da: Il Fatto Quotidiano
Irlanda
del Nord, addio “apartheid”: stessa scuola per cattolici e protestanti
Nasce
il primo istituto che unisce ragazzi delle due confessioni cristiane, da sempre
separati. Una scelta contro la discriminazione visto che, per conoscere la fede
di appartenenza in un colloquio di lavoro, fino a oggi bastava leggere il cv
scolastico
di Daniele
Guido Gessa
Una scuola per mettere a tacere
un conflitto che dura da decenni. È stata approvata, in Irlanda
del Nord, la costruzione del primo istituto per bambini e ragazzi
sia cattolici che protestanti. La “segregazione” scolastica è un
fenomeno molto radicato nell’area del Regno Unito in terra d’Irlanda,
con ragazzi cattolici che vanno solamente nelle scuole cattoliche e, allo
stesso tempo, protestanti che vanno solo in scuole del loro culto. Ma ora,
appunto, il nuovo istituto. Che, ironia della sorte, verrà costruito proprio in
una ex caserma a Omagh, Co Tyrone, che fu utilizzata per anni per
contrastare il conflitto a volte strisciante e a volte apertamente acceso. Ben
3.700 studenti di entrambe le confessioni si incontreranno nei cortili, faranno
lezione nelle stesse aule, giocheranno a calcio o a basket negli stessi
campetti e torneranno a casa sugli stessi autobus. Una cosa fino a oggi negata,
se non dalla legge, almeno dalla consuetudine e dalle censure non esplicitate.
Il curriculum scolastico, in Irlanda del
Nord, è ancora un argomento delicato. Ufficialmente, al momento di un
colloquio, un datore di lavoro, per legge, non può chiedere all’aspirante
lavoratore quale sia la sua religione. Eppure il classismo in quest’area
tormentata si è sempre potuto perpetuare in un modo tanto semplice quanto
subdolo. Per capire di che religione sia la persona con cui si sta parlando,
basta considerare quale scuola abbia frequentato, perché tutti sanno, in
Irlanda del Nord, quali sono le scuole cattoliche e quali
quelle protestanti. Ora il ministro dell’Educazione di Belfast, John
O’Dowd, in quota Sinn Fein, lo storico partito repubblicano vicino ai cattolici,
esulta: “Questo è il più grande investimento di sempre nel campo scolastico,
sarà un’ottima cosa per l’integrazione e inoltre darà impulso all’economia
locale, alle imprese di costruzioni e alle imprese fornitrici”.
E ora interviene anche il primo ministro
nordirlandese, Peter Robinson, unionista “democratico”. Robinson ha detto:
“Finalmente è giunto il momento della fine dell’apartheid dei ragazzi ai
quali viene insegnato a vivere separatamente, in base alla loro religione”. Una
dichiarazione che mette in luce, appunto, quanto sia forte in Irlanda del Nord
il tema della scuola e della formazione dei giovani, come ha sottolineato anche
il ministro di Londra per le questioni nordirlandesi, Theresa Villiers.
“Il governo di Belfast deve cercare di mettere fine al ‘settarianesimo’ della
politica e delle politiche, soprattutto sociali”. L’investimento per la
costruzione della scuola comune costerà circa 100 milioni di sterline, una
cifra considerevole in tempi di crisi e in una zona depressa come la campagna
della parte nord dell’isola di smeraldo. Ma già si guarda oltre e si pensa ad
altre sei scuole “riqualificate” per poter accogliere al meglio bambini e
ragazzi di tutte e due le confessioni. Così, ora, chi crede nella pace in
Irlanda del Nord guarda proprio alle scuole come a un terreno fertile sul quale
costruire la futura integrazione, in una terra dove antichi muri dividono
ancora – è così a Belfast e a Derry/Londonderry – e dove non passa mese senza
che non avvengano scontri, non ci siano feriti o morti e la convivenza non
venga messa a rischio.
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