da: Corriere della Sera
Rodotà,
avviso a Grillo: «Beppe sbaglia, non bastano più le sue dichiarazioni»
«Dare
colpa agli elettori è una spiegazione che non spiega»
di Alessandro
Trocino
«Non voglio dire che lo prevedevo. Ma non
sono affatto sorpreso». Stefano Rodotà è uno dei personaggi politici più amati
dal Movimento 5 Stelle, che lo avrebbe voluto al Quirinale. Ora analizza, senza
fare sconti, un risultato che è andato ben al di sotto delle aspettative.
Perché non è sorpreso?
«Per due ragioni. La prima è politica: hanno
inciso sul voto i conflitti, le difficoltà e le polemiche di queste settimane.
La seconda è che avevo detto che la parlamentarizzazione dei 5 Stelle non
sarebbe stata indolore. E così è stato».
Il passaggio dalla rete al Palazzo, per intenderci.
«Faccio una battuta: quando si lavora in
Parlamento, non è che di fronte a un emendamento in commissione vado a
consultare la rete. Serve un cambiamento di passo».
Che non c'è stato.
«La rete da sola non basta. Non è mai
bastata. Guardiamo l'ultima campagna elettorale: Grillo è partito dalla rete,
poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour. Ma ha ricevuto anche
un'attenzione continua dalla televisione. Se si vuole sostenere che c'è una
discontinuità radicale con il passato non è così: anche per Obama è stato lo
stesso. Si parte dalla rete, ma poi si va oltre».
Il problema è che forse non sono andati abbastanza oltre.
«Non hanno capito che la rete non funziona
nello stesso modo in una realtà locale o su scala nazionale. Puoi lanciare un
attacco frontale, ma funziona solo se parli al Paese. In queste elezioni hanno
perso i due grandi comunicatori: Grillo e Berlusconi».
Alle
Amministrative, poi, contano molto i candidati.
«Sono stato molto colpito dalle
dichiarazioni avventate del candidato 5 Stelle di Roma: si è lamentato perché i
media non gli avevano dedicato abbastanza attenzione. Ma come? Non era stata
teorizzata l'insignificanza dei vecchi media?».
Forse a qualcosa servono ancora.
«Come serve l'insediamento a livello
locale. Il candidato sconosciuto della rete si trova in difficoltà rispetto a
chi ha una forte presenza territoriale. Non è un caso che il partito che ha
tenuto di più in queste elezioni sia stato il Pd, nonostante la forte perdita
di voti».
Per Grillo è colpa degli elettori.
«L'ho sentita troppe volte questa frase.
Elettori immaturi, che non capiscono. Si dice quando si vuole sfuggire a
un'analisi. Ma erano gli stessi elettori che li hanno votati alle Politiche. È
una reazione emotiva, una spiegazione che non spiega nulla».
Per i 5 Stelle non sono «padri» un po' ingombranti Grillo e Casaleggio?
«Non voglio fare quello con la matita
rossa. Però, certo, non bastano più le loro indicazioni. Un movimento nato
dalla rete, che ha svegliato una cultura politica pigra, una volta entrato in
Parlamento deve cambiare tutto. E non può dire ai parlamentari: non dovete
elaborare strategie».
È proprio quello che ha detto il capogruppo Vito Crimi.
«Le istituzioni fanno brutti scherzi. Penso
alle parole di Grillo che contestava l'articolo della Costituzione secondo il
quale il parlamentare deve operare senza vincolo di mandato. Ecco, io credo che
tutti i parlamentari dovrebbero avere la libertà di esercitare il proprio
mandato, anche se non in una logica individualista. Non si può delegare tutto.
I parlamentari a 5 Stelle devono avere la libertà di lavorare. In alcuni casi
lo stanno già facendo e ho sentito anche interventi di qualità».
Il risultato deludente non è stato causato anche da un eccesso di chiusura e dalla mancanza di interlocuzione con il Pd?
«Posso anche stabilire la linea del
"tutti a casa" e "no a tutti", ma poi devo valutare le
conseguenze. Si deve avere la capacità di confrontarsi con gli altri in
Parlamento. Altrimenti si rischia di alimentare una nuova conventio ad escludendum
. E probabilmente c'è anche un problema di inesperienza».
La «verginità» politica è nel dna dei 5 Stelle.
«Non ho mai creduto al valore
dell'inesperienza, che rivendicano come verginità dalle compromissioni. Io ci
misi molti mesi a imparare. Il Parlamento richiede competenza. So che stanno
cercando di rimediare con bravi consulenti».
E ora?
«Ora Grillo e Casaleggio devono rendersi
conto che siamo entrati in una fase nuova e che quello che ha determinato il
successo non è un ingrediente che può essere replicato all'infinito. Per
esempio: alle Europee cosa faranno? Una campagna fortemente antieuropeista,
come Berlusconi? Sarebbe un rischio enorme. Cresce enormemente la
responsabilità della sinistra».
Che non sta messa bene.
«Capisco il sollievo del Pd per il voto, ma
ci sono problemi che non si cancellano con un'interpretazione consolatoria. Il
Pd è un pezzo fondamentale della sinistra, ma non è tutta la sinistra. E deve
guardare anche alla società. Il referendum di Bologna, per esempio: c'era una
maggioranza schiacciante, sulla carta, per il finanziamento alle scuole
private. E invece questa maggioranza è stata spazzata via».
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