giovedì 30 maggio 2013

Francesco Guccini: “torno a scrivere ma per i Nomadi”



da: La Stampa

Francesco Guccini: “Torno a scrivere ma per i Nomadi”
Lui non canta più sul palco ma a Musicultura lo celebrerà la sua band
di Marinella Venegoni
 


Confermata la decisione di non cantare mai più su un palco davanti a folle adoranti, prima di tuffarsi nella sola letteratura Francesco Guccini acconsentirà per l’ultima volta a mescolarsi in pubblico con la musica in un Guccini Day che chiuderà la benemerita rassegna maceratese della canzone d’autore Musicultura, il 23 giugno . In una città con le vetrine imbandite di suoi libri e dischi per tutta la settimana, come si conviene a un eroe che si lascia bonariamente celebrare, assisterà alla proiezione del film-documentario L’ultima Thule coprodotto da sua moglie Raffaella Zuccari, in cui si racconta l’album che chiude una carriera artistica di cui nessuno è mai riuscito a parlare male. Un record. Ma il sorpresone è previsto in serata, quando i tre quarti della sua storica formazione si trasformeranno in cover band, per ripercorrere sul palco i suoi successi storici, con il commento parlato del Guccio. A sostituire
il suo vocione e la erre moscia nell’impegnativa impresa una vecchia conoscenza, Danilo Sacco che già ebbe l’onore di rimpiazzare Augusto Daolio nei Nomadi. Sarà, quello di Macerata, il debutto del tour della band, benedetto dal Capo in persona. Essere celebrati e ripercorsi da vivi e arzilli, , rappresenta una circostanza stravagante; che pare non scomporre più di tanto il Maestrone: «La notizia è che Flaco Biondini, Vince Tempera, Antonio Marangolo e Pierluigi Mingotti, con Gigi Cavalli Cocchi alla batteria, hanno fatto questo gruppo e lavoreranno loro, con Sacco alla voce».

Sicuro di non cantare proprio più?  
«Glielo avevo già detto, non canto più in pubblico. Per gli amici sì, magari dopo una cena... Volevano chiamarsi I musici come li ho sempre chiamati io, invece terranno i loro nomi. E invece...». 

Invece?  
«Invece ho scritto con Flaco una canzone per i cinquant’anni dei Nomadi, che celebreranno a Cesenatico. Si intitola Nomadi e gioca un po’ sul significato letterale e sul nome della band. Ma non vado oltre, sarà Carletti a parlarne». 

Che destino di fraternità emiliana, i Nomadi e Guccini. Dal loro primo successo Dio è morto all’ultima canzone sua scritta proprio per loro. Però potrebbero nascerne altre, no?  
«Non è che ne abbia gran voglia, adesso sto scrivendo Il dizionario delle cose perdute. Però ho prodotto un gruppo, il cui leader Gianfranco Riccelli è un colonnello dei carabinieri di stanza a Bologna. Nell’album ci sono testi di Lolli, Manfredi e Giancarlo Lucarelli. Si chiamano Arangara, che in calabrese è l’albero dell’arancia portato qui da Marco Polo, di cui sono ghiotti gli elefanti. Gli uomini si indirizzavano agli animali con un’arancia in mano, dicendo “arangara”, che significava “vieni qui”, Marco Polo si convinse che dicessero “arancia”, così le è rimasto quel nome. Il disco esce con la nostra etichetta Via Paolo Fabbri 43. Curioso e interessante». 

Ma sarà una cosa emozionante, la celebrazione a Musicultura...  
«Sono curioso di sentire le mie canzoni cantate dai miei, non mi era mai successo. Ho evitato manifestazioni glorificanti per questa, che mi pare un’idea molto sobria. Tra l’altro stanno collaborando a metter su un concerto a Carpi, ancora per i terremotati. Andrò, ma solo a guardare». 

Non le spiace?  
«Un pochino sì, ma ormai ho preso la decisione. Ogni tanto comunque andrò in giro, a raccontare il libro».  

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