamo andate in una multisala di Ostia dove tra altri dieci, davano anche il mio film: ero sicura che sarebbe stata vuota invece, li ho contati e fotografati, c'erano 60 donne e due uomini di tutte le età, una folla!". 


Dopo una settimana, i cinema che lo proiettano sono passati da 70 a 110 e sono sempre affollati. "Credo che incuriosisca anche il titolo: che vuol dire viaggio sola, in tempi in cui la solitudine è giudicata come un'esclusione? Che tipo di donna nuova può essere una che viaggia, ma anche vive da sola, non costretta dalla vita ma perché le sta bene così? Una che non ha né famiglia né carriera, che non veste griffata, che non ha un lavoro sicuro, eppure vive senza rimpianti o sensi di colpa questa condizione di libertà e serenità, una persona che basta a se stessa e a cui bastano affetti meno impegnativi di un marito e dei figli".

L'hanno scritto in tre, lei, Francesca Marciano e Ivan Cotroneo: "Siamo tutti e tre quarantenni, tutti e tre non sposati, tutti e tre senza figli, e stiamo bene così". Bisognava trovare per la protagonista una professione inconsueta e interessante per il pubblico, e hanno scelto quella che si chiama "ospite a sorpresa", cioè una di quelle persone che in incognito visitano alberghi a 5 stelle per accertarsi che il loro standard di lusso sia rispettato, dalla temperatura giusta del brodo servito in camera alla pulizia sotto i letti alla cortesia non invadente del personale. "La famiglia di mia madre, i Bettoia, è proprietaria di alberghi dal 1875, 4 stelle a carattere familiare. Un po' me ne intendo. Ma avevamo un problema di costi perché le location sono carissime. Ho fatto un gesto azzardato, inviando la sceneggiatura alla Leading Hotels of the World con sede a New York, che controlla 400 alberghi di massimo lusso nel mondo, di cui un cinquantina in Italia: la nostra fortuna è stata che l'ha ricevuta una signora di 45 anni, senza figli, che, entusiasta, ci ha messo a disposizione gratis luoghi e ospitalità della troupe. Abbiamo così potuto girare in alberghi di gran classe a Shangai, Berlino, Parigi, Gstaad, Marrakesh, in Puglia e Toscana". 

Maria Sole Tognazzi, figlia di Ugo e di Franca Bettoia, è una di quelle quarantenni sottili e naturali che paiono adolescenti: assomiglia sia alla madre, che era molto bella ai tempi di L'uomo di paglia di Pietro Germi, che al padre. "Lui non c'era mai, non mi cercava, tra noi c'era un rapporto muto, di osservazione, siamo stati sulla difensiva sin da quando avevo due anni. È stata mia madre, che amo moltissimo, a tenere insieme la famiglia, i suoi figli, Gianmarco e io, e i figli di altre madri, Ricky e Thomas, diventati nostri amati fratelli maggiori". Maria Sole ricorda una vecchia intervista in cui Tognazzi diceva di lei "la bambina mi snobba, ma l'accetto perché io ho il suo carattere". Questa bambina silenziosa, questa adolescente scontrosa, questa giovane donna intelligente, bella e attualmente serena, ha visto i film di papà Tognazzi solo dopo la sua morte: "Ho capito che era un genio, e dopo tanto tempo mi sono riconciliata con lui, l'ho capito e perdonato". Gli ha dedicato un documentario, lo ha raccontato in L'uomo che ama, il suo secondo film, protagonista Pierfrancesco Favino, un uomo divorato dalla passione per una donna che non lo ricambia. "Mio padre era molto passionale, sentimentale, s'innamorava continuamente e poi soffriva. Ricordo i suoi ultimi anni, divorato dalla depressione, i suoi pianti disperati, il rifiuto d'invecchiare. È morto a 68 anni, io ne avevo 18 e ci sono voluti dieci anni perché mi lasciassi coinvolgere dall'amore". 

Viaggio sola racconta benissimo (e con attori perfetti, Margherita Buy, Stefano Accorsi e gli altri) il mutamento dei rapporti, degli affetti, dei ruoli: una quarantenne sola e non pentita, un antico amore diventato amorevole amicizia, una coppia sposata che non fa più l'amore ma si ama lo stesso, la solidarietà femminile, la donna che decide di tenersi il figlio senza imporlo all'uomo dell'incontro casuale, l'uomo che scopre la meraviglia della paternità che non contempla l'obbligo della coppia, l'antropologa che studia questa rivoluzione dei generi, delle convenzioni e dei sentimenti. Autobiografia sincera della generazione dei quarantenni, il successo del film, dice Maria Sole Tognazzi "mi ha dato una felicità inaspettata, mi fa sentire più forte, più aperta all'altro".



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