martedì 28 maggio 2013

Paolo Madron: “Contro Grillo il voto di protesta degli ex grillini”

da: Lettera 43

È raro vedere uno scostamento così significativo tra due tornate elettorali che si succedono nello spazio di pochi mesi. Ma il dato di queste Amministrative di fine maggio ha offerto novità inattese.
Da una parte sul fronte dell'astensione, ha votato un buon 10% in meno di elettori rispetto alle Politiche dello scorso febbraio, anche se gli esegeti fanno notare come sia improprio confrontare la partecipazione a due eventi di natura così diversa tra loro.
Dall'altra, ed è il rilievo più macroscopico, sul crollo del Movimento 5 stelle, che in molti ha casi ha dimezzato i travolgenti consensi incassati solo tre mesi fa.
DELUSIONE PER IL MANCATO CAMBIAMENTO. I grillini hanno subito attribuito la débâcle alla campagna contro di loro orchestrata dai media, che avrebbero enfatizzato con particolare accanimento i contrasti interni e una certa imperizia mostrata nel rapporto con la macchina parlamentare.
Molto più probabilmente, invece, il flop risponde ad aspettative di cambiamento andate deluse,  che hanno restituito all'astensione i voti precendentemente catturati.
Insomma, una sorta di protesta degli elettori verso quello che era stato a suo tempo un voto di protesta contro la partitocrazia, e che aveva in Grillo il suo alfiere e catalizzatore.

A ROMA UNA RINASCITA PER IL PD. L'altro risultato significativo è la buona performance del Partito democratico che, se ha tenuto nelle abituali roccaforti come Siena (nonostante gli scandali del Montepaschi che lo hanno investito), stravince sulla piazza più importante, quella romana, dove il suo candidato ha staccato di oltre 10 punti il sindaco uscente.
Ora, se è  vero che non bisogna mai fare i conti prima del risultato finale, e che i precedenti devono indurre alla prudenza (nel 2008 Gianni Alemanno ha ricuperato al secondo turno gli oltre 5 punti che lo separavano da Francesco Rutelli), il 43% dei consensi con cui Ignazio Marino si presenta al ballottaggio sembrano metterlo al riparo da sorprese.
PROBLEMI PER LA LEGA E PER IL PDL. Da segnalare, se mai, che nella capitale il Pd vince con un candidato che certo non è amato dalla nomenclatura del partito, a dimostrazione di quanto i suoi elettori siano pronti a premiare uomini non organici all'attuale segreteria.

Così come, a Vicenza, il renziano sindaco uscente Achille Variati è l'unico che passa al primo turno in un capoluogo, doppiando la candidata leghista Manuela Dal Lago. Un risultato, quest'ultimo, che assieme alla probabile perdita di Treviso dove il decano Gentilini è sotto di 10 punti rispetto al piddino Manildo, la dice lunga di come il Carroccio sia ben lungi dall'essersi ripreso dagli scandali della gestione bossiana.
Non è andata benissimo nemmeno al Pdl, che - oltre al crollo di Alemanno - ha di che dolersi di Brescia, dove il sindaco uscente Adriano Paroli è stato impegnato in un testa a testa dal rivale Emilio Del Bono, del Pd, e va dunque a un incerto ballottaggio nella città che cinque ani fa aveva conquistato al primo turno.

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