da: la Repubblica
Gabriella
Pession l’americana: “adesso New York è la mia casa”
L'attrice,
protagonista di tante fiction, è un'agente speciale nella serie "Crossing
Lines" in onda sulla Nbc e su RaiDue dal 31 maggio. "Lavorare in
America non mi fa paura perché ci sono cresciuta. Ma so che è dura. Ma almeno
qui non pensano che chi fa fiction non può fare cinema"
di Silvia
Fumarola
Poteva diventare una campionessa di
pattinaggio ma un incidente l'ha fermata. L'unico stop nella vita di Gabriella
Pession, che da Orgoglio a Capri passando per L'amore
è eterno finché dura a Oggi sposi al cinema, è diventata una
delle attrici più popolari. Dopo aver girato la seconda serie di Rossella per
la Rai ha dato una svolta alla carriera e si è trasferita negli Stati Uniti.
"Il mio sogno", racconta, " è sempre stato quello di lavorare in
America dove sono nata e dove c'è la mia famiglia, La persona più straordinaria
era mia nonna, che lasciò il nonno e andò ad abitare in Florida. Io sono
cresciuta con lei e con mamma, ho vissuto in negli Stati Uniti per otto
anni".
Da eroina romantica si è trasformata in
un'agente speciale in Crossing Lines, la serie prodotta dalla Rai con
Tandem Communication, che andrà in onda in America sulla Nbc - e in anteprima
mondiale dal 31 maggio su RaiDue. Scritta e ideata da Edward Allen Bernero,
creatore di Criminal Minds, interpretata tra gli altri da Donald
Sutherland, racconta le azioni di un'unità speciale anticrimine i cui membri
vengono reclutati dalle forze di polizia di diversi paesi nel mondo. E visto
che l'Europa rappresenta il territorio perfetto per fare traffici illeciti, gli
agenti speciali intercettano i cattivi sulle rotte internazionali.
Trentacinque anni, faccia da bambina, la Pession è molto determinata: ragazzina, durante i Telegatti salì sul palco per abbracciare Michael Jackson. "Andavo al liceo, per guadagnare qualche soldo facevo la hostess nel teatro che ospitava il gala, vestita da sera. Sono una grande fan di Jackson, e non ho resistito".
Gabriella, com'è entrata nel cast di Crossing Lines?
"Ho fatto un provino. Due anni fa avevo girato una puntata della sit com Wilfred con Elijah Wood, negli Stati Uniti fai una cosa piccolina piccolina e gli viene dato grande valore, Bernero si è incuriosito. Se vuoi davvero fare qualcosa devi andare ai provini".
Come si è organizzata in America?
"Ho una casa a New York, mi sono sempre spostata tra la California e Manhattan ma non amo Los Angeles perché non guido. New York è casa mia, cammino come una pazza, faccio la spesa, vado a teatro, al cinema, faccio provini e mi tengo aggiornata. C'è un'energia speciale. Sono bilingue e lavorando con una coach ho perso l'accento italiano. La nostra serie made in Europe è stata una scommessa, abbiamo presentato al Mip com il progetto e sbarchiamo su un canale importante come Nbc in prima serata. Bello, no?".
Che ruolo ha in Crossing Lines?
"Interpreto Eva, una donna che si rende conto di essere figlia di due mafiosi e passa dalla parte della legge. Diventa un soldato, è abilissima a montare le armi, è specializzata nei servizi sotto copertura. Una ragazza esile, ma in realtà fortissima".
Si è fatta i muscoli?
"Altro che. Ho fatto training con gli stunt men".
Com'è stato l'incontro con Donald Sutherland?
"Siamo innamorati degli animali, parlavamo solo di quello: io dei miei gatti, lui del suo cane che si chiama Porquè. Gli ho chiesto di Federico Fellini, con cui aveva giratoCasanova, gli sono venute le lacrime agli occhi, abbiamo parlato di Bertolucci e di Tornatore, con cui ha girato La migliore offerta. Era entusiasta. Quando incontri attori così sei dieci volte più bravo anche tu".
Pensa che la nuova vita americana sarà davvero la svolta per lei?
"Tengo i piedi per terra, lavorare in America non mi fa paura perché sono cresciuta lì. Ma so che è dura. Dopo nove anni di analisi junghiana, al di là del lavoro ho trovato un centro mio. In America o in Italia niente mi può mettere in discussione".
È così tosta?
"No. Mi pongo sempre mille domande, ma non ho mai preso il rifiuto in maniera personale. A ogni provino trovi 500 ragazze belle e brave da tutto il mondo che vogliono il ruolo. Sono ambiziosa, volevo arrivare in tv in America e ci sono riuscita, ma non so cosa accadrà. Vorrei fare più cinema. Mi piacerebbe che in Italia fosse superato questo stupido cliché per cui chi fa fiction non fa cinema".
Vivendo in America le manca l'Italia?
"Dopo sei mesi ho bisogno di parlare italiano, ma dopo pochi mesi che sto in Italia devo tornare a New York, faccio avanti e indietro. Credo realmente, come diceva Tognazzi, che "la fortuna fa". Sono fatalista. Ho una mamma eccezionale e sono entusiasta. In Italia incontro sempre un po' di freddezza, negli Stati Uniti la mentalità è diversa. Per esempio al college se sei bravo in una materia ti fanno una cerimonia per festeggiarti, qua se ne fregano. Quando andavo a fare i campionati italiani di pattinaggio portavo la giustificazione e mi guardavano storta".
Fare l'attrice è stato un piano B?
"Mi piace l'agonismo, lo sport era la mia vera passione. Mi sono rotta i legamenti ed è cambiato tutto. Ma da qualcosa bisogna ricominciare".
Nessun commento:
Posta un commento