da:
La Stampa
“Noi R.E.M., popolari senza
rinnegare i valori”
Ristampato “Green”,
l’album che segnò la strada del successo
“Siamo fieri dei nostri errori come delle nostre vittorie”
“Siamo fieri dei nostri errori come delle nostre vittorie”
di
Bruno Ruffilli
RE.M. headquarters, hallo». S’intuisce un
sorriso nella voce di Mike Mills, ultimo veterano rimasto a presidiare il
quartier generale della band: di Bill Berry si sono perse le tracce dal 1997,
Michael Stipe è a New York, Peter Buck si divide tra Portland e Seattle. «Io
vivo ancora ad Athens - racconta al telefono il bassista - . E’ una città
piccola ma c’è tutto quel di cui ho bisogno. Mi sposto per lavorare, ho un
disco in uscita a settembre e sto registrando delle canzoni con Joseph Arthur».
Intanto, il 14 maggio, torna nei negozi Green, rimasterizzato e con
l’aggiunta di un secondo disco dal vivo, Live in Greensboro. L’album segnò
per i R.E.M. un punto di svolta: erano già famosi, ma la corsa verso il
successo planetario cominciò quando lasciarono la piccola etichetta
indipendente con cui avevano inciso i cinque dischi precedenti. Molti fan
vissero il debutto
su una major come un tradimento: «Al contrario: nella musica
mettevamo passione, amore, energia. A un certo punto ci accorgemmo che eravamo
apprezzati anche in Europa, ma la nostra casa discografica non era distribuita
bene e i dischi erano difficili da trovare», puntualizza Mills.
Perché
la Warner?
«Avremmo potuto firmare per altre etichette
e avere più soldi. Abbiamo scelto quella che ci ha garantito il completo
controllo artistico. E se il rapporto è durato fino alla fine dei R.E.M. c’è
una ragione».
Quale?
«Tra mille dubbi e difficoltà, siamo
rimasti noi stessi, grazie anche a loro abbiamo sempre trovato la nostra
strada. E dimostrato che si poteva essere popolari senza fare cose cattive,
senza rinnegare i valori in cui si crede. Con gli U2 e altre band abbiamo
aperto la strada a un rock consapevole del suo valore umano e politico».
E
infatti Green uscì il 7 novembre 1988, giorno delle elezioni
americane vinte da Bush padre…
«Non fu un caso: noi ovviamente stavamo
dall’altra parte. Dukakis perse e Bush fu un disastro, ma mai come il figlio».
Con
Obama come va?
«I repubblicani lo odiano e vanno contro
gli interessi della nazione pur di non accettare le sue riforme. Un gran
casino».
Non
lo dica a noi…
«Beh, l’Italia vive momenti duri, ma da
quel che leggo, in Grecia è ancora peggio».
In Green per
la prima volta sono stampati i testi di una canzone dei R.E. M., World
Leader Pretend. Come mai?
«E’ un brano molto intimo e allo stesso
tempo è una presa di posizione sul mondo, che poi si sviluppa in altre canzoni
del disco. Volevamo che il nostro messaggio fosse chiaro, era la prima volta
che sentivamo di poter muovere qualcosa usando la nostra influenza».
Com’è
cambiato il vostro pubblico nel tempo?
«Negli Anni 80 eravamo più famosi in Usa,
con i 90 l’Europa è diventata per noi una seconda casa. Anche la nostra musica
si è trasformata: non ci siamo mai fermati, abbiamo sperimentato, introdotto
strumenti insoliti»...
E
scritto il più famoso assolo di mandolino in una canzone rock.
«Già, forse senza You are the
everything non ci sarebbe stata Losing My Religion. I nostri gusti
sono sempre stati molto divergenti, e anche in Green si notano varie
influenze: c’è il folk americano, la new wave, ma per la prima volta pure un
po’ di elettronica».
Così
gli eroi dei college americani finirono in classifica, tra Rick Astley e
Michael Jackson. E dopo oltre 70 milioni di dischi, due anni fa i R.E.M. si
sono sciolti. Perché?
«Il contratto era finito, non avevamo più
obblighi verso nessuno. Avevamo raggiunto tutto quello che volevamo, l’unica
cosa che nessuno aveva ancora fatto era chiudere una storia così lunga e bella
con una stretta di mano. Ecco, noi lo abbiamo fatto».
Siete
stati per un decennio la più grande band rock del mondo, gomito a gomito con
gli U2. Chi ha raccolto la vostra eredità?
«Tanti e nessuno. Gli U2 dal vivo sanno
essere ancora emozionanti. E poi penso ai Green Day, ai Radiohead
soprattutto».
Non
ai Coldplay?
«Ah, certo, anche a loro».
Green nella
versione 2013 non contiene inediti o remix, come accade di norma per le
ristampe. Era un disco perfetto?
«Vogliamo portarlo alle nuove generazioni
così com’era allora, con la qualità che le tecnologie di oggi consentono. Forse
c’erano errori, ma tutti gli sbagli che abbiamo fatto in trent’anni di vita dei
R.E.M. sono state nostre decisioni. Ne siamo fieri come lo siamo dei nostri
successi».
Twitter@BrunoRuffilli
Nessun commento:
Posta un commento