da: Il Fatto Quotidiano
Rai, Fazio & appalti soldi
pubblici, ma stipendi segreti
Dopo lo scontro con Brunetta sul
compenso (5 milioni), Gubitosi blinda i dati. Ma la legge impone trasparenza.
Ricorso del Codacons. Salta il
supercontratto di Crozza
di Carlo Tecce
Trasparenza contro privacy:
in Rai la battaglia non finisce mai. E non sorprende il battibecco fra Fabio Fazio e Renato
Brunetta, domenica sera a Che tempo che fa, ultima puntata per l’ultimo contratto triennale da 5,4 milioni per il
conduttore genovese. La discussione è scivolata su Alitalia. Brunetta non
vedeva l’ora di sventolare in faccia a Fazio quel che agita da settimane: “I
suoi 5 milioni di profitto, legittimi”.
Fazio, imbarazzato, non ha confermato né smentito: “Io faccio guadagnare la mia azienda. Che
siano veri o no, non posso dirlo perché ho un vincolo di riservatezza”.
Bingo.
Il punto, centrato, è la riservatezza, la legge che tutela la privacy e il
dilemma mai risolto: viale Mazzini è pubblica o privata? Non può essere
bifronte. La Cassazione si è
espressa due volte con parere a Sezioni Unite: “La Rai è regolata secondo il
regime generale delle società per azioni, ma
è soggetta a una disciplina
particolare per determinati aspetti e a determinati fini, riguardanti anche
la giurisdizione, chiaramente dettata da interessi di natura pubblica”. Tradotto:
la televisione può rendere pubbliche (e
motivare) le proprie spese. Lo stipendio di Fazio o l’ingaggio di Roberto
Benigni (5,8 mln nel 2012/13) o l’accordo saltato con Maurizio Crozza non
dicono molto se la trasparenza, legge che invoca e scrisse Brunetta, non viene
applicata per intero da viale Mazzini. Quanto costa il varietà? Quanto incassa
l’informazione? Come vengono spesi i milioni del canone? Che proporzioni ci sono tra entrate e uscite?
Il direttore generale Luigi Gubitosi,
sempre sollecitato da Brunetta in Commissione di Vigilanza, e tra una settimana
ci sarà la replica, non vuole aiutare la
concorrenza: niente stipendi nei titoli di coda o nei siti ufficiali. Fonti
qualificate di viale Mazzini anticipano la prossima mossa di Gubitosi: sarà
possibile conoscere il bilancio di un
gruppo di trasmissioni, divise per genere, non l’esborso per il singolo talk
show o il singolo artista. Il controllo di viale Mazzini coinvolge sempre
meno attori. Il Consiglio d’amministrazione è ancora d’emanazione politica,
nominato dai partiti, ma il direttore
generale e il presidente possono
sottoscrivere contratti sino a 10
milioni di euro. Il milione e 800 mila euro l’anno di Fazio, rispetto ai
due del precedente, non ha bisogno di un voto in cda: Gubitosi ha dato la
notizia ai consiglieri, ma per completare la transazione occorre soltanto la
firma di Anna Maria Tarantola. In cda, però, c’è un magistrato della Corte del
conti, Luciano Calamaro, che può sindacare qualsiasi decisione finanziaria
perché la Rai fornisce, per definizione, un servizio pubblico e un interno può
causare un danno erariale. La Commissione di Vigilanza, oltre la veemenza di
Brunetta, non ha raccolto nulla. Certo, Gubitosi ha comunicato gli stipendi
dirigenziali per fasce, anonimi. In questo groviglio di articoli e sentenze,
c’è un precedente. Il Fatto chiese all’ex dg Mauro Masi di conoscere appalti e ingaggi di viale
Mazzini applicando, semplicemente, la
legge 241/90 che disciplina l’accesso agli atti pubblici. L’allora
direttore generale sollecitò un parere dell’Autorità di garanzia per la privacy
che diede al Fatto il proprio
nullaosta: non ci sono problemi di riservatezza, la Rai è pubblica. Come
Palazzo Chigi o i ministeri che rivelano consulenze e bandi di gara. Sono
passati tre anni, zero risultati.
Adesso
Brunetta presenta un’interrogazione
parlamentare su Fazio, oltre al ricorso del Codacons: “Il contratto non era in
scadenza: perché viene rinnovato in
anticipo?”. Gubitosi ripete spesso che la Rai opera in un mercato con
rivali (privati) che aspettano, con evidente appetito, che viale Mazzini
diffonda i dati sui propri investimenti: per agire di conseguenza. La
trasparenza totale, però, senza spifferi che lasciano trapelare solo lo
stipendio di Benigni o quello di Littizzetto, potrebbe garantire gli abbonati. Per sapere: quel programma quanto costa?
“Fa guadagnare l’azienda”, come dice Fazio, o si tratta di uno spreco
qualunque?
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