da: la Repubblica
l
teatro italiano piange Piero Mazzarella, una vita sul palco fra Milano e
Pirandello
Aveva
85 anni ed era figlio d'arte. Famiglia siciliana ma milanese praticamente dalla
nascita, portò in scena la vita delle case milanesi di ringhiera. Fellini lo
voleva con sé in 'Amarcord', ma rifiutò per non lasciare senza lavoro la sua
compagnia
L'attore Piero Mazzarella, uno dei
principali interpreti del teatro meneghino, si è spento all'alba a Milano
all'età di 85 anni. L'attore si è sentito male durante la notte e, come
riferito dai familiari, è stato portato all'ospedale San Raffaele, dove è morto.
Mazzarella "è finito un po' arrabbiato", dice la direttrice del
teatro Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah, spiegando che l'attore aveva
ricevuto lo sfratto esecutivo dalla sua casa di Milano 2 lo scorso dicembre ed
era ancora in attesa della applicazione della legge Bacchelli. La camera
ardente sarà allestita sabato al Piccolo Teatro, in via Rovello, e aperta dalle
12 alle 17.
Pisapia: "Uno dei più grandi".
"Il nostro teatro ha cercato di fargli avere la Bacchelli perché aveva
molto bisogno, è stato male e gli abbiamo anche anticipato dei soldi. Abbiamo
cercato di esserci come abbiamo potuto". Il sindaco di Milano, Giuliano
Pisapia, lo ricorda così: "E' stato uno dei più grandi protagonisti del
teatro italiano. Un artista che ha regalato al pubblico 242 commedie che con
grande orgoglio, come lui stesso ricordava, sapeva ancora tutte a memoria.
Mazzarella ci ha sempre mostrato le sue grandi doti di attore, ma anche quelle
qualità umane tipicamente milanesi".
La prima volta sul palcoscenico. Figlio
d'arte, Piero è nato in provincia di Vercelli ma si è trasferito pochi giorni
dopo la nascita a Milano, dove ha imparato la parlata del popolo, il dialetto
milanese, e il vociare degli anni Trenta. Il dialetto e l'umanità della gente
diventano i due elementi fondanti la sua recitazione. Sale sul palco da
piccolissimo, ma per lui la gavetta sarà lunga. A dieci anni sostituisce
un'attrice nella parte di Cosette nei Miserabili di Victor Hugo e questo è il
suo primo vero ruolo d'attore. Durante la Seconda guerra mondiale cresce il suo
interesse per il teatro dialettale. Quando lavora al teatro Alcione incontra
l'attrice Marisa Marwill, appena 17enne, che poco dopo diventerà sua moglie. A
ridosso degli anni Sessanta si specializza nel teatro dialettale diventando
mattatore della Compagnia Stabile milanese. Viene apprezzato da Giorgio
Streheler, che lo dirige la prima volta in El nost Milan di Carlo Bertolazzi.
Piero Mazzarella instaura con Streheler anche un rapporto di stima e amicizia.
Recordman di incassi. Nel biennio 1961-1962
è stato protagonista di una prolifica stagione teatrale, sempre rigorosamente
in dialetto meneghino, in cui si annoverano I denti dell'Eremita e Il focolare
domestico. Si risposa con Adriana Novelli, da cui divorzierà per convolare a
terze nozze con Barbara Tacchinardi. Numerose le commedie messe in scena. Il
grande successo raccolto lo porta a diventare uno degli attore con gli incassi
più alti a Milano. Tra le commedie di maggior successo Viv con duu ghej di Rino
Silveri, Ca' de ringhera di Jacopo Rodi, Tecoppa che fadiga minga lavorà!,
oltre a incursioni fuori dal teatro dialettale milanese con La locandiera di
Carlo Goldoni, L'uomo, la bestia e la virtù di Luigi Pirandello.
Quei due 'no' a Fellini. Nel 1974 riceve
dall'allora sindaco del capoluogo lombardo, Aldo Aniasi,
la
medaglia d'oro del Comune di Milano. Negli anni Ottanta dirige il Teatro San
Calimero e il Teatro della Quattordicesima. La sua carriera sfocia anche nel
cinema con Federico Fellini che gli propone due pellicole: Amarcord e La voce
della luna. Sceglierà di non recitarvi perché gli attori della sua compagnia
sarebbero rimasti senza lavoro. Prende così parte con ruoli minori in altre
pellicole affiancando Renato Pozzetto, Lino Banfi e Alberto Sordi.
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