da: Il Salvagente
Rapporto
Inran: ''Il biologico è superiore''
Pubblicati
i risultati del progetto Bioqualia. Frutta, ortaggi e latte superiori sul
profilo nutrizionale. Costi energetici di poco superiori.
di Giorgia
Nardelli
Biologico è meglio. Frutta e verdura
"organici" e prodotti di animali allevati in modo naturale,
contengono un maggior numero di vitamine, antiossidanti, e sostanze salutari. A
contraddire decine di ricerche, che hanno fatto tanto discutere negli ultimi
anni, le conclusioni di una revisione bibliografica del Cra (Consiglio per la
Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, ex Inran), che ha portato a
termine il progetto "Bioqualia - La qualità nutrizionale ed organolettica
delle produzioni biologiche".
Non è solo questione di chimica
I ricercatori dell'ex Istituto nazionale
per la ricerca e la nutrizione hanno condotto un'indagine sulle ricerche
pubblicate su riviste scientifiche internazionali dal 2005 al 2011, nelle quali
sono state messe a confronto le caratteristiche nutrizionali dei prodotti bio e
di quelli tradizionali. Con il risultato che quelli coltivati senza l'uso di
disserbanti e altre sostenze chimiche, non hanno solo il vantaggio di essere
"senza chimica", ma sono qualitativamente superiori.
Più vitamine e antiossidanti
Più nel dettaglio, la frutta biologica
tende ad avere un maggior presenza di vitamina C e - nel caso dei frutti a
bacca – un più elevato contenuto di composti fenolici rispetto alla
convenzionale; gli ortaggi biologici tendono a mostrare una
concentrazione superiore di carotenoidi; il latte ottenuto da animali allevati con
il sistema biologico (così come i suoi derivati) sembrano più ricchi in
acidi grassi polinsaturi e acido linoleico coniugato, sostanze che hanno
dimostrato di avere una considerevole azione preventiva verso numerose
patologie, come quelle cardiovascolari.
Anche il fertilizzante conta
Nell’ambito del progetto Bioqualia,
inoltre, il Cra, in collaborazione con il Centro di Sperimentazione Agraria e
Forestale Laimburg di Ora, in provincia di Bolzano, ha svolto uno studio sulle
problematiche legate alla fertilizzazione nella coltivazione biologica del
melo, che aveva lo scopo di chiarire quali fertilizzanti - tra quelli ammessi
in agricoltura biologica - e con quali modalità di utilizzo, avessero l'impatto
migliore sul prodotto finale, dal punto di vista organolettico.
Solo il 5% in più di consumo energetico
Lo studio aveva anche l'obiettivo di
chiarire se l'utilizzo in agricoltura dei metodi biologici comporta dei costi
energetici maggiori rispetto alle tecniche tradizionali, e può di conseguenza
risultare controproducente dal punto di vista ambientale. A questo scopo
l’Università di Palermo ha valutato le prestazioni energetico-ambientali della
filiera produttiva delle mele biologiche coltivate in Trentino Alto Adige.
Scoprendo che che le tecniche bio hanno un impatto energetico e ambientale del
5% rispetto alla filiera convenzionale.
Contro l'effetto serra meglio il km 0
In particolare, la ricerca ha mostrato che
la fase che implica i maggiori costi energetici non è tanto quella della
produzione, bensì quella della distribuzione, responsabile anche delle
emissioni di gas serra maggiori (60-70%). A questo proposito la realizzazione
della filiera corta (e la vendita dei prodotti a “km zero”) abbatterebbe
di oltre il 96% i consumi energetici e le emissioni di gas serra.
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