martedì 21 maggio 2013

Tempi di crisi e di mancate riforme anti casta, il Pd che fa: norme anti-Grillo


da: Lettera 43

Il Pd propone una norma anti-Grillo
Finocchiaro-Zanda: senza statuto, niente elezioni. Beppe: «Disertiamo le urne». Renzi: «Così vince lui».

Se non riesci a batterlo, estromettilo dalla contesa. Il trucco anti-Grillo non è una novità, ma pare che il Pd ci abbia riprovato.
Anna Finocchiaro e il capogruppo dei democratici al Senato, Luigi Zanda, hanno depositato una proposta di legge che prevede la piena attuazione all'articolo 49 della Costituzione sui partiti, dando loro «personalità giuridica».
«TUTTI DEVONO ATTENERSI». Vengono stabiliti, hanno spiegato i firmatari, «i contenuti minimi dello statuto, alcuni principi generali, ai quali dovranno attenersi tutti i partiti che intendono concorrere alla determinazione della vita politica, pena la perdita dei rimborsi per le spese elettorali o di ogni ulteriore eventuale forma di finanziamento pubblico».
Automatico pensare a una norma studiata su misura contro il comico-blogger. La serie di 'obblighi' confligge proprio con il tipo di organizzazione statutaria del Movimento 5 stelle, che sarebbe così tagliato fuori dalle elezioni.

IL CAVILLO DEL 'NON STATUTO'. I partiti, sfruttando il cavillo del 'non statuto' dei grillini, ci avevano già provato a maggio 2012 tentando di escluderli dal finanziamento pubblico (a cui comunque Grillo ha rinunciato), a ottobre, dopo l'exploit delle elezioni siciliane, e ancora a dicembre, come lo stesso leader denunciò.
Stavolta i proponenti hanno chiarito: «Questo non impedirà a una semplice associazione o movimento di fare politica, ma il mancato acquisto della personalità giuridica precluderà l'accesso al finanziamento pubblico e la partecipazione alle competizioni elettorali».

Meno 25% di rimborsi per chi non fa le primarie

Ma c'è anche dell'altro nella proposta. Meno fondi ai partiti che non fanno le primarie, per esempio.
I rimborsi «sono ridotti del 25% per i partiti politici che non prevedano nel loro statuto l'adozione in forma stabile delle primarie per la selezione dei propri candidati a sindaco e a presidente di Regione, delle proposte di candidatura alla carica di presidente del Consiglio dei ministri e per la selezione dei propri candidati alle assemblee rappresentative per le quali sono previste l'elezione nell'ambito di collegi uninominali e l'assegnazione dei seggi tra le forze politiche con formula maggioritaria».
IL 5% ALLA FORMAZIONE GIOVANI. E ancora: «Per favorire la partecipazione attiva dei giovani alla politica, ogni partito destina alla loro formazione una quota pari almeno al 5% dei rimborsi ricevuti per le spese elettorali».
INCARICHI A TEMPO PER I DIRIGENTI. Un capitolo è dedicato anche ai vertici di partito: «Gli organi dirigenti, le loro competenze, le modalità della loro elezione e la durata degli incarichi, sono conferiti a tempo determinato».
NO A INVESTIMENTI DIVERSI DAI BOT. Infine «è fatto divieto ai partiti politici di assumere partecipazioni in società tramite società fiduciarie o per interposta persona e di investire la propria liquidità in strumenti finanziari diversi dai titoli emessi dallo Stato italiano».

Fico (M5s): «Il Pd si occupi dell'ineleggibilità di Berlusconi»

Lo scontro politico si è subito acceso. Grillo non ha usato mezze misure: «Se la legge anti Movimento del Pdmenoelle sarà approvata in parlamento il M5s NON si presenterà alle prossime elezioni».
E il suo deputato Roberto Fico ha attaccato la Finocchiaro: «Invece di discutere dell'ineleggibilità di Berlusconi magari stabilendo una linea dura e una battaglia senza precedenti nella giunta delle elezioni preferisce presentare un ddl anti-movimenti al fine di attaccare il movimento cinque stelle. Complimenti vivi alla senatrice della Repubblica!».
IL PD: «NESSUNA AVVERSIONE». Lei si è giustificata così: «La proposta non è, malauguratamente per chi ne scrive e per chi vi trova elemento di polemica, una succulenta notizia che rivelerebbe l'avversione del Pd per il Movimento 5 stelle. Il ddl è presentato nell'identico testo in cui venne depositato nella precedente legislatura, sia alla Camera sia al Senato e riguarda tutti i partiti».
Insomma «era (e resta) un pezzo di programma del Pd. Si tratta dell'attuazione - ritardata per troppi decenni e sollecitata più volte anche dal capo dello Stato - di una decisione dei costituenti di particolare rilievo e pienamente coerente con il modello di democrazia parlamentare scelto per il nostro Paese».
NUGNES: «CONSEGUENZE SUL SISTEMA». Ma la senatrice grillina Paola Nugnes ha già intravisto disegni complottistici: «Queste novità di fatto impedirebbero a tutte le associazioni senza personalità giuridica e senza uno statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale di candidarsi a qualsiasi livello alle elezioni. Il disegno, se diventasse legge, come è facile immaginare potrebbe avere conseguenze importanti sull'attuale sistema politico italiano».

Nel 'vero' statuto Grillo è presidente. Assente Casaleggio

Ma come funziona il Movimento 5 stelle? Beppe Grillo non è solo il leader, ne è il presidente. È quanto prevede il 'vero' statuto del movimento, l'atto costitutivo del M5s davanti al notaio che esiste anche se non è mai comparso sul blog dove invece è 'pubblicizzato' solo il più noto 'Non statuto'.
IL NIPOTE FA IL VICE. Il nipote di Grillo, Enrico, è il socio fondatore e vice presidente; il commercialista Enrico Maria Nadasi è il segretario.
Dall'atto costitutivo risulta che il titolare del simbolo dei cinque stelle e del blog beppegrillo.it è l'ex comico genovese.
TITOLARITÀ AL COMICO. «Spettano quindi al signor Giuseppe Grillo», si legge, «titolarità, gestione e tutela del contrassegno; titolarità e gestione della pagina del blog».
L'assemblea va convocata almeno una volta l'anno entro il mese di aprile. Poi c'è un consiglio direttivo e un presidente. Che, all'atto di costituzione, è sempre formato da Grillo, dal nipote e dal commercialista. I quali, come detto, sono rispettivamente presidente, vice e segretario.
GLI ALTRI SOCI DEVONO FAR DOMANDA. Non compare invece nello statuto il nome di Gianroberto Casaleggio. Inoltre i tre hanno la qualifica di soci fondatori, mentre gli altri soci, quelli ordinari, vengono ammessi solo dopo la presentazione di una domanda che deve essere approvata dal consiglio direttivo stesso (Beppe Grillo, Enrico Grillo e Nadasi).

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