da: Il Fatto Quotidiano
Giochi
di prestigio alle spalle del popolo: blocco dell’Imu per contento B.
Ma
a luglio aumenta l’Iva
di Stefano
Feltri
L’aumento di un punto percentuale dell’Iva,
l’imposta sui consumi, a luglio ci sarà: la gestione della riforma dell’Imu
impedisce al governo di lavorare su qualche riforma strutturale che permetta di
trovare la copertura richiesta per evitarlo, 2 miliardi per il 2013 e 4
miliardi per il 2014. Lo lascia intendere il premier Enrico Letta in un
colloquio con Repubblica. E da palazzo Chigi confermano: “Il presidente si
atterrà al discorso di insediamento, in cui non si parlava dell’Imu sui
capannoni industriali e l’impegno sull’Iva era soltanto al condizionale”.
Al Tesoro stanno provando a ragionare sul dossier, “ma 2 miliardi sono un sacco
di soldi”, spiega il sottosegretario Pd Pier Paolo Baretta.
In questi giorni il governo sta provando a
tacitare tutte le richieste dicendo che “bisogna aspettare la chiusura della
procedura d’infrazione europea”, cioè il fatidico 29 maggio in cui la
Commissione europea chiederà di spostare l’Italia nella lista dei Paesi
virtuosi con il deficit sotto il 3 per cento del Pil. Ma al ministero
dell’Economia sanno benissimo che quella evoluzione, pur positiva, non sarà la
panacea: “Per l’Iva è un problema di coperture, non di procedura
d’infrazione”. E se per il momento non si sono trovate per abolire l’Imu,
figurarsi per Imu più Iva. I prossimi due mesi saranno tutti dedicati alla
riforma della tassazione sulla casa, la sospensione della rata dura fino al 31
agosto. In assenza di una nuova legge, la prima rata Imu dovrà essere pagata il
16 settembre. Ed è ormai chiaro che intervenire sull’imposta relativa alle
prime case può costringere il governo a cambiare a catena sia il carico fiscale
sugli altri immobili che a rivedere la Tares, un’altra imposta legata ai
rifiuti che però si fonda sulla casa. Vasto programma, che assorbirà tutte le
energie del governo Letta.
Se a luglio l’aliquota più alta dell’Iva
passerà dal 21 al 22 per cento, le conseguenze saranno rilevanti: circa
135 euro in più a famiglia se ne andranno in tasse invece che in consumi e 26
mila imprese potrebbero chiudere entro fine 2013, stima la Confcommercio. Letta
sta studiando un piano di emergenza, secondo l’approccio del suo governo: se
non puoi risolvere un problema, rimandalo. “Tenteremo di scongiurare l’aumento,
di allontanarlo per poi lavorarci”, ha detto il premier un paio di settimane fa
durante l’intervista aChe tempo che fa.
L’unica via è questa: sospendere
l’aumento Iva come si è sospesa la rata dell’Imu, rinviarlo a dicembre e
legarlo, anche in questo caso, a una riforma strutturale e ambiziosa, quella
delle agevolazioni fiscali (le ha già censite da tempo Vieri Ceriani, da
sottosegretario). Una lista di piccoli privilegi e giusti aiuti la cui revisione
può valere 20 miliardi, ma richiede tempo e pazienti negoziati. Ogni
agevolazione è cara a un gruppo preciso di elettori, pronti a lottare per non
esserne privati. A dicembre 2012 Pier Paolo Baretta e Renato Brunetta, da
relatori Pd e Pdl alla legge di Stabilità, provarono a eliminare la detrazione
del 19 per cento per le spese veterinarie. Dopo le proteste hanno dovuto
arrendersi. La furia di chi si vedrebbe di fatto aumentate le tasse non è
l’unico ostacolo. L’Iva si incassa su base mensile, congelare l’aumento fino a
dicembre significa bloccare sei mesi di gettito e creare poi una congestione
per fine anno tra Imu (tutta o la seconda rata), Tares e, appunto, l’Iva
dovuta. Sempre ammesso che il governo sopravviva alla gestione della questione
Imu.
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