da: La Stampa
Rifiuti
e servizi insieme, sulla casa si paga la Trise
Spazzatura
più cara: la tariffa dovrà coprire per intero i costi di raccolta
di Paolo
Russo
Alla fine il ballo del mattone ha partorito
la Trise, traducibile in Tassa rifiuti e servizi, che farà un sol boccone di un
tris di imposte, mandando in soffitta Imu sulla prima casa, Tares sui rifiuti e
la tanto annunciata service tax, che nelle aspettative almeno di un’ala del Pd
avrebbe dovuto reintrodurre una progressività dell’imposta immobiliare rispetto
al reddito. Una specie di “patrimonialina” della quale invece non c’è più
traccia nella Trise, che come si legge nella bozza della Legge di stabilità «si
articola in due componenti: la prima a copertura dei costi per la gestione dei
rifiuti solidi urbani (Tari); la seconda, a fronte dei costi relativi ai
servizi indivisibili dei Comuni (Tasi)».
I due spezzoni dell’imposta si pagheranno
insieme. Probabilmente in quattro rate a gennaio, aprile, settembre e dicembre,
anche se nella bozza i termini di pagamento non sono ancora specificati. Ma
cosa si pagherà? Partiamo dai rifiuti. Le tariffe saranno fissate dai comuni ma
dovranno in ogni caso coprire
totalmente il costo del servizio smaltimento
rifiuti. Cosa che con l’attuale imposta non avviene. Ergo in parecchi comuni si
pagherà di più. Anche se, è bene dirlo subito, nel complesso la Trise costerà
circa 2,3 miliardi in meno di Imu e Tares sui rifiuti sommate insieme perché 2
miliardi sono stati coperti dal Governo. La componete rifiuti sarà dovuta anche
dagli inquilini e i comuni, in base al principio «chi inquina paga» sancito da
una direttiva europea, potranno anche commisurare la tariffa alle quantità e
tipologie di rifiuti prodotti. Ossia far pagare di più le famiglie numerose o
chi svolge attività che producono parecchi rifiuti, come la ristorazione.
«Nella modulazione della tariffa – è scritto nel testo - sono assicurate
riduzioni per la raccolta differenziata riferibile alle utenze domestiche». La
Tasi diventa poi mini se il servizio di raccolta rifiuti non viene svolto o è
interrotto per motivi sindacali. In questi casi si deve solo il 20%. Sconti
sono previsti anche per case abitate da single, o da persone che ci vivono per
periodi inferiori a sei mesi l’anno e per i fabbricati rurali ad uso
abitativo.
La Tasi sui servizi indivisibili, cose come
illuminazione e strade, sarà dovuta dai proprietari e da una quota tra il 10 e
il 30% anche dagli affittuari. La decisione spetterà ai Comuni che potranno
stabilire anche quale base imponibile utilizzare per far pagare l’imposta.
Nelle grandi città si pagherà quasi sicuramente l’1 per mille della rendita
catastale rivalutata del 65%, così come per l’Imu. Questo perché in media nei
centri maggiori le rendite sono più alte. Nel piccoli comuni si pagherà
probabilmente minimo un euro al metro quadro. Le amministrazioni locali
potranno poi decidere se esentare completamente o meno le prime case dalla
Tasi, che di fatto per le abitazioni principali sostituisce l’Imu. I comuni
potranno aumentare tanto l’1 per mille che l’euro al metro, ma c’è una clausola
di salvaguardia per i contribuenti, dove è previsto che il gettito Tasi e Imu
non deve eccedere l’aliquota massima di quest’ultima maggiorata dell’uno per
mille, ossia non deve varcare la soglia del 7 per mille quando l’imposta grava
sulla prima casa e del 11,6 per mille sulle seconde. Il servizio politiche del
territorio della Uil ha fatto a caldo delle simulazioni e per un appartamento
signorile classificato in A2 di 80mq la quota servizi della nuova tassa
comporterà un esborso di 198 euro a Roma, di 250 a Milano, 217 a Torino, 269 a
Bologna, solo 88 a Palermo. Con la tariffa di un euro/mq in provincia si pagherà
invece 112 euro ad Asti e 109 a Savona.
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