da: Lettera 43
È raro vedere uno scostamento così
significativo tra due tornate elettorali che si succedono nello spazio di pochi
mesi. Ma il dato di queste Amministrative di fine maggio ha offerto novità
inattese.
Da una parte sul fronte dell'astensione, ha
votato un buon 10% in meno di elettori rispetto alle Politiche dello scorso
febbraio, anche se gli esegeti fanno notare come sia improprio confrontare la
partecipazione a due eventi di natura così diversa tra loro.
Dall'altra, ed è il rilievo più
macroscopico, sul crollo del Movimento 5 stelle, che in molti ha casi ha
dimezzato i travolgenti consensi incassati solo tre mesi fa.
DELUSIONE PER IL MANCATO CAMBIAMENTO. I
grillini hanno subito attribuito la débâcle alla campagna contro di loro
orchestrata dai media, che avrebbero enfatizzato con particolare accanimento i
contrasti interni e una certa imperizia mostrata nel rapporto con la macchina
parlamentare.
Molto più probabilmente, invece, il flop
risponde ad aspettative di cambiamento andate deluse, che hanno
restituito all'astensione i voti precendentemente catturati.
Insomma, una sorta di protesta degli
elettori verso quello che era stato a suo tempo un voto di protesta contro la
partitocrazia, e che aveva in Grillo il suo alfiere e catalizzatore.
A ROMA UNA RINASCITA PER IL PD. L'altro
risultato significativo è la buona performance del Partito democratico che, se
ha tenuto nelle abituali roccaforti come Siena (nonostante gli scandali del
Montepaschi che lo hanno investito), stravince sulla piazza più importante,
quella romana, dove il suo candidato ha staccato di oltre 10 punti il sindaco
uscente.
Ora, se è vero che non bisogna mai
fare i conti prima del risultato finale, e che i precedenti devono indurre alla
prudenza (nel 2008 Gianni Alemanno ha ricuperato al secondo turno gli oltre 5
punti che lo separavano da Francesco Rutelli), il 43% dei consensi con cui
Ignazio Marino si presenta al ballottaggio sembrano metterlo al riparo da
sorprese.
PROBLEMI PER LA LEGA E PER IL PDL. Da
segnalare, se mai, che nella capitale il Pd vince con un candidato che certo
non è amato dalla nomenclatura del partito, a dimostrazione di quanto i suoi
elettori siano pronti a premiare uomini non organici all'attuale segreteria.
Così come, a Vicenza, il renziano sindaco
uscente Achille Variati è l'unico che passa al primo turno in un capoluogo,
doppiando la candidata leghista Manuela Dal Lago. Un risultato, quest'ultimo,
che assieme alla probabile perdita di Treviso dove il decano Gentilini è sotto
di 10 punti rispetto al piddino Manildo, la dice lunga di come il Carroccio sia
ben lungi dall'essersi ripreso dagli scandali della gestione bossiana.
Non è andata benissimo nemmeno al Pdl, che - oltre al crollo di Alemanno - ha di che dolersi di Brescia, dove il sindaco uscente Adriano Paroli è stato impegnato in un testa a testa dal rivale Emilio Del Bono, del Pd, e va dunque a un incerto ballottaggio nella città che cinque ani fa aveva conquistato al primo turno.
Non è andata benissimo nemmeno al Pdl, che - oltre al crollo di Alemanno - ha di che dolersi di Brescia, dove il sindaco uscente Adriano Paroli è stato impegnato in un testa a testa dal rivale Emilio Del Bono, del Pd, e va dunque a un incerto ballottaggio nella città che cinque ani fa aveva conquistato al primo turno.
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