da: Il Fatto Quotidiano
Banche
italiane, 125 miliardi di perdite potenziali dai furbetti del credito
Il
Fondo Monetario Internazionale presenta i risultati di uno studio aggregato
basato sull'assunzione che il 45% dei prestiti alle imprese in ogni Paese
dell’area euro farà default. E punta il dito contro il circolo vizioso aziende
deboli-tassi d'interesse alti
Zaleski, Zunino, Coppola, Ligresti,
Alitalia, Telecom. Sono solo alcuni dei nomi dei grandi debitori delle banche
italiane che finiscono un giorno si e l’altro pure sulle prime pagine dei
giornali per i problemi generati dai prestiti allegri che hanno ricevuto in
passato. Una montagna di denaro che ha già generato perdite notevoli al
sistema, come ha notato perfino il governatore della Banca d’Italia, Ignazio
Visco che nei giorni scorsi ha parlato di “atteggiamenti collusivi” tra
istituti di credito e imprese. E che potrebbe continuare a farlo in modo
preoccupante.
Secondo le proiezioni del Fondo Monetario
Internazionale, infatti, le perdite lorde per le banche italiane derivate
dall’esposizione con il debito delle aziende potrebbero arrivare alla
considerevole somma di 125 miliardi di euro, mentre gli istituti ne hanno messi
da parte “solo” 53 miliardi. Una cifra che ci fa guadagnare un altro primato
negativo rispetto alla Spagna, per la quale la stima è di 104 miliardi di
perdite, somma per altro già accantonata dagli istituti, mentre in Portogallo
si scende addirittura a 20 miliardi.
Non solo. Sempre secondo il Fondo, gli
interessi sui prestiti alle aziende restano alti nell’area euro e questo a
causa del legame fra il debito sovrano, le banche e le aziende. In questa
situazione, le banche deboli hanno rafforzato i problemi delle aziende deboli e
le aziende deboli hanno esacerbato le pressioni sulle banche, creando un
circolo vizioso e facendo della riduzione del debito delle aziende non
finanziarie una priorità. Nell’area euro circa il 50% del debito in Portogallo,
il 40% in Spagna e il 30% in Italia è in mano ad aziende deboli. E questo fa sì
che le banche, a fronte di un peggioramento degli asset nei propri bilanci,
aumentino i tassi di interesse sui prestiti più rischiosi alle aziende. E i
tassi di interesse delle banche sono più alti nei paesi dove i rischi dalle
aziende sono maggiori.
I calcoli emergono dal Global Financial
Stability Report dell’Fmi che rileva come le economie “sotto stress” di Italia,
Portogallo e Spagna continuano ad essere afflitte da pesanti carichi di debiti
societari. E sottolinea appunto che una quota significativa dell’indebitamento
delle imprese in questi Paesi è dovuto ad aziende con una debole capacità di
servizio del debito e questo potrebbe influenzare negativamente i bilanci delle
banche e contrarne i profitti. In altre parole, secondo il direttore del
dipartimento sul Mercato dei capitali del Fmi, José Vinals, questo problema
“potrebbe assorbire gran parte dei futuri profitti bancari e, in alcuni casi,
potrebbe anche mangiarsi il capitale“.
Del resto l’ultima missione del Fondo in
Italia ha concluso che la Penisola “dovrebbe mettere in atto un’azione mirata
al settore finanziario per puntellare le difese delle banche”. Anche se, nel
rapporto, si evidenzia che “il settore finanziario italiano ha mostrato
capacità di recupero di fronte a una recessione grave e prolungata”. Per il Fmi
gli istituti finanziari italiani devono però “incrementare la provvista,
migliorare efficenza e redditività, sviluppare un mercato delle attività
deteriorate e rafforzare il capitale“.
Anche perché dietro l’angolo c’è il nuovo
round di stress test sulle banche dell’eurozona. “Un’occasione d’oro per
condurre un esame approfondito e trasparente della qualità dell’attivo degli
istituti di credito e per individuare i deficit di capitale”, ha sottolineato
Vinals secondo il quale “misure di protezione credibili devono essere messe in
atto prima che l’esercizio degli stress test sia concluso per compensare
eventuali carenze individuate, se i fondi privati sono insufficienti”. E i monitoraggi delle banche dell’eurozona
devono essere “rigorosi e approfonditi” per aumentare la trasparenza del
sistema bancario e la fiducia degli investitori.
Il calcolo delle perdite potenziali da
crediti è il risultato di un’esercitazione basata sull’assunzione che il 45%
dei prestiti alle imprese in ogni paese dell’area euro farà default. “Nel caso
dell’Italia la stima delle perdite lorde raggiungerebbe i 125 miliardi di euro,
risultando superiore di 53 miliardi di euro agli attuali accantonamenti. Le
perdite potenziali nette sarebbero però coperte dai profitti operativi senza
erodere gli attuali cuscinetti di capitale”, si precisa. Si tratta, ha chiosato
Vinals, “di uno studio aggregato e complementare, poi starà alla Banca Centrale
Europea identificare le necessità di ogni singola banca”.
Nessun commento:
Posta un commento