martedì 14 maggio 2013

Musica, R.E.M: ristampato ‘Green’


da: La Stampa

“Noi R.E.M., popolari senza rinnegare i valori”
Ristampato “Green”, l’album che segnò la strada del successo
“Siamo fieri dei nostri errori come delle nostre vittorie”
di Bruno Ruffilli



RE.M. headquarters, hallo». S’intuisce un sorriso nella voce di Mike Mills, ultimo veterano rimasto a presidiare il quartier generale della band: di Bill Berry si sono perse le tracce dal 1997, Michael Stipe è a New York, Peter Buck si divide tra Portland e Seattle. «Io vivo ancora ad Athens - racconta al telefono il bassista - . E’ una città piccola ma c’è tutto quel di cui ho bisogno. Mi sposto per lavorare, ho un disco in uscita a settembre e sto registrando delle canzoni con Joseph Arthur». Intanto, il 14 maggio, torna nei negozi Green, rimasterizzato e con l’aggiunta di un secondo disco dal vivo, Live in Greensboro. L’album segnò per i R.E.M. un punto di svolta: erano già famosi, ma la corsa verso il successo planetario cominciò quando lasciarono la piccola etichetta indipendente con cui avevano inciso i cinque dischi precedenti. Molti fan vissero il debutto
su una major come un tradimento: «Al contrario: nella musica mettevamo passione, amore, energia. A un certo punto ci accorgemmo che eravamo apprezzati anche in Europa, ma la nostra casa discografica non era distribuita bene e i dischi erano difficili da trovare», puntualizza Mills.  

Perché la Warner?  
«Avremmo potuto firmare per altre etichette e avere più soldi. Abbiamo scelto quella che ci ha garantito il completo controllo artistico. E se il rapporto è durato fino alla fine dei R.E.M. c’è una ragione».  

Quale?  
«Tra mille dubbi e difficoltà, siamo rimasti noi stessi, grazie anche a loro abbiamo sempre trovato la nostra strada. E dimostrato che si poteva essere popolari senza fare cose cattive, senza rinnegare i valori in cui si crede. Con gli U2 e altre band abbiamo aperto la strada a un rock consapevole del suo valore umano e politico».  

E infatti Green uscì il 7 novembre 1988, giorno delle elezioni americane vinte da Bush padre…  
«Non fu un caso: noi ovviamente stavamo dall’altra parte. Dukakis perse e Bush fu un disastro, ma mai come il figlio».  

Con Obama come va?  
«I repubblicani lo odiano e vanno contro gli interessi della nazione pur di non accettare le sue riforme. Un gran casino». 

Non lo dica a noi…  
«Beh, l’Italia vive momenti duri, ma da quel che leggo, in Grecia è ancora peggio». 

In Green per la prima volta sono stampati i testi di una canzone dei R.E. M., World Leader Pretend. Come mai?  
«E’ un brano molto intimo e allo stesso tempo è una presa di posizione sul mondo, che poi si sviluppa in altre canzoni del disco. Volevamo che il nostro messaggio fosse chiaro, era la prima volta che sentivamo di poter muovere qualcosa usando la nostra influenza».  

Com’è cambiato il vostro pubblico nel tempo?  
«Negli Anni 80 eravamo più famosi in Usa, con i 90 l’Europa è diventata per noi una seconda casa. Anche la nostra musica si è trasformata: non ci siamo mai fermati, abbiamo sperimentato, introdotto strumenti insoliti»... 

E scritto il più famoso assolo di mandolino in una canzone rock.  
«Già, forse senza You are the everything non ci sarebbe stata Losing My Religion. I nostri gusti sono sempre stati molto divergenti, e anche in Green si notano varie influenze: c’è il folk americano, la new wave, ma per la prima volta pure un po’ di elettronica».  

Così gli eroi dei college americani finirono in classifica, tra Rick Astley e Michael Jackson. E dopo oltre 70 milioni di dischi, due anni fa i R.E.M. si sono sciolti. Perché?  
«Il contratto era finito, non avevamo più obblighi verso nessuno. Avevamo raggiunto tutto quello che volevamo, l’unica cosa che nessuno aveva ancora fatto era chiudere una storia così lunga e bella con una stretta di mano. Ecco, noi lo abbiamo fatto». 

Siete stati per un decennio la più grande band rock del mondo, gomito a gomito con gli U2. Chi ha raccolto la vostra eredità? 
«Tanti e nessuno. Gli U2 dal vivo sanno essere ancora emozionanti. E poi penso ai Green Day, ai Radiohead soprattutto». 

Non ai Coldplay?  
«Ah, certo, anche a loro». 

Green nella versione 2013 non contiene inediti o remix, come accade di norma per le ristampe. Era un disco perfetto?
«Vogliamo portarlo alle nuove generazioni così com’era allora, con la qualità che le tecnologie di oggi consentono. Forse c’erano errori, ma tutti gli sbagli che abbiamo fatto in trent’anni di vita dei R.E.M. sono state nostre decisioni. Ne siamo fieri come lo siamo dei nostri successi».  

Twitter@BrunoRuffilli   

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